Coronavirus a Milano: pranzo sociale contro la psicosi a Chinatown

Scatta la psicosi da Coronavirus a Milano. A Chinatown è stato organizzato un pranzo sociale di vicinanza alla comunità cinese.

Coronavirus a Milano: pranzo sociale contro la psicosi a Chinatown

A Milano vuoti i ristoranti di Chinatown a causa del Coronavirus che, secondo i cittadini, si trasmetterebbe attraverso gli alimenti. Ma in un locale del quartiere etnico è stato organizzato un pranzo proprio per neutralizzare la psicosi di questi giorni.

Hanno preso parte Confcommercio e l’assessore alle attività produttive del Comune di Milano Cristina Tajani, rassicurando e invitando la popolazione “a non lasciarsi prendere da preoccupazioni immotivate e irrazionali che penalizzano il tessuto economico di una parte della nostra città: non c’è nessun rischio nel frequentare i ristoranti cinesi e non c’è nessun rischio per i bambini che frequentano scuole in classi miste. Per ogni dubbio il consiglio è di affidarsi alle autorità e non al fai da te e ai social. In ogni caso il nostro paese ha preso provvedimenti cautelativi, è stata appena dichiarata l’emergenza sanitaria per sei mesi, i cittadini possono stare tranquilli”.

In Lombardia sono stati effettuati fino a oggi 33 controlli per escludere la presenza del virus in persone con sintomi influenzali o situazioni a rischio. Ventotto esiti sono risultati negativi, per altri 5 i test sono ancora in corso. A comunicarlo è l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, che spiega: “Le valutazioni ‘hanno un tempo rapido’. Sono test particolari disponibili solo nei centri di riferimento. L’università Statale di Milano e gli ospedali Sacco di Milano e San Matteo di Pavia sono i nostri laboratori di riferimento”. Francesco Wu, consigliere di Confcommercio e referente  per l’imprenditoria straniera, a tavola ha riferito di alcuni episodi di discriminazione avvenuti in questi giorni.

“Informare e informarsi va bene, la psicosi no – ha sentenziato Wu – se ci si informa bene si capisce che la probabilità di essere colpiti è davvero bassa, quanto quella di prendere un aereo, e in altri paesi d’Europa non c’è questa psicosi verso le attività asiatiche – e ha aggiunto – ci sono delle difficoltà oggettive, per questo chiedo alle autorità di valutare un tavolo di confronto per capire se si possa pensare a degli ammortizzatori sociali particolari per sostenere quelle imprese che stanno vivendo un momento di difficoltà”.

Stando ai dati della Camera di Commercio di Milano – Monza – Brianza e Lodi sono 10 mila le ditte con un titolare cinese attive in Lombardia su un totale di 51 mila in Italia. Il segretario di Confcommercio Marco Barbieri afferma: “Noi siamo vicini alla comunità cinese e al mondo delle imprese. Non dobbiamo creare allarmismi e psicosi. Non esistono pericoli nel frequentare ristoranti o negozi cinesi. Non dobbiamo cambiare le nostre abitudini e dobbiamo mandare messaggi positivi”.

Fonte: La Repubblica