TripAdvisor: non contento di aver portato al 1° posto di Londra un ristorante mai aperto, lo apre davvero

Così è nato “The Shed at Dulwich”, un ristorante esclusivo che risulta sempre al completo e in breve diventa il numero uno di Londra per TripAdvisor. Nonostante un particolare non trascurabile: non è mai esistito

TripAdvisor: non contento di aver portato al 1° posto di Londra un ristorante mai aperto, lo apre davvero

False recensioni, recensioni a pagamento, recensioni razziste. E ancora, schermaglie, vendette, minacce, multe. Sull’attendibilità di Tripadvisor è stato scritto di tutto.

Per dimostrarne la completa inaffidabilità si è provato altrettanto, con prove illustri di smascheramento come l’invenzione di un ristorante e le relative recensioni positive.

C’è tuttavia chi si è spinto oltre dimostrando che è un gioco da ragazzi entrare nella classifica dei migliori imbrogliando, ma che si può fare di più. Per esempio conquistare il primo posto in una città che non è un piccolo villaggio di pescatori nell’ovest della Scozia, bensì Londra.

L’autore dell’esperimento si chiama Oobah Butler e prima di essere un giornalista e una firma di Vice (per il quale ha condotto l’esperimento) è stato un recensore prezzolato di Tripadvisor, scrivendo finte recensioni positive in cambio di denaro.

Da ottimo conoscitore del sistema, decide di gabbarlo con un’idea semplice: trasformare casa sua, un triste capanno in un giardino altrui a Dulwich, South London, nel migliore ristorante della città. Creando un’aura di esclusività tale da far impallidire le lunghe liste d’attesa per l’Osteria Francescana di Massimo Bottura.

Dopo la registrazione (il luogo si chiama, ovviamente, “The Shed At Dulwich”, dove “shed” significa appunto “capanno”), con tanto di indirizzo e precisazione che il ristorante lavora solo su prenotazione, Butler compra un dominio (tutt’ora esistente: link) e crea un sito web.

Gli servono però un menù e le foto dei piatti.

L’esperienza accumulata in anni di recensioni lo aiuta: “I posti cool giocano sulle stranezze, quindi, per distinguermi dalla massa, mi serve un concetto scemo e abbastanza forte da essere ricordato. Per esempio: dare ai piatti i nomi delle emozioni”.

Se state per commentare, aspettate. Perché anche sulle foto, o meglio sulle foto dei piatti plausibili per un ristorante esclusivo, Butler dimostra di saperci fare. Schiuma da barba, un po’ di pittura e il gioco è fatto.

Dopo qualche giorno la buona notizia: Tripadvisor ha accettato la sua richiesta di iscrizione. “The Shed At Dulwich” parte però 18.149esimo, ha bisogno di supporto. Butler coinvolge amici e parenti e ben presto entra nei primi 10.000.

Le recensioni funzionano e lo Shed si ritrova in breve con decine di prenotazioni (mail e telefono): Butler deve gestire una massa di clienti attirati, tra l’altro, dalle lunghe liste d’attesa, sinonimo di selettività. Entra tra i primi mille mentre allo Shed arrivano richieste di lavoro, omaggi di aziende, proposte di campagne pubblicitarie.

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Il meccanismo è innescato, arriva il 30esimo posto. Poi, dopo 89.000 contatti in un giorno e richieste di prenotazioni che superano i confini del Regno Unito ecco il botto: il 1 novembre 2017, dopo solo 2 mesi online, lo Shed raggiunge il 1° posto a Londra.

Ottenuto lo scopo e fattosi beffe del sistema, Butler contatta Tripadvisor e rivela tutto. La reazione è blanda.

Dice un portavoce del gruppo: “La maggior parte dei truffatori sono interessati a manipolare le classifiche di località reali, di conseguenza noi dobbiamo distinguere tra la tentata frode di un locale vero e quella di un locale non esistente”. Tristezza. Come quando dopo un colloquio di lavoro vi dicono: le faremo sapere.

Se il seguito della storia non fosse ancora più folle dell’esperimento, Si potrebbe calare il sipario. In realtà c’è di meglio. Dato che il telefono non smette di squillare e le richieste di prenotazione continuano, Butler decide di aprire al pubblico. Il problema è trasformare il capanno in un vero ristorante.

In linea con le (finte) recensioni ricevute, decide di proporre ai malcapitati clienti quello che si aspettano:

— Il cibo del ristorante ricordava quello di casa? Bene, si serviranno piatti pronti;

— L’ambiente è rustico? Qualche gallina a scorazzare in giardino e il gioco è fatto.

Con l’aiuto di alcuni amici, tra cui un quasi cuoco, una cameriera e un dj, e dopo una spesa al supermercato che ammonta a 31 sterline, ecco il menu:

“Minestrone di verdure, Mac’n’cheese al tartufo o Lasagna di verdure. Dessert: Shed Chocolate Sundae”.

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I clienti arrivano e nonostante qualche piccolo inconveniente (la fuga di alcune galline), la serata funziona. Il cibo viene apprezzato, i selfie dei clienti ci sono, c’è pure chi chiede di poter tornare.

Il feedback, come dicono a Milano, è positivo: “eccellente”, ammette Butler “probabilmente perché non ho fatto pagare niente a nessuno (l’intera serata era gratis “perché stavamo facendo delle riprese per un programma televisivo”.

Un capanno in un giardino in testa alla classifica dei migliori ristoranti di Londra per un paio di settimane: solo uno scherzo da parte di un burlone o sarebbe il caso di riflettere su come scegliamo i ristoranti, cosa significa gestire un locale e sulla nostra capacità di distinguere ciò che è buon cibo da ciò che non lo è?

[Crediti: Vice.com]