I motivi per cui fare il veganuary è davvero un’ottima idea

Anche se partite con le motivazioni sbagliate, tipo il detox, seguire il veganuary (facendo un mese, uno, da vegani) ha una serie di vantaggi e di buoni motivi, etici e pratici.

I motivi per cui fare il veganuary è davvero un’ottima idea

Vi vedo eh, che state facendo il veganuary per rientrare nei panni. Anzi, più che per fare la dieta, per fare detox: un bel mese vegan, ovvero di sacrifici, tanto gennaio si sa, è il mese delle buone intenzioni, e via. E poi c’è quel frisson che ti dà la sfida, pardon la challenge.   

Ora, a partire dall’identificazione tra verdure e tristezza, una roba che manco più mio figlio di 7 anni, non saprei neanche da dove cominciare a sospirare. E quindi, preparatevi a un pezzo ironico e feroce, che mette alla berlina l’illusione di salvare il mondo perdendo i chili in eccesso, nonché la retorica di abbracciare gli alberi e abbracciare gli agnellini e abbracciare tutti tranne i vostri simili che puzzano? Ma no, tutt’altro.

Ché vedo anche voi, voi che fate tutti i woke e i politicamente corretti, in difesa di tutte le minoranze e le diversity, e poi scivolate malamente condividendo i meme che sfottono i vegani. Io, da onnivoro tutt’altro che sereno, aspirante vegetariano e simpatizzante vegan (potrei rinunciare alla poca carne che mangio tutto sommato, più difficilmente ai pesce, ma forse impazzirei se mi togliessero i formaggi) penso che un mese all’anno, o un giorno alla settimana, o un weekend al mese, sia comunque una cosa positiva. Meglio che niente, come si dice. E indipendentemente dagli scopi, che siano altruistici o egoistici.

Ecco allora alcuni motivi più o meno altisonanti per fare con leggerezza una cosa seria. O viceversa.

Combatti il global warming

I cibi di origine animale sfamano molto meno di quanto inquinano. Uno studio pubblicato su Science nel 2018 afferma che carne e latte forniscono il 37% delle proteine globali (e il 18% delle proteine) ma producono il 60% dei gas serra imputabili all’agricoltura/allevamento, e inoltre usano l’83% delle terre coltivabili. La conclusione è che evitare questi alimenti è “il singolo comportamento più efficace” per ridurre la tua carbon footprint e provare a rallentare il riscaldamento globale.

Pensi agli animali 

vitelli

Secondo l’associazione Veganuary, che ha lanciato l’idea da qualche anno, tra le 580mila persone che nel 2021 hanno aderito, il 46% è mosso da motivi etici, cioè il benessere animale, il 22% salutistici e il 21% ambientali. Pensarci una volta è pensarci per sempre: anche quando tornerai onnivoro, non mangerai mai più un polpo senza sensi di colpa. E quindi magari ne mangerai di meno.

Ti fa fare pace con i carboidrati

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Sempre sul banco degli imputati, pasta e pane saranno i protagonisti delle tue giornate. Insieme alle verdure certo, ma il grano non è pure lui un vegetale? La verità è che essere vegan in Italia è molto più facile che altrove, ci sono tante ricette naturalmente animal-free nelle tradizioni regionali, per definizione povere e contadine.  

Ti fa fare la guerra al detox

Certo se segui passo passo le indicazioni e le ricette di Veganuary magari fai anche una dieta più sana. (La verità è che non mangiando cibi di origine animale, soprattutto non mangiandoli nella maniera sconsiderata e sovrappensiero come fa la maggior parte di noi, farai comunque una dieta più sana.) Ma soprattutto relativizzi le priorità, e il concetto di detox.

Capisci che non si ingrassa tra Natale e Capodanno

… ma tra Capodanno e Natale, come dice il proverbio. Io sono contrario alle diete (forse perché non ne ho mai avuto bisogno?), ma  penso che i regimi alimentari controllati abbiano dei benefici soprattutto psicologici: ti fanno porre l’attenzione su quello che mangi. Certo, l’altro lato della medaglia è quando questo atteggiamento diventa ossessivo, angosciante. Ma essere spinto a portare più attenzione a quello che introduci nei tuo corpo, non è mai male. 

Infrangi subito i buoni propositi

E poi il primo febbraio, liberi tutti! Davvero? Beh come dicevo prima, secondo me no: certo, quelli che si convincono subito e restano vegani saranno una piccola percentuale, ma magari molti si spingono verso un’alimentazione più flexitariana, entrano a far parte di quel 67% di italiani che hanno ridotto carne e pesce. O ancora, semplicemente, iniziano a far più caso a quello che mangiano. In ogni caso, anche se fallisci e ti tiri indietro prima della fine di gennaio, il vantaggio è che capisci prima degli altri una triste verità: i buoni propositi non si possono mantenere per definizione, tanto vale abbandonarli subito.  

Non devi preoccuparti troppo delle proteine 

zuppa-orzo-e-legumi

Né della famigerata B12, l’unica vitamina che non riusciamo a trovare in cibi di origine vegetale, e che i vegan devono assumere in pillole. Ma se tu lo fai solo per un mese, chissene. E per quanto riguarda le proteine: più che l’hamburger plant based – molta apparenza e poca sostanza – il mio consiglio è sempre una bella pasta e fagioli; i pochi amminoacidi essenziali che mancano ai legumi, sono presenti nei cereali, lo sapevi?

Ti fa calare nei panni (scomodi) di una persona vegan 

Se pensi che cucinare senza prodotti di origine animale sia la cosa più difficile, sbagli di grosso. La vera sfida per i vegan è andare a mangiare fuori, o fare la spesa al supermercato. Per il primo caso, ancora una volta in Italia siamo avvantaggiati, perché in qualsiasi posto un piatto di pasta al sugo e una porzione di patatine fritte non la negano a nessuno (certo poi magari vi scambiano per il bambino della tavolata…). Ma nei posti dove ci sono cibi già preparati, come gastronomie, rosticcerie, pizzetterie eccetera, sono un’eterna avventura: dalla difficoltà di trovare qualcosa di completamente incontaminato (la nostra ortolana ha sedici tipi di verdure crude o cotte e solo un pochino di parmigiano) al problema di far capire il concetto di vegan a chi magari pensa ad allergie e intolleranze (no no latticini non ce ne sono, c’è solo patate e lardo), ogni vegan ha una lunga collezione di aneddoti e slalom.

Così anche nei negozi, dove il vegano diventa campione del mondo di lettura etichette: nei cibi confezionati, soprattutto quelli con molti ingredienti, arriva quasi sempre, e sempre verso la fine, il momento che ti fa crollare le speranze. Dopo un lungo elenco di farine vegetali e olii vari, ecco che in chiusura ti spunta un po’ di latte in polvere, una proteina dell’uovo o simili. Un sospiro, e il barattolo torna sullo scaffale. Fino a febbraio.