Milano, i ristoratori protestano: “rischiamo di finire in mano alla criminalità”

Anche i ristoratori di Milano hanno protestato davanti alla Prefettura per manifestare il proprio dissenso contro le nuove restrizioni imposte dall'ultimo Dpcm.

Milano, i ristoratori protestano: “rischiamo di finire in mano alla criminalità”

Anche a Milano hanno fatto sentire la loro voce i ristoratori e gestori di bar e pub in una protesta davanti alla Prefettura, lamentandosi per la chiusura alle 18.

Dopo che sono state imposte dal nuovo Dpcm nuove restrizioni a partire da oggi per tutti i ristoranti e i locali, sono state diverse in tutta Italia le forme di protesta contro questo nuovo “mini lockdown”, che secondo alcuni danneggerebbe ulteriormente il settore della ristorazione, ancora provato dal lockdown precedente. In alcuni casi sarebbe il colpo finale.

Così anche a Milano si sono dati appuntamento ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia,  per manifestare la loro rabbia contro il nuovo decreto del governo. «Il decreto è peggio del lockdown, ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, attività in mano ai criminali», ha dichiarato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano. Tra le bandiere esposte davanti al prefetto di Milano, Renato Saccone, che li ha successivamente accolti, c’erano le scritte «Servono fatti non decreti», «Falliamo noi fallite voi» e «No tasse e più aiuti concreti».

«Con questo nuovo decreto, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell’ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l’altra alle 23, altrimenti con la chiusura di tante attività potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata», chiede Zini, inoltre i ristoratori chiedono contributi «non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato».

La delegazione di ristoratori ha portato al prefetto un documento con cui la categoria chiede di «rivedere il Dpcm e l’ordinanza regionale, la riduzione proporzionata del pagamento della contribuzione del costo del lavoro, tasse e tributi locali, la lotta all’abusivismo».

Durante la protesta, è anche giunta (soltanto in reggiseno) la trans Efe Bal, con sul petto la scritta «Abbiamo fame», per rivendicare «il diritto delle prostitute ad essere sostenute dal governo come le altre categorie in questo momento di difficoltà. Io rappresento loro, le prostitute, come questi signori rappresentano baristi e ristoratori, il governo non ha speso nemmeno un soldo per noi – ha commentato Efe – È un fatto grave che per più di 80 mila prostitute nessuno abbia speso una parola, perché sono bigotti e ipocriti. Noi abbiamo un’attività e c’è chi ha famiglia e l’affitto da pagare». Ai ristoratori però “l’accoppiata” tra i due rappresentanti dei diversi settori, non è particolarmente piaciuta e sembrata inerente.

[ Fonte: Il Corriere della Sera ]