Matteo Renzi e le spese ai tempi della Provincia: se le vere primarie del Pd si giocano al ristorante

Matteo Renzi e le spese ai tempi della Provincia: se le vere primarie del Pd si giocano al ristorante

La smania di emulare la politica statunitense non arriva solo nei colori della campagna renziana (blu e rosso da maestrino, a caratteri cubitali stampigliati sul renzicamper). No, l’America insegna a essere social, e per essere social e fare in modo che la gente senta di socializzare profondamente con te, il metodo più svelto e sicuro è: mangiare. La vita vissuta, si sa, resta più impressa nelle menti degli elettori di un qualsiasi discorso programmatico. Non ci vuole uno spin doctor per capirlo.

E infatti, stando a Alessandro Maiorano, il dipendente di Palazzo Vecchio oggi grande accusatore del “rottamatore”, sembra che Renzi l’abbia capito benissimo. Arriverebbero a 2 milioni di euro le spese di rappresentanza collezionate dal sindaco di Firenze quando era alla guida della Provincia, tra il 2004 e il 2009, dei quali 53.500 spesi tra ristoranti ed enoteche, bar e pasticcerie. Ecco il dettaglio:

2.090 euro al catering Bachini e Bellini il 18 luglio 2007;
1.595 euro al ristorante Bronzino il 22 dicembre 2006;
1.440 euro alla fattoria Castello di Verrazzano (un agriturismo) l’11 luglio 2007;
1.213 euro al ristorante Cibreo il 6 luglio 2007;
1.760 euro alla pasticceria Ciapetti il 12 giugno 2007.

Ci sono poi quelli di Libero, incaponiti con le aragoste: “il 22 aprile 2008 la carta di credito della Provincia, che utilizzava Renzi, pagava il conto al Riva Resturant: 4 aragoste, 2 sushi e tutto il resto”.

Visto che ci siamo anche “Cento picnic, prima festa nazionale a premi dei picnic”, gara svolta nel parco mediceo di Pratolino il 6 luglio 2008. Con una spesa, per le casse di Palazzo Medici-Riccardi, di 40 mila euro.

E siccome la vicenda non è nuova, Dissapore se ne occupò a marzo 2009, mettiamoci anche San Zenobi; Taverna del Bronzino; Bar Ginori; Coffee Nannini; Osteria de’ Benci; Perseus; Cantinetta Antinori; Garibaldi, Da Lino, Cammillo, Lob’s (defunto) e l’istituzione Sabatini.

Tutte spese “di rappresentanza” liquidate sul presupposto della loro regolarità.

Renzi ha spiegato più volte, anche a noi, che non tutte queste spese sono imputabili a lui. Dice di non aver mai frequentato i ristoranti che compaiono nelle fatture a eccezione del Cibreo, dov’è stato con una delegazione straniera.

E se Obama si fa ingozzare da tutte le big mamas democratiche in giro per gli States, mentre Romney, come ogni repubblicano duro e puro, capelli a spazzola e basetta tono su tono, abbonda con fumiganti bbq, riuscirà Renzi (che secondo un sondaggio riservato citato oggi dai giornali, sarebbe salito nei consensi di 29 punti in percentuale da quando 1) ha avviato la campagna elettorale e, contestualmente, 2) si è dichiarato gastrofanatico) a non farsi travolgere dall’attrazione fatale per qualsivoglia mangiatoia?

[Crediti | Link: Corriere.it, Dissapore, immagine: Corriere.it]