Mantova, ristoratrice scrive a Giuseppe Conte: “siamo persone, non codici Ateco”

Una ristoratrice di Mantova ha deciso di scrivere a Giuseppe Conte, elencando tutti i prodotti che sarà costretta a buttare nel periodo in cui rimarrà chiusa.

Mantova, ristoratrice scrive a Giuseppe Conte: “siamo persone, non codici Ateco”

Una ristoratrice di Mantova ha deciso di scrivere una lettera al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte per chiedergli di “ridarle il lavoro e con esso la sua dignità”.

È Annarita Nardini, la titolare dell’osteria Al Gallo di via Fernelli, che ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio: nella lunga missiva, la ristoratrice ha presentato a Conte la lista della merce “che dovrò buttare”, elencando nel dettaglio tutto ciò che c’è dietro alla gestione di un ristorante. Il tentativo della titolare era quello di spiegare perché e come possa mancarle il suo lavoro, sperando di far leva alla comprensione del presidente per poter “riaprire”.

Ecco la lettera completa:

Buongiorno signor presidente, ha passato un buon Natale? Io bene, quest’anno in famiglia e non nel mio ristorante perché è chiuso. In allegato le ho messo le foto del mio locale e della merce che dovrò buttare o mangiare io… perché quando si chiude un ristorante non si abbassa la saracinesca e basta! No, ci sono un po’ di altre cose dietro la facciata di un ristorante: frigoriferi con tutti i prodotti per la linea (tutto quello che serve per il menù) frigoriferi pieni di carne, verdure e formaggi, tutta merce deperibile, che va a male se non consumata entro un determinato periodo. Poi ci sono la macchina del caffè, il frigorifero con i vini, il frigorifero con i dolci, anche quelli deperibili, e poi ci sono i freezer e le merci acquistate per il Natale e non utilizzate perché siamo chiusi. Poi ci sono i fusti del vino alla spina, deperibili pure quelli se non consumati in tempi brevi.”

“C’è tutto questo dietro la facciata di un ristorante! Non siamo un negozio di scarpe, di abbigliamento, non siamo parrucchieri (che sono sempre aperti per il bene della persona). Noi, quando riapriamo, non tiriamo solo su una saracinesca e diamo una spolverata al negozio. No, signor Presidente, noi dobbiamo acquistare la merce giorni prima, fare una linea, stare in cucina giorni interi perché tutto sia pronto in maniera impeccabile all’apertura. Puliamo le nostre sale, facciamo il ricambio d’aria, igienizziamo con attenzione e abbiamo i gel per le mani in tutto il locale. Insomma, ci atteniamo ai protocolli: i nostri tavoli sono distanziati e non consentiamo assembramenti.”

“Accogliamo i clienti con il sorriso dietro a una mascherina, ma dagli occhi si vede che sorridiamo e siamo felici di accoglierli nella “nostra casa”, perché il cliente nei nostri ristoranti si deve sentire a casa. Il delivery lo lasciamo fare alle pizzerie noi siamo per l’accoglienza! Però tutto questo ci è stato negato. Il virus esiste e fa morti, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma io ho bisogno del mio lavoro e della mia dignità. E come me tutte le persone che fanno parte di questo settore.”

“Siamo persone, non codici Ateco. Se lo ricordi signor Presidente! Un’altra cosa e poi concludo: visto che sono stati stanziati 645 milioni di euro per le categorie chiuse come la mia e lei ha detto in conferenza stampa che sarebbe arrivato il “ristoro” (io preferisco chiamarlo indennizzo) al 100% del decreto Rilancio di aprile, ci stiamo tutti chiedendo quando saranno erogati sui nostri conti… perché, oltre alle tante parole, vorremmo anche i fatti. Intanto, grazie per l’attenzione. Auguro a lei e famiglia un Buon 2021 nella speranza di un anno migliore per tutti“.

[ Fonte: la Gazzetta di Mantova ]