L’agricoltura è nata perché volevamo bere più birra?

La teoria dell'ubriaco, al contrario di quanto sembra, è un'ipotesi serissima: e adesso trova conferma in uno studio scientifico.

L’agricoltura è nata perché volevamo bere più birra?

Siamo diventati persone civili grazie all’alcol? L’affermazione sembra scandalosa, e in controtendenza, ma potrebbe avere un suo fondamento scientifico. Il solito studio della prestigiosa università di salcazzo? Ovviamente sì, ma per arrivarci dobbiamo fare un ragionamento.

La misteriosa nascita dell’agricoltura

grano

La storia secondo la quale la nascita dell’agricoltura, circa 10.000 anni fa più o meno contemporaneamente e indipendentemente in varie parti del mondo, sia stata la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità, è indubbiamente affascinante e nelle sue linee generali universalmente accettata. Pensarci mette i brividi: nel giro di pochi millenni (fa ridere ma mille anni sono veramente pochi, rispetto alle centinaia di migliaia di anni in cui si misura l’evoluzione delle specie, compresa la nostra) si è passati da piccole tribù nomadi di cacciatori-raccoglitori, a grandi società stanziali, organizzazioni sociali complesse e raffinate, metropoli, imperi. Tutto questo, grazie ai cereali, fondamentalmente – anche se un ruolo non da poco hanno giocato altre coltivazioni e soprattutto l’allevamento. 

L’interpretazione dominante vede nella nascita dell’agricoltura l’origine di tutti i beni e di tutti i mali del mondo: la divisione del lavoro e le disuguaglianze, la fine del nomadismo e le malattie da sovraffollamento, le professioni intellettuali e le guerre. Una bella sintesi si trova nel libro Il seme di Pandora, di Spencer Wells. 

il seme di pandora libro

Assurta a livello di dogma, questa narrativa è stata in parte messa in discussione, almeno nelle sue conseguenze più rigide e fataliste, ad esempio dall’antropologo David Graeber buonanima, il quale affermava che le disuguaglianze non sono una conseguenza naturale e necessaria del progresso umano. Nonché da alcune scoperte recenti, che hanno allargato di molto la fase di passaggio: non è, insomma, che a una generazione eravamo lì a scuoiare mammut e a frugare il suolo in cerca di radici, e a quella successiva a mietere immensi campi di biondo grano. Il ritrovamento di farine di cereali e addirittura di proto-pani vari millenni prima del fatidico “dieci-dodicimila anni fa” porta a supporre che i cereali siano entrati nell’alimentazione umana come piante selvatiche, e che si siano fatti strada lentamente, molto lentamente. Una domanda però resta senza risposta: perché?

La birra analcolica è più credibile del dealcolato, ed è un grande assist per i birrifici artigianali italiani La birra analcolica è più credibile del dealcolato, ed è un grande assist per i birrifici artigianali italiani

Non è una domanda oziosa, dato che al contrario di quello che si può pensare, i nostri antenati del paleolitico non se la passavano affatto male: la durata media della vita era maggiore rispetto a quella dei primi sapiens del neolitico; la salute era migliore perché molti morbi erano di là da venire; e soprattutto la qualità della vita sembra fosse più elevata, dato che i cacciatori-raccoglitori passavano poche ore alla settimana a “lavorare”, cioè a procacciarsi il cibo, e il resto del tempo era dedicato ad attività collaterali e sociali. Quindi, chi glielo (ce lo) ha fatto fare? Probabilmente, la voglia di ubriacarci.

Il ruolo sociale delle bevande alcoliche

birra

Da decenni esiste tra gli studiosi di preistoria una teoria che scherzosamente – ma neanche tanto – è stata definita the drunk hypotesis, l’ipotesi dell’ubriaco. La teoria è che l’alcol sia stato un lubrificante di rapporti sociali, a vari livelli: come rinforzo dello spirito di gruppo, dato che infonde coraggio e senso di fratellanza; come sostanza centrale nei riti religiosi, perché legata a stati alternativi di coscienza (come pure le sostanze psichedeliche presenti in piante, funghi e animali); come mezzo di pagamento/gratificazione dei lavoratori; come elemento centrale di feste e incontri delle élite politico-economiche.

Sin dalle prime civiltà il ruolo della birra e del vino era conosciuto, e riconosciuto. È noto che nel Gilgamesh, il primo poema epico della storia, il selvaggio Enkidu viene introdotto alla civiltà facendogli mangiare pane e bere birra: prima eri una bestia, ora sì che sei un uomo! E Noè, racconta la Bibbia, apprende sì della fine del diluvio da un ramoscello d’olivo portato da una colomba, ma poi quando finalmente sbarca sulla terraferma la prima pianta che trova è una vite, tanto che si fa il vino e s’imbriaca (dopo tutto quel tempo passato solo con la famiglia in uno zoo, dagli torto). 

sbronzi libro

La teoria dell’ubriaco è stata sintetizzata in un altro libro divulgativo, Sbronzi di Edward Slingerland. “L’ipotesi dell’alcol è davvero intrigante, ma finora non è stata testata quantitativamente in diverse culture”, afferma Václav Hrnčíř, ricercatore post-doc presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia. “Questo perché le prove archeologiche dell’alcol sono molto frammentarie e le fonti scritte provengono solo da società già complesse e gerarchiche”. Per questo motivo, ha avviato e condotto uno studio.

“Per comprendere l’associazione tra alcol e complessità culturale, abbiamo utilizzato modelli statistici che tengono conto di diverse possibili spiegazioni di quanto accaduto. Questi metodi causali ci hanno essenzialmente aiutato a separare il ruolo dell’alcol da altri fattori chiave che potrebbero influenzare le strutture politiche, come l’intensità della produzione agricola”, afferma Angela Chira, coautrice dello studio.

Vino, birra e progresso

Lo studio ha rilevato una relazione positiva tra la presenza di bevande fermentate e livelli più elevati di complessità politica. Tuttavia, l’effetto è risultato solo modesto dopo aver controllato possibili fattori di disturbo, in particolare l’agricoltura. Questo è quanto si legge nella presentazione del paper. Ma attenzione: non stiamo parlando della stessa cosa? In che senso l’agricoltura sarebbe un fattore di disturbo? È proprio così che si fanno le bevande fermentate alcoliche!

Ora chiaramente non stiamo dicendo che le grandi coltivazioni di cereali siano state messe in campo per produrre più birra per tutti, e che quindi all’alcol vada il merito della più grande rivoluzione della storia. Però sicuramente nella serie di concause, di premesse e conseguenze che si alimentano a vicenda, vino e birra avranno giocato la loro parte, insieme a tanti altri fattori. 

Mi sembra una conclusione comunque più allegra di quella fatta nello studio: al termine del quale gli autori – forse per non essere tacciati di istigazione all’alcolismo – sottolineano che nella preistoria si utilizzavano bevande a basso contenuto alcolico prodotte con metodi non industriali. E che insomma i superalcolici disponibili in grandi quantità nel mondo di oggi sono tutta un’altra cosa, più adatti a distruggere i rapporti sociali che a rinsaldarli. Bevete responsabilmente, raga.