Lega: cosa dice il programma in materia di cibo, agricoltura e acqua

Abbiamo esaminato il programma elettorale della Lega per vedere cosa dice sui temi che ci interessano: cibo, acqua e agricoltura. Ecco quello che abbiamo trovato.

Lega: cosa dice il programma in materia di cibo, agricoltura e acqua

Tra autarchie auspicate, Nutriscore, biodinamica e leggi europee da recepire (o no?), i programmi elettorali dei nostri candidati al Governo si scatenano sull’attualità legata al cibo, Matteo Salvini in primis. Ma nello specifico, cosa dice il programma della Lega su cibo, agricoltura e acqua?

Andiamo ad esaminare i punti trattati in materia, uno per uno, così come stiamo facendo da qualche giorno a questa parte, un partito alla volta, tenendo conto che si tratta delle loro principali dichiarazioni pubbliche di intenti, spesso fumose, vaghe e solamente accennate. Vediamo quanti passaggi possono coinvolgerci, con la consapevolezza che anche altrove gli stessi argomenti possono essere approfonditi ma anche che i programmi rappresentano il passaporto di ogni campagna elettorale.

Oggi dunque parliamo del programma politico della Lega di Matteo Salvini, che si può leggere integralmente qui che si è presentato nella campagna elettorale all’interno della coalizione di centrodestra insieme con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati.

Agricoltura antieuropeista

Nel mastodontico programma della Lega (200 e più pagine) si parla abbastanza spesso delle filiere agroalimentari, comparando questi settori ad altri settori produttivi e industriali italiani. All’interno del discorso sull’agricoltura si premette che “le aziende sono la metà di quanto non fossero nell’anno 2000 e le superfici agricole utilizzate sono passate da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda; un agricoltore, quindi, sempre più professionale e “strutturato”, cui dare risposte e riconoscere il ruolo fondamentale che ha esercitato e ancora oggi esercita per le comunità rurali del nostro Paese come portatore di valori tradizionali condivisi”. Tuttavia il programma della Lega chiarisce che le decisioni sui temi agricoli sono demandate alle politiche europee e quindi sottolinea l’importanza di difendere gli interessi italiani “affinché non aprano le porte del mercato unico a settori agricoli di Paesi terzi naturalmente competitivi per la loro poca ambizione verso standard produttivi analoghi a quelli europei”.

Biodinamica e giovani

Biodinamica

Ci sono poi due punti in cui Lega prende impegni circa il lavoro delle donne e dei giovani in agricoltura “intendiamo portare avanti le azioni intraprese a sostegno degli agricoltori favorendo in particolare l’ingresso dei giovani e delle donne in agricoltura, attraverso il rifinanziamento di iniziative a favore del ricambio generazionale e dell’ampliamento aziendale, e rafforzando gli strumenti di garanzia sui finanziamenti a favore delle imprese agricole e della pesca” e poi un riferimento implicito al tema della biodinamica, sempre in senso conservativo, dove si dice che “diamo altresì decisi a dare una prospettiva strategica all’agricoltura italiana, aiutandola nel frattempo nel confutare i luoghi Comuni e le letture di parte svincolate da qualsiasi base scientifica, investendo sulle filiere strategiche che più potrebbero concorrere a una maggior autosufficienza alimentare del Paese, creando nuove direttrici di sviluppo”.

Sovranità e sicurezza alimentare

Tornano i temi della sovranità e della sicurezza alimentare. In questo ambito Lega spiega che, visto il momento di grande incertezza, l’Italia alimentare deve puntare a produrre da sola i propri prodotti, anche se non è chiaro come. C’è scritto infatti che “tendere a una maggiore autosufficienza e garantire la sicurezza alimentare del Paese è un obiettivo strategico che lega produttori e trasformatori e rende i prezzi delle materie prime meno suscettibili alle tensioni internazionali e alle speculazioni. Rende, in sostanza, il Paese più forte. Come, giustamente, avviene in questi mesi per il tema energetico, così dev’essere per quello alimentare perché anche da questo passa la tenuta del nostro sistema produttivo. Sulle filiere principali del primo settore italiano (cereali, zootecnia, ortofrutta, olio e vino) possiamo programmare una serie di scelte nazionali in questa direzione, anche tenendo aggiornato il Piano Strategico Nazionale in base alle esigenze del Paese”.

A favore degli allevamenti, contro la “finta” carne

Lega si schiera a favore degli allevatori tradizionali all’interno di un quadro in cui “Mentre alcuni Paesi europei pianificano e incentivano la chiusura di migliaia di stalle e la costruzione di veri distretti per lo sviluppo dell’ingegneria alimentare in provetta, pensiamo che la risposta migliore possa essere la creazione di una grande rete d’eccellenza finalizzata all’innovazione e al supporto, non allo smantellamento, delle aziende agricole e degli allevamenti”.

E poi a seguire “per dovere di trasparenza, contro le mistificazioni, vogliamo presentare la versione italiana della legge francese che prevede di circoscrivere le denominazioni della carne ai soli prodotti di origine animale. Non è solo la tutela di una denominazione di vendita, è prima di tutto il riconoscimento che dietro quel nome c’è il lavoro e l’esperienza secolare di una filiera di altissimo valore. Colmiamo così una lacuna della Pac, un vuoto lasciato da Bruxelles al quale è necessario provvedere, anche per dare un segnale concreto alla filiera zootecnica e al nostro sistema di allevamenti protetti”. Da una parte il riferimento alla carne sintetica (l’unica prodotta in laboratorio e, ricordiamo, non ancora commercializzata in Europa) dall’altro quello alla carne vegetale, quindi chiamata carne anche se carne non è, abbiamo spiegato la differenza in questo articolo. La legge francese ha posto dei limiti solo per il “meat sounding”.

Il lavoro in agricoltura e la riscossa del voucher

Nonostante esistano già contratti di filiera agili per il lavoro stagionale, Lega è convinta che “dobbiamo garantire un quadro certo e funzionale al lavoro in agricoltura che, per sua peculiarità e alla luce della difficile congiuntura economica, necessita di strumenti adatti a rispondere efficacemente alla richiesta di manodopera, anche stagionale. Alcune categorie legate alle filiere alimentari, messe in crisi dalla crisi energetica e di approvvigionamento delle materie prime, soffrono in modo particolare l’assenza di uno strumento che torni a garantire la capacità di rispondere a questa esigenza. Vogliamo proporre, in modo stabile, l’utilizzo del voucher in agricoltura, che risponda alle necessità di tracciamento del pagamento e che sia reso più efficace rivedendo alcune limitazioni del passato. È uno strumento che potrebbe coinvolgere ed aiutare milioni di italiani, anche in difficoltà, nella ricerca di lavoro”.

La battaglia sui voucher è decennale ed è sicuramente un tema politico, soprattutto perché i voucher sono ancora in utilizzo ma in modo più marginale. In questo caso sarebbe interessante capire cosa significa “in modo stabile”, ovvero che nessun dipendente agricolo sia più assunto? E inoltre quali sarebbero le limitazioni del passato da rivedere affinché il lavoro nei campi non diventi ancora più precario di quanto non sia già? Sempre per la Lega c’è un intero punto dedicato alla riduzione del precariato. Non è chiarissimo come si concilino questi due estremi.

Acqua e siccità

Sul tema dell’acqua c’è, ancora, moltissima vaghezza. Lega propone di “mettere subito in cantiere i piccoli e medi bacini di accumulo per aumentare la capacità di stoccaggio dell’acqua piovana che oggi si ferma a un dato insoddisfacente dell’11%, ed efficientare la rete idrica che, in media, disperde quasi il 40% della risorsa. Numeri non accettabili, che compromettono la tenuta del sistema agricolo ed economico in generale di fronte alle situazioni climatiche avverse” e poi di garantire aiuti per chi è danneggiato dalla siccità. Non è chiaro come vengano concretamente attuate queste migliorie.

Pesca e Ministero del Mare

Alla pesca è dedicata una fetta importante del programma di Lega, anche con l’istituzione di un Ministero apposito, il Ministero del Mare che si occupi di pesca e acquacultura (a onor di cronaca, c’è anche la proposta di un Ministero della Montagna). Questo perché, sempre secondo Lega, “Con 8mila km di coste l’Italia deve avere un Ministero che regola le politiche del mare. La delega alla pesca e all’acquacoltura è completamente diversa rispetto a tutte le altre all’interno del Mipaaf e deve avere un suo rilievo significativo, merita la dovuta attenzione soprattutto in ambito italiano ed europeo”. Anche qui, si sottolinea che il settore della pesca è stato danneggiato da provvedimenti europei troppo stringenti.

A seguire, una serie di interventi tra cui la dichiarazione di lavoro usurante per chi lavora nel settore al fine di garantire uscite anticipate, il “contrasto alla volontà europea di riservare almeno il 30% delle acque territoriali a tutela ambientale (attualmente siamo già oltre il 20%) che, in aggiunta alle esigenze militari, agli spazi comunque interdetti alla pesca per le attività estrattive, ai corridoi di traffico marittimo ecc., comportano già forti limitazioni alla pesca nelle acque territoriali”, e poi “potenziare e tutelare i siti per l’ubicazione degli allevamenti con una forte governance e regia a livello regionale”, promuovere ammortizzatori sociali, pescaturismo, ittiturismo e valorizzare il pescato italiano, sempre in ottica di sovranità alimentare. Sembra che Lega spinga affinché in Italia si possa pescare e allevare più pesce, ignorando forse che il Mediteranneo si sta svuotando e ad oggi è il mare con più sovrapesca al mondo.

Alimentazione italiana

All’interno del suo programma, Lega ricorda l’impegno a favore delle filiere corte attraverso la legge che ha promosso le Piccole Produzioni Locali (qui il testo della normativa). In termini di alimentazione si parla sempre di sovranità tutta italiana perché “L’alimentazione è in grado di esprimere il radicamento identitario del nostro territorio. Grazie alla nostra immensa tradizione culinaria, siamo subito identificati e riconosciuti in tutto il mondo (Made in Italy) e proprio in virtù del patrimonio che abbiamo è necessario difendere le nostre tradizioni agroalimentari”.

C’è un fattore problematico però: le persone che producono sul territorio sono troppo poche: “Oggi solo il 3% della popolazione italiana ha un rapporto produttivo con il proprio territorio. È una percentuale esigua che indica una desertificazione sociale delle campagne, delle montagne e che si può trasformare in un futuro deterioramento delle qualità ambientale. Se il territorio viene abbandonato, lasciato incolto, non curato, il dissesto idrogeologico unito alle sempre più frequenti mutazioni climatiche, si tradurrà in inquietanti conseguenze che già purtroppo conosciamo”.