Trattoria Mirta a Milano, recensione: elogio del no concept

La nostra recensione di Trattoria Mirta a Milano, cucina tipica italiana che brilla senza forzature e rivisitazioni. Menu, prezzi, piatti provati, opinioni.

Trattoria Mirta a Milano, recensione: elogio del no concept

Nell’era dei concept e della ricerca ossessiva di innovazione e idee inesplorate, Trattoria Mirta, a Milano, prende educatamente le distanze, proponendo una cucina incentrata sull’ingrediente e scevra da fronzoli e sofisticazioni. La nostra recensione

Location appartata, in quel cono d’ombra che separa gli hipster di NoLo dalla parte vivace di Lambrate. Ambiente e atmosfera curati e accoglienti ma da trattoria qualsiasi, anonimamente gradevole. Qualche richiamo gentile qua e là alla Milano più bella: le foto dei tram, un ritratto stilizzato di Alda Merini.

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Questa trattoria dalle sembianze rassicuranti non può definirsi tradizionale e casereccia nel senso comune del termine, in quanto – come vedremo – la cucina si fregia di una certa ambizione e creatività, per quanto espresse sottovoce. Ma non è neanche una trattoria contemporanea, o almeno non come vanno oggi di moda a Milano, dove nulla più prende forma senza che ci sia un concept sotteso. Ben studiato, sebbene spesso sotto convincenti sembianze di spontaneità. Sempre oculato e pianificato, senza che questo necessariamente implichi minore interesse o qualità.

Dietro Mirta non c’è nessun concept. Volendo spingere un po’ l’interpretazione si potrebbe parlare di cucina italiana settentrionale, almeno per quanto riguarda l’orientamento e il richiamo delle ricette e preparazioni. Ma poi molti degli ingredienti e prodotti di specialità vengono da tutto il paese. Non si cerca di strafare, di impressionare, di far parlare di sé; anche se poi questo è esattamente cio’ che succede in conseguenza diretta del non tentare di farlo.

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Mirta è una trattoria-mosaico. È come se la cucina fosse legata con entusiasmo saldo e passione al proprio territorio, solo che i territori rappresentati sono molteplici. Coma una trattoria multi-local, con le eccellenze e le specialità di tanti piccoli luoghi d’Italia. Il menu è un collage di ispirazioni e prodotti territoriali ognuno dei quali troveresti nella classica osteria di piccolo paese, in piazza a fianco alla chiesa. E’ un’antologia, una selezione local-nazionale. Mirta e’ un insieme di drappi di trattorie di paese cuciti insieme.

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Il tutto è alimentato e potenziato dall’alleanza con Slow Food (sugellata dalle materie prime presidiate e, di rimando, dai premi assegnati dalle guide chiocciolate), che suggerisce alla cucina una carrellata variegata di prodotti nazionali di specialità, che di solito raramente sconfinano fuori dal proprio territorio. Ma in fondo, la tutela della diversità culturale e gastronomica italiana passa anche attraverso la diffusione nei ristoranti di questi prodotti di alta qualità altrimenti marginalizzati.

Nell’era (e nella città) dei concept, il tentativo studiato si annida spesso anche dove è meno evidente. C’è chi si arrovella a trovare nelle pieghe della tradizione qualcosa di ancora non detto, di inespresso, qualcosa di non sufficientemente ancora esplorato, oppure dimenticato, e per questo l’appiglio perfetto per rendersi innovatori e imprenditori di successo. E allora la convivialità italiana in variante tapas da condividere, il ritorno ai tagli poveri, il riutilizzo degli scarti, e così via. Da Mirta hai invece la sensazione che l’ancoraggio alla cucina e ai prodotti italiani emerga naturale, senza l’affanno di dover dire qualcosa di fresco e nuovo. E’ la cucina italiana presa tale e quale, poco filosofeggiare e molta concretezza. Toh, addirittura il menu è diviso in antipasti, primi e secondi. A Milano nel 2020? Ma questi in che mondo vivono?

Il menu, i prezzi, i piatti

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Forse il difetto, il limite, è l’altro lato della medaglia dei propri stessi pregi. Grazie a una tavolata numerosa, ho assaggiato molti piatti di grande fattura, che però solo in due occasioni hanno toccato vette altissime, pur nella loro dimensione rustica e casereccia. Le lumache in umido fuori menu e il salamino cotto caldo su insalata russa (12 euro).

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La pasta, così come il pane e i dolci, è fatta in casa, e si sente chiaro negli gnocchi di ricotta di bufala al pomodoro canestrino di Lucca (13 euro), e negli strozzapreti al sugo di guanciale di maiale nero dei Nebrodi (14 euro), una razza autoctona siciliana.

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I miei altri assaggi sono tutti puntellati delle più disparate e variegate specialità iper-locali italiane, come le crespelle di grano saraceno ripiene di trevisana e Asiago (14 euro), la torta calda di farina integrale, carciofi e provola (11 euro), la mozzarella di bufala in carrozza con alacce di Lampedusa (una varietà di alici – 13 euro), i carciofi con fonduta di pecorino del Monte Poro (16 euro). Tra i secondi, promozione piena alla faraona ripiena con polenta di mais Biancoperla (18 euro) e punta di petto di vitello alla brace con purè (18 euro).

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Due rossi accompagnano la serata, un modesto tintilia del Molise autoctono (Lagena, cantina Angelo D’Uva – 26 euro) e un più carismatico primitivo di Manduria (Gloria, vigneti Reale – 30 euro). In carta, il baricentro dei prezzi è intorno a 20-30 euro con qualche sconfinamento verso i 40. Cucina con i piedi per terra, immaginifica il giusto, concentrata sulle eccellenze territoriali italiane, senza fronzoli, sparate, o arroganza. E senza concept.

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Informazioni

Trattoria Mirta

Indirizzo: Piazza San Materno 12 Milano
Sito web: trattoriamirta.it
Aperto pranzo e cena da lunedì a venerdì. Chiuso il week end.
Tipo di cucina: territoriale italiana, con un occhio alla creatività
Ambiente: informale e conviviale
Servizio: informale amichevole.

Voto: 4/5