7 mercati italiani 2.0 dove mangiare e fare la spesa

Carrellata dei mercati italiani 2.0, la nuova istigazione alla spesa, bio, dop, in luoghi coperti ristrutturati e recuperati. Ecco i 7 nuovi mercati cittadini italiani da non perdere

7 mercati italiani 2.0 dove mangiare e fare la spesa

Se dico (1) Grande Distribuzione gourmet, (2) gastronomia da passeggio e (3) contesto disagiato tutto da ripensare voi rispondete Eataly Roma a Ostiense, vero? Avete ragione, è così.

Invece se dico (1) piccoli produttori, (2) presidi Slow Food, (3) km. zero e (4) tutto ciò che mette a posto la nostra coscienza di mangiatori golosi voi rispondete Mercati della terra, giusto? Molto bene, siete preparati. Ora pensate all’anello mancante tra Eataly da una parte e i Mercati della terra dall’altra. Benvenuti! Siete appena entrati in uno dei mercati 2.0 che da qualche tempo stanno popolando le città italiane.

Nuove corti del gusto nate dal recupero urbanistico e infarcite di street food dove mangiare pietanze cucinate dalle botteghe secondo ricette della tradizione locale, o dove fare la spesa tra Dop, bio, chef, pizze griffate, centrifugati di carote, tortellini da passeggio e dispencer per il vino. Eccovi una breve carrellata dei nuovi mercati coperti italiani, non fateci mancare altri suggerimenti se ve ne vengono in mente. Dato che ci chiamiamo Dissapore iniziamo da chi non ce l’ha fatta.

7. Mercato Metropolitano, Milano

MM

L’acidità del lievito madre, il salato non troppo invadente di una pizza gourmet con stracciatella, la dolcezza dei cookie e l’amaro dell’espresso di Taglio Milano (locale impagabile, aperto dalla colazione all’ultimo bicchiere). Erbe aromatiche tra gli espositori, quanto basta.

Gli ingredienti c’erano tutti, per il successo del Mercato Metropolitano di Porta Genova. Aggiungeteci che aprì con Expo 2015 , in un vecchio deposito delle Ferrovie: una combinazione tra affluenza iniziale e buona reputazione per aver rivalutato un’area dei Navigli che poteva solo finire bene. E invece no. Si sono spente le luci dell’Albero della vita e, scusate la triste metafora, anche MM non ce l’ha fatta. Debiti accumulati e pignoramenti a catinelle. E’ di aprile la notizia della chiusura per debiti o se preferite del flop. I prezzi non erano per tutti, nonostante il loro slogan fosse proprio “non un lusso”. Ora tifiamo per la versione torinese: altra gestione, con un’ambientazione più gradevole e il passaggio assicurato non solo per qualche mese. Vedrete dopo.

IN BREVE: dispersivo, più caro delle aspettative.
Voto: 5,5, per il buon ricordo di qualche serata.

6. San Lorenzo Mercato, Palermo

mercato san lorenzo, palermo

Il nuovo polo commerciale palermitano si fa portatore di un testimone importante. Risolvere il problema della distribuzione dei cibi siciliani e superare la scarsa integrazione tra produttori che ha sempre caratterizzato l’isola. Lo dichiarava in un’intervista a Panorama Dario Mirri, l’imprenditore che si è preso la briga di aprire in un’antica agrumaia degli anni’40 il nuovo mercato di Palermo.

San Lorenzo, così chiamato perché si trova al civico 288 dell’omonima via, è aperto da appena due mesi tutti i giorni dalle 10 alle 23. 250 produttori in 1.500 metri quadrati di superficie e altri 1.200 di area esterna per far conoscere, degustare e vendere le eccellenze sicule, con molta attenzione alle DOP autoctone, al biologico, all’ecosostenibilità.

Poi nove “botteghe del gusto” (anche qui si mangia direttamente tra gli espositori), eventi culturali e un fitta agenda dedicata ai bambini. “Laboratori didattici, visite scolastiche, giochi ed esperienze formative per veicolare i valori della corretta alimentazione e del mangiare consapevole”, come ha spiegato Mirri alla stampa locale. Sarà che è appena aperto ma per ora è essenzialmente un bel luogo senz’anima, ci sono i prodotti ma mancano i produttori, ci sono le botteghe ma mancano i bottegai. Comunque, ci torneremo su a breve.

IN BREVE: Coraggio e buona qualità ma missione (per ora) incompiuta.
Voto 6,5.

5. Mercato di Mezzo, Bologna

Mercato di mezzo, Bologna

Un altro caso di struttura fatiscente divenuta chiccoso mercato coperto con proposte gourmet. Tipo la caffetteria – pasticceria – bar di Gino Fabbri (tanto apre alle 9, la colazione è quasi doverosa), la pizzeria di Eataly, che occupa tutto il primo piano, le birre Baladin nel seminterrato. I chioschi sono deliziosi: la scelta è tanta, soprattutto sul pesce.

Oscar Farinetti non è stato l’unico a credere nel progetto; Coop Adriatica ha speso 800 mila euro per la ristrutturazione del Mercato di Mezzo. Considerando i prezzi di Bologna, un cocktail qui (che più in centro non si può) costa nulla: 5 euro ed è assolutamente “a modo”.

IN BREVE: Un chiaro invito al ritorno alla spesa in centro.
Voto: 7.

4. Mercato del Suffragio, Milano

Mercato Milano

Il posto ricorda un McDonald’s di ultima generazione, uno di quelli dei prefabbricati sull’imbocco della tangenziale, frequentati da camionisti e patentati da un giorno. Perdoniamoli, era un edificio comunale dismesso, aggiustato come si può con design e colore. E tutt’altro che fuori porta, si trova a pochi passi da piazza delle Cinque Giornate.

L’idea è del panificatore artigianale Davide Longoni, al secondo posto nella classifica di Dissapore dei migliori panifici artigianali italiani, questo spiega l’ampio ventaglio di impasti proposti e il ruolo da protagonista della pizza, bella e buona, la cui notorietà fa passare in secondo piano ortogastronomia, crudité di pesce e vini naturali.

Tante proposte vegetariane, bella la vetrina prodotti in vendita. Segnaliamo il croissant con gelato, versione alternativa della sicula brioche.

IN BREVE: Parecchie chicche.
Voto: 7,5.

3. Mercato Metropolitano, Torino

mercato metropolitano torino

La nuova stazione di Porta Susa è bella. Mentre aspetti la coincidenza hai tempo di ammirarla. Dal soffitto vetrato vedi il sole alzarsi nel cielo, riflettere sull’acciaio nuovo di zecca e ti chiedi: “E adesso cosa faccio?”

A pochissimi passi da lì, manna dal cielo per pendolari annoiati (orario 7.30, 22.30), il Mercato Metropolitano di Torino occupa la struttura ottocentesca che fu fermata dei treni.

Da dicembre dell’anno scorso e per un’idea dell’imprenditore Andrea Rasca (ideatore del format MM, che come vi abbiamo raccontato non ha nulla a che fare col fallimento di Milano) botteghe artigianali, street food e gastroeventi danno il benvenuto come si deve a chi arriva a Torino, via rotaie o no.

Da non perdere l’Enoteca Palazzo Mentone con i wine dispencer: ventiquattro vini da Nord a Sud italia, belle bottiglie sempre diverse da auto-somministrarsi in tre dosi possibili: “degusto”, “di più perché non ho capito” e “tanto poi guida Trenitalia”. Una formula che aveva ingranato bene dal cugino MM di Porta Genova, Milano. Speriamo che a Torino porti più fortuna.

IN BREVE: tante DOP, valida “carta vini”, in un’area di Torino un po’ sfigata
Voto: 8

2. Nuovo Mercato Testaccio, Roma

mercato testaccio, roma

Frutta secca, abiti appesi e piramidi di ortaggi. Qui il mercato è proprio quello a cui vi hanno abituati da piccoli.ì Unite una moderna struttura architettonica, progettata dall’architetto Marco Rietti nel cuore della Città eterna, e avrete 5.000 metri quadri di contrasto avvincente tra nostalgia e modernità che merita la visita.

Ci trovate de tutto, dalle coppiette di maiale alle calzature, dalla pasta fresca stesa a mano all’acciuga sotto sale. Il nuovo approccio, rispetto alle classiche bancarelle, sta nella presenza di Cristina Bowerman, chef stellata di Glass e Romeo, con Cups-Testaccio Market, dove le Cups sono coppette riempite di tortellini, zuppe, insalate e baccalà.

E ancora il gluten free di In cibo Veritas, la presenza di presidi Slow Food come il Latte nobile dell’Appennino campano (da Scaramurè) e lo street food, ben rappresentato da Sergio Esposito e dal suo panino con l’allesso, ovvero il bollito di scottona (bovino femmina che non ha mai partorito).

IN BREVE: proposte coerenti con lo stile romano, ristrutturazione riuscita.
Voto: 8,5.

1. Mercato Centrale, Firenze

Mercato centrale Firenze

La struttura da Esposizione Universale di metà ottocento è di Giuseppe Mengoni. Quello di Galleria Vittorio Emanuele a Milano. L’idea di riprenderla in mano, dopo tanti anni di inutilizzo, è dell’imprenditore della ristorazione Umberto Montano.

Così nel 2014 il mercato coperto di San Lorenzo ha ripreso vita con una formula non senza pretese. Dalle 10 di mattina fino a mezzanotte si compra, si beve, si impara a cucinare, si legge. E si mangia naturalmente. I ristorantini sono tanti, e tutti i piatti proposti vengono cucinati esclusivamente con materie prime vendute in loco. Quindi uno torna a casa con uno stomaco di bovino nel sacchetto e prova a replicare il celebre lampredotto di Lorenzo Nigro, tra i cuochi del Mercato Centrale. Perché no.

All’inizio il panettiere David Bedu tagliava la pagnotta di San Lorenzo (con lievito ricavato dalla “madre” del vin santo”), Franco Parola affinatore di Saluzzo proponeva una piccola scelta di tome d’alpeggio e di pecorini toscani.

Un pescivendolo di Montecatini calava sul banco una deliziosa tartare di sugarello, il campione del mondo di pasticceria Cristian Beduschi invitava all’assaggio dello squisito gelato alla Torta Setteveli. Non poteva che essere un successo.

IN BREVE: Tipico. Bello.  A tratti entusismante. Super recupero urbanistico.
Voto: 9,5