Bari, ristoratore contro la chiusura: “piuttosto vendo un rene per mantenermi”

Un ristoratore in un quartiere di Bari ha deciso di non rinunciare al suo sogno di mantenere il suo locale. A costo di "vendersi un rene".

Bari, ristoratore contro la chiusura: “piuttosto vendo un rene per mantenermi”

In un quartiere di Bari, a Poggiofranco, un ristoratore che ha aperto il suo locale poco prima del lockdown, ha deciso di “non accettare” la chiusura e un’ipotetica sconfitta generale. È ance disposto, pur di mantenersi, a “vendere un rene“.

Per il mio ristorante, il mio sogno, la mia attività sono disposto a vendermi un rene o tutto quello che serve per non far vincere lo Stato”, così Francesco Lalario, titolare dell’Osteria Dalì, ha deciso di dire “no” alla chiusura. È deciso a non arrendersi, anche a costo di “vendere un rene”, pur di non rinunciare al suo sogno e alla sua cucina.

Mai avrei pensato di chiudere dopo 3 giorni dall’inaugurazione”. Come altri in Italia (e non solo), anche Francesco è tra gli sfortunati che avevano deciso di aprire il proprio ristorante a pochi giorni dall’inizio del lockdown.  “Non avendo potuto fornire il fatturato del 2019 non ho potuto ottenere i ristori. Non ho neanche percepito i 600 euro destinati alle partite Iva perché l’ho aperta a fine febbraio 2020”.

Francesco ha dichiarato di non aver avuto aiuti né dalla Regione né dallo Stato. “Per poter far avverare il mio sogno ho chiesto un mutuo. Ho realizzato il locale rispettando tutte le norme e ho investito anche in una cucina di ultima generazione. Sono indietro con il pagamento dell’affitto, dei fornitori e delle bollette che nonostante siamo chiusi arrivano comunque. Ho chiesto anche informazioni sul credito di imposta, ma alla fine non mi conviene perché perderei dagli 8 ai 10mila euro. I miei dipendenti hanno preso la cassa integrazione di novembre all’inizio di febbraio”.

Stiamo sempre con la speranza del cambio di colore. Fino all’altro giorno pregavo affinché diventassimo gialli e appena saputo del passaggio mi sono attivato. Ho chiamato i fornitori che purtroppo non fanno più credito a nessuno, ma bisogna ripartire in qualche modo. A me non interessa avere i soldi dallo Stato – conclude Francesco –, non mi interessa che mi riducono i coperti al minimo, io voglio lavorare. Voglio tornare a riavere la dignità lavorativa per me stesso”.

[ Fonte: il Quotidiano italiano ]