3 ore per fare il bagno dopo mangiato? Non ditelo a Michael Phelps

Non bisogna aspettare 3 ore per fare il bagno dopo mangiato. Lo testimonia Michael Phelps, il nuotatore recorman alle Olimpiadi, ritratto mentre mangia a bordo piscina prima della staffetta 4x200 stile libero in cui ha vinto la medaglia d'oro

3 ore per fare il bagno dopo mangiato? Non ditelo a Michael Phelps

Aspettare le classiche tre ore prima di goderci il nostro bagno in mare, magari dopo un semplice piatto a base di spaghetti al burro e bistecca con insalata?

Una bufala colossale. O almeno così parrebbe.

Un’inutile supplizio a cui ci avrebbero sottoposti, pur animati dalle migliori intenzioni, genitori amorevoli e nonni ansiosi, tortura a cui noi, a nostra volta, avremmo sottoposto i figli smaniosi di buttarsi nelle azzurre acque del mare.

E a confermarci l’inesattezza di questo  comportamento radicato sarebbe addirittura Michael Phelps, il campione statunitense  di nuoto che, insieme al suo compagno di squadra, Lochte, ha postato proprio in questi giorni su Instagram un’allegra foto che li ritrae assieme mentre gustano un invitante piatto di pasta, proprio prima di immergersi nella corsia olimpica.

E in effetti, l’infondatezza della pratica che per decenni ha tenuto banco nelle menti nostre e dei nostri genitori, sembra confermata non solo dai due campioni olimpici, ma anche dalle parole di Alberto Ferrando, pediatra istruttore di rianimazione cardiopolmonare.

Ai microfoni di TG 24, Ferrando ebbe occasione di dire, già nel luglio 2014, che la pratica  tutta italiana di aspettare le classiche tre ore prima di immergersi nell’acqua di mare, non avrebbe alcuna fondatezza né prova scientifica.

Il rischio, infatti, non sarebbe la tanto temuta “congestione”, ma una sincope derivante dallo shock termico qualora ci si dovesse immergere nelle acque fredde con il corpo accaldato a causa dell’elevata temperatura estiva.

E proprio questo shock termico determinerebbe lo svenimento in acqua con conseguente, talora, infausto esito, e non la congestione causata da pasti non del tutto digeriti al momento dell’immersione in acqua.

Insomma, a quanto pare, avrebbero ragione proprio i nostri due gaudenti atleti: un piatto di spaghetti non potrà certo rovinare i nostri pomeriggi estivi negandoci il piacere di un bagno quando ne sentiremo l’esigenza, a patto, certo, di non non tuffarsi in acque gelide arrivando da temperature tropicali.

Il buon senso, quello che passa tra un piatto di spaghetti al pomodoro e un’abbuffata a base di braciole, spiedini e tiramisù, resta comunque l’unico parametro a cui far riferimento prima di tuffarsi nelle acque dei nostri mari di vacanza.

[Crediti | Link: La Repubblica]