L’industria alimentare cresce, ma a discapito dei suoi lavoratori e lavoratrici. È il quadro poco roseo che emerge dai dati INAIL pubblicati di recente, con focus proprio sul settore agroalimentare. Dentro il calderone del food, beninteso, bolle di tutto: dalla produzione e imballaggio dei prodotti fino alla loro distribuzione. Nell’ultimo quinquennio (2020-2024) sempre più addetti del settore hanno denunciato infortuni o malattie professionali, e non stupiscono né gli ambiti più colpiti, né le tipologie di incidenti o malanni più frequenti. Prendiamo la lente di ingrandimento e diamo un’occhiata.
Il settore agroalimentare cresce a discapito della salute dei lavoratori

Le due facce della stessa medaglia si sorridono poco l’un l’altra. Una è quella che fotografa un settore in crescita – comprendente oltre 444.000 addetti e più di 51.000 imprese assicurate – capace di sopravvivere anche nei più agitati dei mari, come le (il plurale è d’uopo) pandemie.
L’altra è la faccia di un comparto la cui manodopera è esposta a rischi anch’essi in aumento; il numero di denunce di infortunio è passato da 9.422 nel 2020 a 11.281 oggi. Due gli ambiti più “sfortunati”: quello della macellazione della carne (settore in cui, ai danni fisici, si aggiungono spesso quelli psicologici, come il disturbo da stress post-traumatico) e quello della produzione di prodotti da forno.
Non è difficile intuire che la parte del corpo che se la passa peggio è la mano, che rappresenta il 36,1% dei casi di infortunio; seguono colonna vertebrale, caviglia e piede.
Anche in termini di malattie professionali il quadro peggiora negli anni, con la percentuale che sale del 30,1% dal 2023 al 2024. Sul podio dei problemi di salute lavoro-correlati nell’ambito agroalimentare si posizionano le malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, in particolare dorsopatie e disturbi dei tessuti molli.
Queste ci danno la cifra di quanto le posture scorrette e i movimenti ripetitivi possano essere alla base delle problematiche di salute in questa industria. Risalta infine un altro dato, quello dei lavoratori e lavoratrici di origine straniera, forte presenza nel settore che rappresenta il 15% dei casi totali di infortunio.
					