Galliera veneta: il ristorante ripuliva il denaro dell’abbigliamento

Scoperta una maxi frode a Galliera veneta: la Guardia di Finanza ha scoperto che un ristorante serviva per ripulire il denaro di un'altra frode del settore dell'abbigliamento.

Galliera veneta: il ristorante ripuliva il denaro dell’abbigliamento

I conti non tornavano e ora a Galliera veneta, i titolari di un ristorante sono sospettati di aver usato il locale come copertura per ripulire il denaro di una ditta fraudolenta del settore dell’abbigliamento.

Dopo le indagini condotte dalle fiamme gialle del comando provinciale di Treviso, è emersa una maxi frode nel settore del confezionamento dei capi d’abbigliamento: secondo le prime ricostruzioni, sono state riscontrate numerose fatture false e bonifici ad un ristorante di cucina orientale di Galliera Veneta, nel padovano, che veniva utilizzato per ripulire denaro sporco.

Le indagini sono nate dagli sviluppi dell’operazione “Il sarto”, conclusasi nell’Ottobre 2019 con l’arresto dell’autore della frode, un cittadino cinese di 42 anni, marito della 48enne residente a Istrana ora indagata anche lei. A quanto pare il ristorante “serviva” per ripulire parte del denaro sporco realizzato nella frode precedente, che attraverso l’utilizzo di false fatture aveva già raggiunto circa sei milioni di euro. Gli approfondimenti successivi hanno permesso di accertare che ora tre indagati si sarebbero adoperati per consentire all’ideatore della frode fiscale di rientrare in possesso del denaro: oltre alla moglie del “sarto”, sono indagati anche i proprietari del ristorante, un 41enne di Galliera e una 38enne di Istrana.

L’accusa per i tre è di aver riciclato 382.000 euro. Grazie agli accertamenti bancari, all’audizione di numerosi testimoni e alla ricostruzione della contabilità delle imprese coinvolte, i finanzieri trevigiani sono riusciti a ricostruire lo schema di riciclaggio: i titolari del ristorante ricevevano i bonifici da parte di alcune imprese “cartiere” coinvolte nella frode, poi consegnavano man mano alla moglie del principale indagato dieci mila euro in contanti, provenienti dalla loro attività di ristorazione. Così i soldi venivano “ripuliti” “ripulendo” dagli illeciti fiscali.

Ai ristoratori veniva consegnata una “spesa di commissione” di circa centocinquanta euro per ogni consegna di denaro, che avveniva sistematicamente all’interno del ristorante negli orari di chiusura. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova, ha concluso le indagini preliminari nei confronti dei due ristoratori e della moglie dell’arrestato, per i quali si prospetta dunque il processo. L’indagato principale, intanto, ha già patteggiato presso il Tribunale di Treviso la pena di tre anni di reclusione per la frode fiscale.

[ Fonte: Trevisotoday ]