Quando il sangue di Cristo diventa la bevanda del sabato sera. In Kenya la Chiesa cattolica è stata costretta ad abbandonare il vino usato finora perché ormai troppo secolare. Il nettare di Bacco usato per le celebrazioni era infatti venduto non solo ai preti per usi religiosi, ma anche nei bar e in altri esercizi commerciali, sollevando il dubbio sulla sua santità. Lo scorso 4 ottobre, in occasione della Giornata nazionale della preghiera, la conferenza dei vescovi cattolici del Kenya (KCCB, Kenya Conference of Catholic Bishops) ha comunicato alle e ai fedeli che il liquido santo non sarà più lo stesso di prima.
La Chiesa kenyota cambia il vino per la messa
Capita a volte che il sacro e il profano si mescolino, e il mondo ecclesiastico non può che esserne contrariato. In Kenya il vino usato per le messe ha iniziato a essere reperibile un po’ troppo facilmente, sminuendone, di fatto, il valore religioso.
Il nettare veniva d’altronde distribuito da un produttore locale, che lo vendeva anche a bar e supermercati. Quando la Chiesa del Paese africano si è accorta che il suo divai, il vino d’altare, stava assumendo una forma fin troppo laica, ha deciso di intervenire.
Via il vecchio fornitore per lasciar spazio a un nuovo vino sudafricano importato e di proprietà esclusiva della KCCB. Il nuovo prodotto non sarà disponibile per uso commerciale, ma destinato esclusivamente alla celebrazione eucaristica.
“Il frutto della vite e del lavoro delle mani dell’uomo diventerà la nostra coppa di gioia”, si legge sull’etichetta della sacra bottiglia. L’annuncio dell’adozione del nuovo vino è stato dato durante la Giornata nazionale della preghiera, celebrata quest’anno il 4 ottobre nella città di Nakuru. Nei pub kenyoti, nel frattempo, si continua a brindare con il vecchio nettare nel bicchiere.