Matteo Berrettini: ma davvero quella roba è il suo pranzo della vittoria?

Pasta in bianco e due tranci di salmone scondito schiaffati sopra (a caso) dopo il trionfo al Queen's Club di Londra: Matteo Berrettini, non possiamo credere che sia tutto qui.

Matteo Berrettini: ma davvero quella roba è il suo pranzo della vittoria?

Pasta in bianco e due tranci di salmone? Sul serio? Matteo Berrettini ma davvero è tutto qui il tuo pranzo della vittoria? Distogliendo (a fatica) lo sguardo dal quadricipite marmoreo e abbronzato che vediamo su Instagram, ci colpisce il contrasto fra cotanta grazia divina e l’umile pasto che dovrebbe coronare il tuo trionfo al Queen’s Club di Londra.

Dove sono le coppe di Champagne? E dove sono i pettorali nudi che attendono solo di essere irrorati da fiumi di Goût de Diamants? E il plateau di ostriche? Te lo sei magnato prima o dopo le pennette olio e Parmigiano? Premesso che quando si parla di te, Matteo Berrettini, non abbiamo proprio nulla da contestare, ora ci appigliamo a questo – a nostro avviso – scivolone gastronomico per autoconvincerci che tutto sommato “non sei chissaché. Sigh!”. E che potremmo anche farcene una ragione se il tuo invito a cena non dovesse mai arrivare. Sì, esatto proprio come si fa nei casi di amore non corrisposto. 

Matteo Berrettini ma davvero quella roba è il suo pranzo della vittoria_

Ora immaginiamoci per un attimo di essere il numero 11 del tennis al mondo. Assaporiamo la vittoria su Krajinovic guadagnata in due set (7-5, 6-4) e aggiungiamoci che è la seconda di fila in due anni sul campo in erba più conteso del Regno. Ma un po’ di joie de vivre almeno gastronomicamente parlando la vogliamo mettere in conto per una serata sì o no? 

Va bene la dieta del campione. Va bene il reintegro scientifico di proteine e carboidrati dopo un’ora e 33 minuti sul campo che spiana la strada a Wimbledon. Ma suvvia, un mesta porzione di pasta in bianco con due tranci di salmone sconditi schiaffati sopra a caso (manco fossero piombati dal soffitto) non tiene alta la bandiera del Made in Italy, e nemmeno giova alla tua reputazione di sex symbol. Insomma, quello assomiglia più ad uno spericolato assemblaggio da lunedì sera del single che anche oggi “farà la spesa domani” (parlo per esperienza). 

Dunque, I’m very sorry, Matteo Berrettini ma abbiamo trovato una falla nel sistema. No, non sei così perfetto come credevamo. Quel sorriso candido e quella muscolatura conturbante non saranno sufficienti per farti perdonare. Ci aspettiamo fiumi di bollicine e plateu royal la prossima volta: nulla di meno. Capito? Se proprio ci vuoi conquistare continua così sul campo, ma a tavola sappi che c’è ancora da lavorare. In caso siamo qui.