Torino: Borgiattino, re dei formaggi, chiude dopo 90 anni

Chiude a Torino un'istituzione cittadina come Borgiattino, da 90 anni il re dei formaggi. La chiusura è prevista il 18 giugno

Torino: Borgiattino, re dei formaggi, chiude dopo 90 anni

“Sono stanco, sono più di cinquant’anni che sto dietro il bancone e non ce la faccio più”.

Così passa la gloria del mondo.

Con queste poche, essenziali parole, in puro stile sabaudo, finisce Borgiattino, “IL” negozio di formaggi a Torino, meta di innumerevoli e ghiotti pellegrinaggi alla ricerca di autentiche tome d’alpeggio o di Raschera proveniente senza tema di smentita dall’omonima località.

Borgiattino chiuderà, per sempre, il 18 giugno.

A 71 anni suonati, Carlo, lo storico titolare della bella bottega in Via Cernaia, avverte tutta la fatica e la stanchezza del portare avanti un’attività comunque impegnativa, che prevede spostamenti continui alla ricerca di specialità dal cuneese, al biellese alla Val Chisone .

Non esattamente un’attività riposante, ma che ha portato la rivendita di formaggi aperta nel 1927 dai tre fratelli Borgiattino e condotta da cinquant’anni ormai dall’erede Carlo, a essere un punto di riferimento sicuro per tutti i torinesi buongustai che sapevano di poter trovare prodotti sicuri, testati e garantiti dal fiuto dello stesso Borgiattino.

Come il prezioso Bettelmatt della Val d’Ossola, le vere Robiole di Roccaverano,  ma non nei mesi invernali, per rispettare il periodo di riproduzione delle capre, il Plaisentif, la toma alle viole della Val Chisone, ma solo a partire dalla terza settimana di settembre, e la Fontina d’Aosta d’alpeggio, con il numero di casello inferiore al 500.

Borgiattino, Torino, 1970

Un luogo nel cuore dei torinesi, frequentato da moltissimi affezionati così come da  personalità di  rilievo quali l’avvocato Gianni Agnelli e suo fratello Umberto Agnelli.

Una clientela che non ha mai tradito,  nel corso degli anni, e infatti non sono certo i cali delle vendite a decretare oggi la chiusura dell’esercizio.

Continua infatti  il titolare: “Non è per la crisi, le vendite sono sempre quelle. Forse i giovani hanno stipendi più bassi e guardano più alle offerte e al risparmio, ma chi è appassionato di formaggi buoni continua a venire da noi. Qui da noi si dice avere il magone. Ecco, a me viene a pensare che non ci sarà più la bottega, ma non ho trovato nessuno che potesse prendere il mio posto”.

Stanchezza. Amore per il proprio lavoro. La volontà di non voler lasciare la bottega ad acquirenti che “non mi hanno convinto”, e che magari non avrebbero avuto verso i clienti la stessa cura e dedizione del nostro. In poche parole, correttezza. Un termine – e soprattutto un concetto – ormai desueto, dimenticato, ma che per qualcuno è ancora importante.

Ciao, Borgiattino. Anche noi abbiamo il magone.

Per questo ti auguriamo di trovare, e presto, il giusto acquirente, così da poter gustare ancora i tuoi strepitosi formaggi.

[Crediti | Link: Repubblica Torino]