Banane: per colpa di un vulcano forse il prossimo anno non le mangeremo

Niente banane per almeno i primi mesi del prossimo anno, dopo che l’eruzione del vulcano Sangay ha distrutto 55mila ettari di piante in Ecuador.

Banane: per colpa di un vulcano forse il prossimo anno non le mangeremo

Niente più banane per i primi mesi del prossimo anno. È ciò che potrebbe capitare per colpa del vulcano Sangay, che in Ecuador ha danneggiato tutti i bananeti.

Tra i maggiori esportatori mondiali di banane, insieme a Colombia e Filippine, vi è l’Ecuador, che fornisce circa il 30% delle banane sulle tavole di tutto il mondo. Ma ora la produzione di questo frutto delicato è seriamente a rischio. E non è colpa del Covid, ma di un evento naturale, il paese è stato messo in ginocchio dall’eruzione del vulcano Sangay.

Dopo l’eruzione avvenuta all’alba del 20 settembre, la cenere ha ricoperto tutto ciò che si trovava nelle vicinanze, danneggiando ettari di bananeti. Sono stati infatti ben 55.000 gli ettari di banane che nelle province di Guayas e Los Ríos sono attualmente ricoperti di cenere, che ha interrotto la corretta maturazione delle banane, causando così molti danni ai coltivatori.

Anche se il Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento dell’Ecuador è immediatamente intervenuto con delle linee guida per i coltivatori, finalizzate a rendere le perdite meno gravi possibile, ora i lavoratori del settore sono costretti a fare un lavoro incredibile di precisione, per cercare di salvare il raccolto. Nello specifico, il casco di banane deve essere tagliato per primo, evitando di recidere le foglie, inoltre è consigliato non lavare il giorno stesso il raccolto.

Come ha dichiarato Alessandro Dal Bello, vice presidente di Dal Bello-Sife, azienda attiva nel commercio di prodotti ortofrutticoli tra cui anche frutta esotica: “La cenere proveniente dall’eruzione del vulcano provocherà una perdita settimanale stimata di circa 1,5 milioni di cartoni di banane, per un periodo che potrebbe prolungarsi fino a sei mesi. Lo stesso materiale, depositandosi sulle foglie della piante, arresta la fotosintesi, influendo in modo negativo sul corretto sviluppo del prodotto. Inoltre l’eccessivo peso sulle foglie può provocare la caduta della pianta, con una perdita conseguente del volume di produzione a lungo termine. Si può ipotizzare che il 30% della produzione delle zone colpite dal fenomeno andrà irrimediabilmente perduto. La contrazione dovuta alla minor produzione proveniente dall’Ecuador si andrà a sommare alla scarsità di reperibilità del prodotto prevista proveniente da Guatemala, Costa Rica e Colombia”.

L’Ecuador è il maggiore fornitore dell’Unione europea, Italia compresa, pertanto questa catastrofe naturale rischia seriamente di proibirci del frutto dell’amor.

 

[ Fonte: Greenme]