Anatomia dello chef di successo

Un tempo il rapporto rimorchio/tipa adorante più favorevole apparteneva ai calciatori. Facile capire i motivi, equamente divisi tra addominali a tartaruga, ingente disponibilità economica, facoltà intellettuali che non esigono sforzi di comprensione, prestazioni atletiche adeguate alla bisogna. Oggi a rimorchiare come pick up sono gli chef, tra l’altro dispensati da sciocchi dettagli tipo essere grassi o magri, simpatici o antipatici. Quel che conta è il nuovo status di semidei terreni conquistato con i palchi, le giacche bianche, i “food show” e i riflettori dei programmi Tv.

Intendiamoci, contro l’elevato tasso d’acchiappo dei cuochi non ho nulla, a parte un po’ di comprensibile invidia, ma la sindrome da chef che ha contagiato le ragazze (anche) italiane istiga all’ingiuria. Sdilinguirsi per qualsivoglia cuochino, non sto a dirvi per i “maestri”, è una regola ormai. Mi sono chiesto perché e ho abbozzato questa anatomia dello chef di successo, mi aiutate?

MANI. Se accarezzano così soavemente un pezzo di manzo disossato, sapranno sicuramente come muoversi nell’intimità.

OCCHI. Si fanno capire senza neanche parlare, chiedete alle brigate dei cuochi famosi per capire a cosa mi riferisco. Quando poi quello sguardo fiammeggiante incrocia una fan adorante, sono svenimenti sono.

BOCCA. Tono di voce autorevole ma non autoritario, lingua in grado di impadronirsi delle sensazioni più sottili e… non vado oltre.

PANCIA. Ci sta ci sta: quella che basta, rassicura e allude a seducenti scorpacciate.

Quali altre ragioni insinuano nelle tipe la sindrome da chef?

[Crediti | Immagine: Alessandra Tinozzi]