La campagna social degli chef israeliani contro la fame a Gaza

Una presa di posizione che trascende qualsiasi nazionalismo e nazionalità, unendo moda e cucina per alzare la voce.

La campagna social degli chef israeliani contro la fame a Gaza

Non serve essere palestinesi per schierarsi in difesa dei civili palestinesi affamati, né occorre essere chef per parlare di fame a Gaza. Lo dimostra il brand Comme il faut, marchio di moda israeliano che prende posizione con un servizio fotografico dai toni scuri che chiama in causa donne e uomini del settore food per alzare la voce a suon di immagini più che eloquenti. Gli scatti ritraggono principalmente chef dello Stato ebraico che mostrano pentole rigorosamente vuote. La campagna di comunicazione digitale, come immaginerete, non è stata accolta bene da tutti.

Chef israeliani contro la fame a Gaza

View this post on Instagram

A post shared by דר. נוף עתאמנה د. نوف عثامنة (@nofatamna)

Resistere alla fame: è la frase, breve e incisiva, riportata in arabo, inglese ed ebraico su tutti i post social pubblicati dal brand di moda israeliano Comme il faut. Il marchio non è nuovo alla presa di posizione contro la guerra, e lo aveva fatto inizialmente supportando gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas.

Quello mostrato ora potrebbe sembrare uno schieramento opposto, ma ai nostri occhi non fa altro che dimostrare che non esiste nazionalità che regga: il rifiuto della guerra non conosce confini e passaporti. Così Comme il faut prende in prestito otto personaggi del mondo gastronomico israeliano e chiede loro di metterci la faccia.

Lo chef israeliano dei record Yotam Ottolenghi si schiera in difesa di Gaza Lo chef israeliano dei record Yotam Ottolenghi si schiera in difesa di Gaza

Abiti e sfondo neri, le persone coinvolte (soprattutto cuoche e cuochi) reggono a favore di camera una pentola rigorosamente vuota. Il messaggio è chiaro. I volti sono, tra gli altri, quelli di Nof Atamna, vincitrice di Masterchef Israele (nella foto qui sopra); Avivit Priel Avichai, chef del ristorante Ouzeria a Tel Aviv; Nurit Kariv, food designer.

Le motivazioni che hanno mosso l’azienda a realizzare questo photo shooting sono chiare e analoghe alle nostre stesse riflessioni sul ruolo della comunicazione gastronomica in tempi come questi: “Abbiamo pensato a quanto sia difficile parlare di moda in questo periodo; è ancora più difficile parlare di cibo, vino e ristorazione quando c’è questa terribile fame, praticamente a un’ora di distanza da Tel Aviv”.

I commenti ai post scritti dai connazionali del brand non sono stati – lo immaginerete – tutti positivi, e non manca chi chiude gli occhi di fronte alla realtà dei fatti, affidandosi solo a una visione parziale e campanilista che non fa che guardare al proprio ombelico.