Il più grande Paese della Penisola Arabica compie un nuovo passo dentro il mondo della gastronomia internazionale, verso il quale propende in modo sempre più evidente. Dopo l’annuncio dell’atterraggio della Guida Michelin previsto in Arabia Saudita per il 2026, la monarchia si aggiudica un posto in una competizione food di spessore: il Bocuse d’Or.
La gara, creata nel 1987 e il cui nome onora il grande chef francese Paul Bocuse, si svolge per selezioni nazionali e continentali, e per la prima volta nella storia anche l’Arabia Saudita sventola la sua bandiera dietro i fornelli. La selezione saudita del contest gastronomico è già in corso da ieri e fino a domani, e si inserisce nell’ambito di Sirha Arabia, il salone internazionale del food e dell’ospitalità giunto alla sua seconda edizione nella nazione asiatica.
L’ascesa gastronomica dell’Arabia Saudita
Per la prima volta nella storia, l’Arabia Saudita organizza la sua selezione nazionale per il Bocuse d’Or. Un team sventolante la bandiera della monarchia araba ha già indossato la toque per mostrare di che pasta è fatto.
La selezione nazionale si sta svolgendo nell’ambito di Sirha Arabia, salone del cibo giunto alla sua seconda edizione nel Paese, e storicamente tenuto a Lione, dove ha luogo anche la finale del Bocuse.
L’inserimento della nazione asiatica nel contest stupisce ben poco. L’Arabia Saudita ha da diverso tempo iniziato a calcare il palcoscenico gastronomico internazionale, attirando dalle sue parti più di un’iniziativa di rilievo: dal progetto Oasis-to-table di Alain Ducasse alla decisione di Norbert Niederkofler di portare Care’s, la sua cucina etica e sostenibile, proprio in un’area così controversa.
Le luci sfavillanti dei grattacieli in mezzo al deserto continuano ad abbagliare chef, investitori e organizzatori mondiali, tanto da vociferare di un prossimo 50 Best tenuto proprio nella monarchia assoluta. Ma queste, almeno per il momento, sono solo voci di corridoio.