La “Prova del cuoco” uccide i re della cucina?

Ready steady cook” arriva da noi solamente nel 2000, con il nome di “La prova del cuoco“, presentato dalla milf Antonella “mi piace il caxxo” Clerici, mentre nel Regno Unito lo conduce prima Fern Britton (presentatrice tv), poi il Tv Chef Ainsley Harriott. Ma tu pensa, far presentare un programma di cucina a un cuoco, sempre originali questi inglesi, eh? Vi state chiedendo se anche in Inghilterra c’è nonna Pina? Ma naturalmente… NO! Della nonnetta e delle sue tagliatelle nemmeno l’ombra, mancano all’appello anche la clack di vecchietti del paese di turno che batte le mani e balla come gli zombi in un video di Michael Jackson, i mangiatori di gatti più o meno epurati, la sfoglina romagnola un po’ tabacchiera di Fellini che stende sfoglie grosse come tende da campeggio.

E insomma, non c’è niente di tutto questo, il circo lo lo trovi altrove.

A “Ready steady cook” ci sono solo due chef più due concorrenti che si sfidano a chi fa il menù migliore (5 portate contro le nostre 3) e un presentatore capace di cucinare che li intrattiene e li aiuta nelle preparazioni. Ma la cosa più sconvolgente è che allo scadere del tempo, qualcuno quei benedetti piatti li assaggia, cosa che sembrerebbe ovvia, ma a quanto pare nella versione della granny Clerici (oddio come traduco, tardona?) non lo è.

Ma perché se mi ritrovo davanti a una puntata di “Ready Steady Cook” del 1994 mi sembra meno vecchia de “La prova del cuoco” che ho guardato ieri?

Seconda domanda, e credetemi, sto cercando di evitare l’effetto “chi guarda quel programma è scemo mentre iosonoquellobravobuonoeintelligente”. Perché quando li vedo a “La prova del cuoco” mi viene facile diffidare anche di professionisti dal talento imbarazzante: Guido Castagna, Maurizio Santin, Cesare Marretti? (Tutti tranne Gabriele Bonci del quale non diffiderei nemmeno se lo vedessi a Bim Bum Bam). Per un vero re della cucina quel programma è utile o dannoso?

Marco Baccanelli

[BBC, Rai1, Wikipedia, immagine: Kelablu]