Per chi non ne più degli chef in tivù: Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia

"Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Italia" è la nuova serie per chi non ne può più degli chef in tivù

Per chi non ne più degli chef in tivù: Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia

Dell’invadenza mediatica dei cuochi, dei programmi di cucina che ingrassano i palinsesti, delle sfide all’ultimo canale (digerente), ben riassunte ieri da Repubblica, non ne potete davvero più.

MasterChef

Non vi ritrovate del tutto in MasterChef Italia, anche se da gennaio una sbirciata all’ottava stagione la darete. Se non altro per scoprire com’è Giorgio Locatelli, la nuova entrata. Sarà lo chef italiano al centro di un piccolo impero di ristoranti a Londra, a prendere il posto di Antonia Klugmann accanto a Antonino Cannavacciulo, Bruno Barbieri e Joe Bastianich.

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Invece l’antipasto natalizio di MasterChef All Stars Italia: sfida tra sedici concorrenti storici del talent culinario, lo perderete senza rimpianti.

Hell’s Kitchen

Non siete più tra gli inconsolabili di Cracco. Magari stasera uno sguardo all’inizio della quinta stagione di Hell’s Kitchen Italia lo butterete. Ma tanto lo sapete che il ruolo del giudice perennemente incazzato in stile Gordon Ramsay, protagonista del programma nel mondo, non piace più neanche allo stesso Cracco.

The final table

Vi infastidisce meno pensare a Cracco dal 20 novembre su Netflix con The Final Table. Nel programma, 12 squadre guidate da uno chef, cucineranno i piatti nazionali di Brasile, Inghilterra, Francia, India, Giappone, Messico, Spagna, Stati Uniti e Italia.

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Ogni episodio si concentrerà su un paese diverso, con celebrità e critici gastronomici nel ruolo di giudici. Sappiamo che tra gli italiani ci saranno Alessandro Del Piero (neo-proprietario di un ristorante a Los Angeles), Eleonora Cozzella e Andrea Petrini.

Chef’s Table

Poche storie: alcuni episodi sono stati memorabili. Dal 2015, la serie di Netflix che scava nella vita e nei piatti degli chef più visionari, scritta e girata con classe dal giovane regista David Gelb, ci ha regalato diverse perle.

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Chiaro che a noi italiani sia piaciuto guardare soprattutto Massimo Bottura e il pasticciere siciliano Corrado Assenza, ma lo stile è lo stesso delle migliori produzioni di Netflix. Con un effetto sorpresa che alla sesta stagione, la prossima (presente Dario Cecchini, il macellaio che declama Dante all’Officina della Bistecca di Panzano in Chianti), si sarà ormai attenuato. Un po’ come succede con le serie lunghe alla “House of Card”.

Il ristorante degli chef

Al momento, se non vi considerate corpi estranei all’esordio di un talent culinario su RaiDue, è solo per la presenza di Isabella Potì, pasticciera del ristorante Bros di Lecce, dal fascino magnetico e seducente.

Perché sulla carta, Il ristorante degli chef, in onda dal 20 novembre con ottanta aspiranti cuochi giudicati dagli chef stellati Andrea Berton, Philippe Léveillé e, appunto, da Isabella Potì, sembra l’ennesima copia-carbone di MasterChef.

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Camionisti in trattoria

Insomma, un buon programma di cucina è un fenomeno che si verifica più raramente del doppio arcobaleno. Anche la gagliarda tv di Chef Rubio sembra aver smarrito lo smalto di un tempo.

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È molto probabile che la vostra attenzione per la nuova stagione di Camionisti in trattoria su dMax, dove il cuoco/rugbista romano cerca locali autentici, porzioni generose e prezzi contenuti, continui a scendere. Sono uomini e donne che hanno scelto il tir come compagno di strada, o è il ventre molle del Paese?

4 ristoranti

Al programma di Alessandro Borghese neanche voialtri che vedete i cuochi in tivù come l’oppio per i popoli con l’hobby della gola, siete rimasti indifferenti.

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Il successo delle vicende di quattro ristoratori della stessa zona che si sfidano per vincere nella loro categoria è andato oltre le aspettative, ma ora i limiti di un programma trasmesso all’infinito e copiato in tutte le salse sono evidenti. Dopo la sigla sappiamo già come va a finire.

Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia

Se dopo tutto questo sgomitare di cuochi in tivù, sognate il meraviglioso coraggio di dare alle fiamme i grembiuli e le tovaglie –idealmente, si capisce– non perdete la speranza.

Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia è l’adattamento per il piccolo schermo di Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino, insolito e divertente romanzo giallo scritto da Luca Iaccarino, critico gastronomico la cui brillante penna non sarà sfuggita ai lettori di Dissapore.

Guarda caso, è proprio un critico gastronomico a essere coinvolto nelle indagini del commissario Santamaria per capire chi sta uccidendo i più grandi cuochi della città.

Dopo l’interesse dei produttori Alessandro Micheli e Francesco Catarinolo, la storia dovrebbe passare da locale a nazionale, quindi, a essere ammazzati nei loro ristoranti saranno i cuochi di tutta la penisola.

Per ora sappiamo che a comparire nella serie –vivi e cadaveri– saranno Moreno Cedroni de La Madonnina del Pescatore di Senigallia, Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa Ibla, Cristiano Tomei de L’Imbuto di Lucca, oltre ai piemontesi Davide Scabin del Combal.Zero di Rivoli, Matteo Baronetto di Del Cambio a Torino.

Una dichiarazione di Iaccarino a Repubblica dovrebbe farvi capire che, nonostante i programmi di cucina in tv siano un rito a cui sfuggite sempre più spesso, Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia è un’idea così scapestrata che potrebbe piacervi. Ci torneremo su.

“Quello che ci ha colpito è che non solo gli chef a cui abbiamo chiesto il permesso di farli morire prima sul romanzo poi nella serie non se la sono presa affatto –racconta Iaccarino– ma al contrario è infastidito chi non viene ammazzato perché se “qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia” se non vieni ucciso significa che non sei uno dei più grandi”.

[Crediti | Repubblica]