Spesa: il cibo più comprato alla Coop durante il lockdown, tra carne in scatola e farine

La quarantena ha influenzato le abitudini degli italiani al supermercato. Il rapporto Coop mostra un’impennata della carne in scatola e delle farine.

Spesa: il cibo più comprato alla Coop durante il lockdown, tra carne in scatola e farine

Sono trascorse 8 settimane dall’inizio della quarantena e una cosa che abbiamo imparato – oltre al fatto che con le penne lisce rimaste in abbondanza sugli scaffali di mezza Italia si possono preparare ottimi primi piatti – è che una confezione di carne in scatola sarà sempre pronta a consolarci nelle sere in cui l’idea d’impastare più del dovuto non ci emoziona e avremo necessità di rimembrare l’adrenalina delle giornate Fast & Furious pre Coronavirus.  A tal proposito, il rapporto Coop ha svelato la spesa degli italiani in coda al supermercato. Abbiamo assistito a settimane di file interminabili, visto che il Paese non si è dimostrato pronto agli acquisti online.

In un primo momento, la reazione è stata quella di immaginare un futuro chiusi in casa e senza possibilità di andare a rifornirsi di generi alimentari. Gli italiani, venuti a sapere che il Covid19 era presente nel Paese, sono corsi al supermercato per fare delle vere e proprie scorte da assedio. Tra il 24 febbraio e il 15 marzo infatti le vendite totali del sistema Coop Italia hanno registrato un +14,6%. Successivamente, una volta compreso che sarebbe arrivato lievito a sufficienza, la spesa si è fatta moderata e la crescita delle vendite si è attestata nel totale delle 8 settimane (24 febbraio – 19 aprile) al +5,6%. A sostenere le vendite il food confezionato (da solo fa un +10,3% per tutto il lockdown).

Ma se analizziamo i carrelli dei nostri concittadini, ci accorgiamo dei cambiamenti che hanno subito usi e costumi. Amuchina e simili hanno totalizzato nei 2 mesi di vendite crescite in media del +377%, le salviettine disinfettate +616% e i termometri e i disinfettanti per superfici intorno al +200%.

Le mascherine sono le protagoniste indiscusse. Già nelle prime tre settimane raggiungevano crescite del + 337%, con i nuovi approvvigionamenti poi, e l’avvicinarsi della fase 2, dal 16 marzo al 19 aprile hanno raggiunto picchi di crescita nelle vendite di +1616% (attestando la media dei due mesi intorno al +1160%).

Gli italiani si sono improvvisati, in questo periodo, pizzaioli, pasticceri e panettieri. Nel totale delle 8 settimane la vendita di lievito di birra è cresciuta in media del 149% e quella della mozzarella per pizza del 109%. Uova, burro, farina nel passaggio dalla prima alla seconda fase del lockdown sono ancora in testa al gradimento degli italiani; ad oggi le uova e il burro registrano nel totale dei due mesi crescite del +44% e +46% ma le prime sono addirittura aumentate da marzo a aprile (dal +36,6% al +47,4%), stessa sorte è toccata al burro (dal +39,5% al +49,2%). La farina è passata dal +114% delle prime tre settimane al +174% delle successive 5 per attestarsi a una crescita media nell’intero periodo del +152%.

Con la chiusura delle palestre, sono calate le vendite degli integratori per gli sportivi (-45% nelle 8 settimane). Due dati degni di nota riguardano le tinture per capelli, passate dal +25% delle prime 3 settimane al +164% del periodo 16 marzo/19 aprile, e i preservativi che nell’ultima fase del lockdown scendono di un -37%  (era un -3,5% nelle prime settimane).