Contando il caso di Trani, la notizia risale al 15 gennaio, i femminicidi da inizio d’anno sono già quattro. Fra le vittime c’è l’avvocatessa romana Martina Scialdone, uccisa con un colpo d’arma da fuoco dall’ex compagno Costantino Bonaiuti nella serata di venerdì scorso a Roma, a pochi metri dal Brado, un noto ristorante al Tuscolano. I gestori ora devono rispondere a chi li accusa di aver cacciato dal locale la donna, ignorando le sue richieste di aiuto.
La coppia si era data appuntamento nel ristorante in via Amelia verso le 21, per una cena di chiarimento voluta da lui, sessantenne funzionario dell’Enav che non accettava la fine della loro relazione terminata dopo due anni. La cena, la lite, poi la richiesta di una sigaretta al gestore del locale, forse un tentativo mal interpretato d’aiuto, infine quella lunga pausa in bagno per sfuggire all’aggressività dell’ex compagno, hanno cadenzato le ultime ore di vita dell’avvocatessa uccisa con un colpo di pistola al petto.
La porta del bagno aperta da una chiave di scorta e la chiamata al 112
Il concatenarsi preciso degli eventi e il se o meno si sia fatto abbastanza per proteggere Martina Scialdone dalla furia omicida dell’ex fidanzato, sono aspetti al vaglio delle autorità che dovranno visionare le telecamere del Brado per fare chiarezza sulla dinamica dei fatti. In questa faccenda i gestori del ristorante hanno un ruolo cruciale. Christian, Manuel e Mirko, sono i tre fratelli che gestiscono il locale a Sud di Roma, molto apprezzato per la sua cucina “rurale”.
Stando ad alcuni testimoni presenti quella sera, dopo lo scoppio di un’accesa lite al tavolo, la coppia sarebbe stata allontanata dal ristorante per non arrecare disturbo ai clienti. E poi c’è quella porta del bagno dietro alla quale si era barricata l’avvocatessa, aperta dai gestori usando una copia di riserva della chiave. La stessa porta che Costantino Bonaiuti avrebbe preso a pugni urlando “Esci!”. Come riportato da Repubblica uno dei titolari, Christian, ha riportato la sua versione dei fatti. “Abbiamo domandato alla ragazza se voleva rimanere. Lei ha detto che era tutto ok, ed è uscita per andare via: non abbiamo cacciato nessuno”.
Due le chiamate al 112 partire dal Brado: una prima dello sparo per una richiesta d’intervento mentre i due litigavano. La seconda dopo le 23.30 è arrivata quando ormai era troppo tardi. Martina Scialdone dopo aver fumato un’ultima sigaretta a pochi metri dal ristorante, cadeva a terra esanime. Inutili i soccorsi di una cliente del ristorante con competenze mediche. La trentacinquenne è spirata fra le braccia del fratello a cui la donna aveva inviato un messaggio poco prima, forse dopo aver realizzato che la situazione poteva degenerare di lì a poco.
Il ristorante temporaneamente chiuso
Intanto sulla pagina Instagram del Brado è comparso un lungo post che annuncia la temporanea chiusura del ristorante. “Rimarremo chiusi per esprimere la massima sensibilità a familiari e amici della vittima – si legge – . Ci teniamo a ringraziare i nostri clienti che hanno collaborato per calmare la situazione e che hanno potuto appurare che abbiamo fatto tutto il possibile allertando le autorità sin dal primo momento. Ringraziamo in modo particolare una nostra cliente che avendo competenze mediche ha tentato immediatamente di rianimare e dare soccorso alla ragazza”.
Costantino Bonaiuti, che stando alle prime ricostruzioni, era avvezzo alle armi da fuoco, è stato rintracciato poco dopo essere fuggito dal Brado per raggiungere la sua casa di Fidene. Nella sua abitazione le forze dell’ordine hanno trovato diverse armi. La Procura di Roma ha convalidato l’arresto dell’uomo accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Il suo avvocato difensore, Fabio Taglialatela, come riportato dall’Ansa, ha affermato: “se tutti avessero fatto il loro lavoro, il loro compito di cittadini, questa ragazza sarebbe ancora viva”. Costantino Bonaiuti, prosegue l’avvocato difensore “era seguito da un centro per una forma depressiva, ma non è questa patologia che ha dato luogo all’evento perché era assolutamente controllata”.