La storia della viticoltura europea è divisa in un’era pre-fillossera e un’epoca post-fillossera. Tranne per le Isole Canarie, uno dei pochi luoghi in Europa in cui il millimetrico ma catastrofico afide non ha lasciato traccia – almeno fino ad ora. Nelle ultime settimane, infatti, a Tenerife sono stati individuati casi di infezione delle viti che stanno allarmando la viticoltura insulare, mettendo a rischio il raro patrimonio prefillosseriano dell’arcipelago spagnolo. Vediamo come sta reagendo l’agricoltura locale.
Cosa succede nelle Canarie
Il parassita che nell’Ottocento ha rischiato di far scomparire la viticoltura dalla faccia dell’Europa aveva risparmiato pochissimi luoghi nel Vecchio Continente. Uno di questi erano (il passato è d’obbligo) le Canarie, probabilmente favorite dalla loro remota posizione insulare.
Nell’arcipelago non c’è traccia di portainnesti americani, che si sono invece rivelati l’unico strumento per combattere l’afide in passato, tutt’oggi intrattabile con altri mezzi. Ma nelle ultime settimane la comparsa di casi di fillossera su alcune viti a nord di Tenerife ha messo in allarme gli agricoltori, che si sono subito mobilitati per studiare le prossime mosse.
L’AVIBO, associazione di viticoltori e commercianti di vino delle Canarie, ha emesso una nota d’emergenza in cui sollecita le aziende di produzione a segnalare prontamente qualsiasi caso sospetto. Tra le altre misure da adottare, vi sono tutte quelle volte a evitare la potenziale contaminazione, attraverso la disinfezione dell’abbigliamento e degli strumenti da lavoro. La stagione di raccolta già avviata sull’isola rende la situazione ancor più delicata.
Ad aggravare ulteriormente lo scenario, poi, si aggiunge il fatto che molti vigneti di Tenerife sono abbandonati, e dunque non sottoposti a controllo. D’altronde, si sospetta che il focolaio sia nato proprio in una di queste terre di nessuno, nella Valle de Guerra, dove il primo caso è stato confermato a inizio mese.