Si comincia dall’inizio, ma che più inizio non si può. “Sei nata in casa o in ospedale?” Parla Richard Hemming MW, dall’altra parte del tavolo siede una certa Jancis Robinson MW.
L’identikit della nostra è quello noto e stranoto a tutti i nerd e appassionati di vino. Trailblazer, Master of Wine, critica di fama internazionale che di più non si può, top 10 persone più cazzute nel mondo (del vino e non). Una manciata di giorni fa ha lanciato The Jancis Robinson Story, podcast dal titolo eloquentissimo che racconta la sua vita dalla culla – letteralmente – ai giorni nostri. C’è molto da imparare, com’è ovvio, ma forse anche qualcosa di cui discutere.
Chi è Jancis Robinson?

Jancis Robinson nasce nel 1950 dall’altra parte della Manica. Si laurea in matematica e filosofia a Oxford, s’innamora del mondo del vino a causa di un calice di Chambolle-Musigny, Les Amoureuses del 1959 e inizia la sua carriera professionale da wine writer nel 1975 come collaboratrice della rivista Wine and Spirits. Nel 1984 diventa la prima giornalista donna a superare l’esame di Master of Wine, nonché la prima persona al di fuori del settore vinicolo a ottenere il titolo. E poi che fa?
Scrive, ovviamente: libri, come The Oxford Companion to Wine (celeberrima enciclopedia del vino super premiata, con debutto nel ‘94 ma continuamente ristampata) o The World Atlas of Wine, Bibbia enoica firmata insieme a Hugh Johnson; e fonda l’omonimo portale online all’alba del nuovo millennio.
Nel 2021 le enormi dimensioni del sito fanno sì che venga acquisito da Recurrent Ventures, media company USA (proprietaria anche di Saveur). A oggi, Robinson rimane caporedattore “and has no intention of retiring”. Il recente lancio del podcast ne è simbolo, manifesto e rivoluzione.
The Jancis Robinson Story si compone di sette puntate e promette di essere – secondo le parole dello stesso conduttore, Richard Hemming MW – “la storia definitiva della vita di Jancis”: un ritratto intimo di vita e carriera, restituito dalle parole della protagonista e da quelle dei suoi più stretti collaboratori. Ora: internet è già ben presidiato dagli scritti di Robinson, e la sua storia (seppur non in maniera così completa) è reperibile con la più breve delle ricerche su Google. Perché lanciarsi ora in una produzione del genere, dunque? L’impressione è che potremmo stare assistendo a un’evoluzione già vista.
Dal podcast all'”effetto MasterChef”

Konstantin Baum MW è il più giovane tedesco ad aver mai conseguito la qualifica di Master of Wine ed è l’orgoglioso proprietario di un canale YouTube con quasi 200 mila iscritti. Non è l’unico MW (o Master Sommelier) youtuber, ma è tra i più seguiti e il suo esempio si presta bene al nostro discorso: l’esperto di vino che per comunicarsi (ri)costruisce una carriera come content creator. Il critico che esce dai confini del proprio mestiere e diventa personaggio. Konstantin Baum e Jancis Robinson sono l’autorità che diventa vicino di casa e che ti invita a bere un calice.
L’impressione è quella di intravedere i connotati di un percorso che il mondo della cucina ha già intrapreso da tempo: quello della costruzione del personaggio mediatico che si “allontana” dai ferri del mestiere e parla di sé e del sé. Insomma: a dirlo con tono più pruriginoso, quello chef che esce dal laboratorio e si avvicina al palcoscenico. È una stirpe affollata, d’altronde: tra i nomi più celebri Jamie Oliver e Gordon Ramsay nel Regno Unito, mentre in Italia il profilo dello chef mediatico è stato definitivamente sdoganato con MasterChef e nomi come Bruno Barbieri, Carlo Cracco e più recentemente Antonino Cannavacciuolo.
A scanso di equivoci vale la pena sottolineare che il lavoro sotto i riflettori non compromette (o non dovrebbe) la qualità o la serietà del lavoro ai fornelli (per quanto ci siano critici, come Aldo Grasso, che in passato hanno espresso un giudizio piuttosto severo a riguardo). Lo stesso Cannavacciuolo, ormai alfiere titolare nel tridente della MasterClass, ha festeggiato la terza stella Michelin appena tre anni fa – prova concreta che la carriera mediatica non preclude (o non dovrebbe) soddisfazioni professionali di grande calibro. Piuttosto, il lavoro di Jancis Robinson e Konstantin Baum, l’uno forse più recente e l’altro già reiterato nel tempo, è sintomo di un’evoluzione verso una figura ibrida e più connessa alla comunità virtuale di appassionati e che, magari, può avvicinarne di altri.
Da tempo si parla di come cambiare la lingua del vino, di come ristabilire una connessione senza polvere o cliché stucchevoli (tradizione e innovazione). Magari stiamo andando verso un mondo dove il sommelier, il Master of Wine o il critico diventa abitante completo del mondo massmediatico: una figura che trabocca di vita, seguito sui social e invitato nei programmi televisivi. E il podcast su vita e carriera, dalla culla ai giorni nostri, diventa biglietto da visita.

