Cucinare Stanca: il “manuale pratico per incapacy” di cui evidentemente c’era bisogno

È uscito il libro di Cucinare Stanca, manuale pratico per inabili ai fornelli della nota instagrammer Sofia Fabiani. Ecco com'è e quanto, realmente, parli di cucina.

Cucinare Stanca: il “manuale pratico per incapacy” di cui evidentemente c’era bisogno

Chi è Sofia Fabiani? Sono rimasti in pochi a non saperlo. O meglio, forse non conoscono Sofia Fabiani, ma hanno sentito parlare, almeno una volta, di Cucinare Stanca (lo si legga con la chiocchiola davanti). Hanno visto transitare la foto di un piatto di gnocchi spappolati e una cacio e pepe rinsecchita. Non è lei l’autrice, ma qualcuno dei suoi oltre 100k follower a condividere il risultato di una ricetta fatta male. Senza peli sulla lingua, ma con quel sarcasmo amaro, quell’ironia appuntita che solo una certa romanità può esprimere, Sofia commenta i risultati ingloriosi in modo lapidario. Sembra assurdo, ma questo piace.

È proprio questo il tratto più riconoscibile di questa food writer, content creator e anche influencer: un lavoro non facile da etichettare per diverse ragioni. La prima è il tempo: Sofia ha aperto il suo profilo con il nome di @cucinare_stanca e nel giro di un anno, anche meno, ha creato un pubblico attento e numerosissimo da zero. La seconda è il contenuto: perché le ricette ci sono, ma sono poche, centellinate, dissacrate. Il terzo è la forma: perché il linguaggio è spiccio, senza idolatrie, sbrodolamenti, estasi.

Cucinare Stanca Libro

Ci incontriamo a casa sua per parlare del suo libro. Mentre i gatti si rincorrono per casa noto che non c’è un vero tavolo da pranzo. “Quindi tu non sei una di quelle che ha cominciato a scrivere ricette perché invitava gli amici a cena?”. Di risposta mi sento dire: “L’ho fatto apposta a non mettere il tavolo. Come vedi al bancone ci sono tre posti da un lato e uno dall’altro, che è per me che faccio la signora. Massimo 4 persone”.

Il libro è rosa, non proprio come Sofia, ma acido, abbastanza come il suo registro. 222 pagine scritte fitte, con grafiche, foto, quiz, consigli, ma soprattutto storie e riflessioni di chi “impasta attivismo e biscotti con identico vigore” come scrive Sara Porro nella sua introduzione. Tirando un sospiro di sollievo sembra che @cucinare_stanca e la sua epica siano arrivati proprio al momento in cui muore l’idea del cuoco come rockstar. E questo libro, la storia della melanzana a pag.155, l’idea che lavorare in pasticceria ti “rende uno zombie e che nei giorni in cui sei libero tu non è mai libero nessuno” è il colpo di grazia.

Cucinare Stanca Libro

Di cosa parla questo libro?

“È uno sproloquio di cucina e di argomenti che piacciono a me. Fondamentalmente la cucina è una scusa per parlare d’altro. E infatti ci sono solo 19 ricette”

In che senso 19 ricette?

“Ci sono libri di cucina con 150 ricette, fai un po’ te”

 Oltre a queste ricette, c’è molto altro. Tu parli di politica, parità di genere, omosessualità. E questo è un po’ strano per questo mondo.

Sono temi che mi interessano. Ho usato indirettamente il fatto che ci fossero tante persone a seguirmi per affrontarli. Ma sempre agganciando qualcosa che riguardava la cucina. Io non voglio una pagina settoriale: sia perché non saprei farla sia perché i social sono già saturi di cibo. Si fa guardare, piace a tutti, ma le persone sono stufe”

Vedo che però hai libri di cucina in casa.

“Alcuni me li hanno regalati, altri li ho comprati”

Ma le ricette dei libri le rifai?

“Neanche una. Però prendo ispirazione

Mentre le tue sono ricette che si possono fare?

“Queste sono ricette che pure una persona che è stata appena tirata fuori da un bunker può fare. È un libro intero strutturato proprio sull’incapacità, dà degli strumenti per sopravvivere, vi spiego pure quando vi dovete fermare, quando state vivendo il tracollo della vita”

 Le ricette che sono in questo libro sono inedite? C’erano già sul tuo profilo?

 “Manco una. E sì, scrivere le ricette, pensarle e bilanciarle è difficilissimo. Vanno provate, soprattutto nel salato, dove andavo sempre ad occhio. In pasticceria no, mai nella vita. Sicuramente è più pesante lavorare in miniera, ma comunque ci vuole tempo

Cucinare Stanca Libro

Spesso le persone che fanno il tuo stesso mestiere avevano una nonna o una mamma in cucina che ha insegnato loro le ricette di famiglia. E tu?

“Io no. E secondo me questa è tutta una narrazione finta, lo dico anche nel libro. Non è possibile che il minimo comun denominatore sia questa infanzia alla vaniglia, con la nonna in soffitta che tramanda il ricettario scritto a mano. Ma fatemele vedere ‘ste nonne”

 E tu invece, dove hai imparato?

 “Sempre in casa, ma da sola. Mia madre era tunisina quindi cucinava parecchi piatti arabi. Mia nonna era pugliese, poi mia zia: qualcosa facevano ma non posso dire che mi abbiano insegnato. È stato interesse e sopravvivenza, visto che ho cominciato a vivere da sola molto presto”

 È per questo che, come racconti su Instagram, ti piace il cibo industriale? Mi ricordo le tue stories sui sofficini.

 “Certo cara, mi hanno campato una vita. Risolvono e non sono peggiori di quello che cucinano tante altre persone, credimi. Chi non sa cucinare per niente cucina molto peggio dell’industria”

Cucinare Stanca Libro

 Però posso dire che sei una food blogger?

 “Ma certo che no. Nemmeno ce l’ho il blog”

 E non hai mai pensato di aprirlo? Mi pare di capire che scrivere ti piaccia parecchio!

“Beh, io ce l’avevo un blog nel 2009. Ma non ti dirò mai come si chiamava. Parlavo anche un po’ di cucina, scrivevo cose gravissime e commentavo tutto, anche film in modo assurdo. Come tutte le cose mie, è durato un anno. Poi ciao”

Quindi dal 2009 a Ottobre 2020, anno in cui apri il profilo di Cucinare Stanca che è successo? Cos’eri su Instagram?

 “Sofia, con nome e cognome. Profilo mio, però chiuso. Lì durante il primo lockdown facevo le cose che faccio ora su @cucinare_stanca. Tra i miei amici c’erano quelli che si divertivano e quelli che mi detestavano perché postavo troppo. E allora ho aperto un altro profilo”

 Una volta una tua follower ti ha chiesto che vuol dire “Cucinare Stanca” e tu non le hai risposto.

 “Ma è semplice: cucinare è stancante, cucinare mi stanca. Non che cucino da stanca. Ovvero che non è tutto rose e fiori, come fanno vedere quelle food blogger amiche tue”

 Nel giro di meno di un anno questo profilo esplode, tanto che io adesso ho il tuo libro fra le mani. Suonerà banale ma, te lo saresti mai aspettato?

 “Ma mai nella vita. A parte che non ho capacità di proiettarmi nel futuro, tutti i giorni ringrazio di essere viva. Anche quando me l’hanno proposto, ho detto sì con un’incoscienza totale, l’ho scritto in pochissimo tempo e in qualche momento ho avuto anche paura di non portarlo a termine”

 Quando c’è stato l’Instagram Down tu che hai fatto?

 “Ma niente, me ne sono accorta molto dopo perché stavo guardando Squid Game

 E se domani Instagram sparisce, con tutti i tuoi 100k follower, tu che fai?

 “Vado in ufficio. Poi mi apro una cosa che dipende solo da me”

Cucinare Stanca Libro

 Hai studiato e lavorato 4 anni in pasticceria. Perché proprio in pasticceria?

 “Perché da fuori sembra un mondo stupendo, fatto di artisti. Purtroppo e per fortuna è un lavoro come un altro. Ma mi ci è voluto poco per capirlo. Lavori, fai le stesse cose tutti i giorni. Io facevo i cornetti, pensa te. Ero stata vittima del mio immaginario: era un problema mio e di questa narrazione diffusa, fornita dai media e dai talent show”

 E la fase cake design l’hai passata?

 “Mai, grazie Signore per questo. Un conto è la carota stilizzata sulla carrot cake, un conto è la torta a tre piani con Madre Teresa che tiene la mano a Padre Pio o Lilo e Stich. Non ce la faccio, che spreco”

A proposito di talent show, mai fatto un provino?

 “No. Però da Masterchef mi hanno chiamato due volte. Circa due anni fa con una mia amica abbiamo riempito il form a caso. Durante la telefonata mi hanno anche detto “Sai, sembri una persona perbene”. Un’altra volta, sempre da concorrente, quando avevo già @cucinare_stanca. Ho detto no”

 E perché?

 “Per vari motivi. Prima di tutto perché io le cose che fanno a Masterchef non le saprei fare, mi stupisco come ci riescano loro. E poi perché non voglio andare a farmi trattare da incapace, sono io che tratto gli altri così”

Cucinare Stanca Libro

 Hai mai pensato di aprire un ristorante?

 “Manco pagata. A me piacciono troppe cose, non voglio passare la vita mia in un solo posto. Al massimo m’è venuto in mente di aprire un laboratorio di pasticceria per fare catering o corsi. Cioè corsi… quattro persone, sia chiaro. È un pensiero che non ho del tutto abbandonato”

 Mangi spesso fuori? Frequenti ristoranti?

 “Sempre. Da una parte sono una pigra, cucino sempre per cui mi piace mangiare fuori. E su questo ho due ordini di idee: se sei dichiaratamente cafone mi piace, mi va bene l’errore, mi va bene anche la pasta secca. Se poco poco alzi l’asticella e mi deludi, lì allora impazzisco. L’immagine deve essere corrispondente a quello che fai. Poi io non mi sento di criticare, ti dirò: è sempre gente che sta lavorando, la serata storta può capitare a tutti. Anche su @cucinare_stanca non sputtano nessuno”

 Perché ho l’impressione che tutto sommato tu sia una buona?

 “Ma come no, io sono buonissima, pure troppo, tratto solo le persone come andrebbero trattate. Con un po’ di distacco e una mano tesa. Basta con queste sviolinate, non servono. Però io rispondo a tutti, ma proprio tutti. E non attacco mai sul personale”