Obesità infantile: ecco come funziona l’app del servizio sanitario inglese

Lenti di Sherlock Holmes e piccole animazioni nell’app interattiva del servizio sanitario inglese per contrastare l'obesità infantile che in UK ha raggiunto livelli preoccupanti.

Le bad choices

Scuole chiuse, centri sportivi chiusi, genitori in smart working sull’orlo di una crisi di nervi: la pandemia ha contribuito all’aumento dell’obesità infantile nel Regno Unito dove a soffrirne sono 4 bimbi di 6 anni su 10. A fronte dei dati diffusi dal Dipartimento di Salute britannico (DHSC), il Servizio sanitario inglese (NHS) corre ai ripari lanciando un’app a misura di bambino (e genitore pigro) che guida alla scelta di cibi salutari. 

L’NHS Food Scanner si scarica gratuitamente nei vari app store e funziona in modo piuttosto intuitivo. Al supermercato basta sfoderare lo smartphone e scannerizzare il prodotto che si vuole mettere nel carrello per ricevere una valutazione. Passato il codice a barre sotto la lente di Sherlock Holmes (il simpatico omino dell’app indossa proprio il cappello del detective) l’etichetta del prodotto “prende vita” mostrando in modo chiaro e semplice l’eventuale eccesso di zuccheri, grassi saturi e sale dell’articolo scelto.

Al grido di “scan, swipe, swap”, ovvero “scannerizza, scorri e scambia”, NHS Food Scanner  suggerisce opzioni più salutari rispetto a quella selezionata denominate “good choices” in base alle loro caratteristiche nutrizionali. Chi opta per queste viene premiato con un piccolo video divertente che incoraggia il bambino a fare ulteriori scelte buone: cliccare il tasto “let’s celebrate” per credere. 

NHS-Food-Scanner-app

Il lancio dell’app anti obesità-infantile rientra nella campagna nazionale britannica di sensibilizzazione alle buone abitudini alimentari denominata Better Healt Campaign e sostenuta dal ministro della Salute Maggie Throup allarmata per gli effetti della pandemia sui più piccoli. 

Stando ad Alison Tedstone, nutrizionista del DHSC, sono due in particolare i fattori aggravanti del problema. Al primo posto si colloca il tempo trascorso davanti allo schermo che rende i giovanissimi facile preda di pubblicità di cibi malsani e servizi di fast-food delivery. Allo stesso livello va messo il livello di stress dei genitori che li rende più o meno inclini a concedere ai figli cibi grassi e molto zuccherati. Ma come biasimarli. Chi ha figli in casa sa che pur di “tenerli a bada” – evitando urla che saboteranno l’ennesima riunione su zoom – si può diventare più indulgenti davanti a gelati e sacchetti di patatine. 

Un sondaggio del DHSC condotto in collaborazione con Netmums – noto sito inglese sulla genitorialità – dimostra che 6 genitori su 10 hanno aumentato la dose di junk food concessa ai figli da inizio pandemia ad oggi. 

Fonte: The Guardian

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