Per il Governo l’agricoltura viene prima di ogni cosa: ma è giusto così?

Gli agricoltori sono una parte importante dell'elettorato che sostiene Giorgia Meloni: è dunque naturale che i loro interessi siano prioritari per il Governo.

Per il Governo l’agricoltura viene prima di ogni cosa: ma è giusto così?

C’era da aspettarselo, in effetti: se affidi qualcosa a una persona di grande, grandissima fiducia, come può essere tuo cognato, è evidente che la consideri di grande valore. Ed è quel che è successo con il Governo Meloni e l’agricoltura, che è finita nelle mani di Francesco Lollobrigida (marito di Arianna Meloni, sorella della Presidente del Consiglio), con le conseguenze che noi tutti conosciamo e su cui ogni giorno veniamo informati, dichiarazione discutibile dopo dichiarazione discutibile.

Quello che forse non abbiamo ben capito è che, dietro questo continuo show di siccità che per fortuna non è al Nord e una passione per McDonald’s che a noi sembra non vada troppo d’accordo con un’integerrima difesa della sovranità alimentare (ma sbaglieremo noi, certamente), il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sta perseguendo un piano ben preciso, fin dall’inizio del suo mandato e con l’evidente consenso di Meloni: difendere a spada tratta gli agricoltori, contro tutti e contro tutto, eleggendoli categoria preferita dall’attuale governo.

Le ultime decisioni del Governo in materia Agricoltura

Per capire quanto il consenso di quella (nobilissima, sicuramente) parte della popolazione che gestisce i campi agricoli sia importante per l’intero Governo Meloni, basa vedere quanto spazio ha Lollobrigida nelle decisioni che prende.

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Per esempio, ha la possibilità di far arrabbiare (e di sorpassare a sinistra, del tutto agevolmente) il collega del Ministero dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che sullo stop ai pannelli fotovoltaici nei campi agricoli deciso dal nuovo decreto Agroalimentare tenta timidamente di arrabbiarsi, ma torna immediatamente al suo posto facendo attenzione a non infastidire troppo il collega.

Nella stessa identica direzione – il compiacimento degli agricoltori, sopra tutto e sopra tutti – va anche la deregolamentazione della caccia, tanto voluta da questo Governo, che spera così di salvare i coltivatori dall’incubo degli animali selvatici che – effettivamente – costituiscono per loro un problema non indifferente. E poco importa se si rischia che le campagne diventino un Far West.

I soldi del PNRR: agricoltura VS Sanità

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Sempre in questo senso, Lollobrigida guadagna per la “sua” agricoltura sempre più risorse da spendere, premiato per i risultati portati a casa con la stessa costanza con cui finisce sui giornali per quelle gaffes che tanto gaffes sembrano non essere più.

Per esempio, giusto ieri leggiamo sulla sua pagina Facebook che i fondi Pnrr (quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza) per l’agricoltura italiana sono raddoppiati, contro l’opinione di tutti che dicevano che non si sarebbe potuto fare (che poi, a volte, quando tutti sostengono una cosa bisognerebbe verificarne le motivazioni, ma vabbe’). Ora, fa sapere Lollobrigida, sono oltre 6,5 miliardi di euro.

Contemporaneamente però c’è chi (il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il Partito Democratico tutto e il Movimento Cinque Stelle) lamenta un taglio importante (pari a 1,2 miliardi di euro) nelle spese destinate ai progetti per la sanità con i fondi Pnrr. Il governo nega (“Prima della rimodulazione all’interno del piano erano previsti oltre 15 miliardi di euro: la stessa cifra è rimasta dopo la revisione, quindi non c’è stato un cambio”, ha detto il Ministro per il Pnrr Raffaele Fitto), ma la Corte dei Conti ha spiegato in un’audizione come lo spostamento dei fondi destinati alla sanità dal Pnrr al Pnc “oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle
risorse destinabili ad investimenti in sanità” e “a incidere su programmi di investimento regionali già avviati”, “comporta il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati”. “Un allungamento dei tempi che dovrebbe essere valutato alla luce dello stato di attuazione dei progetti attivati e che potrebbero registrare fabbisogni difficilmente rinviabili”.

Insomma, Emiliano non sembra avere tutti i torti, quando lamenta che “il definanziamento di 96 milioni di euro provenienti dal Pnrr per l’adeguamento antincendio e antisismico degli ospedali, nonostante le promesse e gli impegni del ministro Fitto, non ha trovato nessun tipo di fondo sostitutivo”. Eppure, i nostri ospedali non godono sempre di ottima salute, come avrà potuto constatare direttamente chi li ha visitati almeno una volta.

Non dovrebbe certo essere una gara tra Sanità e Agricoltura, in effetti. Eppure, sembra averne tutta l’aria.