Un’indagine parlamentare fa luce sulle “relazioni pericolose” tra lo Stato francese e Nestlé

Torna sotto i riflettori lo scandalo delle acque minerali: confermato il coinvolgimento dell'Eliseo .

Un’indagine parlamentare fa luce sulle “relazioni pericolose” tra lo Stato francese e Nestlé

I panni sporchi si lavano… nel proprio impianto di depurazione. Così Nestlé deve aver interpretato l’antico detto, in stretta collaborazione con il governo francese. Lo svela un’indagine parlamentare pubblicata la scorsa settimana da una commissione di inchiesta appositamente formata per indagare sulle pratiche industriali scorrette messe in atto dalla multinazionale svizzera. Il rapporto non usa mezzi termini (e si diverte a inserire riferimenti letterari en passant) e parla di “relazioni pericolose” tra lo Stato e Nestlé.

Liaisons dangereuses Stato-Nestlé

nestle-stabilimento

Riavvolgiamo rapidamente il nastro: nel 2024 Nestlé Waters viene travolta dallo scandalo delle acque minerali – in particolare per i marchi Vittel, Hépar, Contrex e Perrier –, con l’accusa di filtrare i suoi prodotti (impropriamente definiti “acque minerali naturali”) tramite pratiche da decenni illegali.

Dopo aver acconsentito a lavare via ogni colpa con una multa da circa due milioni di euro, il colosso pensava di aver concluso la faccenda, ma non è andata esattamente così.

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A diversi mesi di distanza, una commissione parlamentare appositamente formata, presieduta da M. Laurent Bourgoa, ha elegantemente riacceso i riflettori sulla questione evidenziando tutto ciò che è andato storto nelle trattative Stato-Nestlé.

Riassumendo le 379 dettagliate pagine del rapporto, il governo francese avrebbe insabbiato gli illeciti portati avanti dall’azienda pur essendone a conoscenza. La reazione dello Stato sarebbe stata, secondo l’indagine, “tardiva, inadatta e non trasparente”, inficiando sulla fiducia dei cittadini-consumatori.

Il lungo report afferma che le presunte infrazioni commesse non sarebbero state segnalate in tempo (o non sarebbero state segnalate affatto) dall’Eliseo, colpevole di aver omesso informazioni di cui era a conoscenza e di aver modificato, su richiesta di Nestlé, un documento ufficiale.

Lo Stato, in altre parole, avrebbe ceduto alle pressioni del gigante industriale, che da parte sua ha anche spinto per la modifica dell’attuale normativa in fatto di microfiltrazione.