Bere ai festival in modalità cashless: è più facile restare sobri

L'assurdo e complicato sistema dei pagamenti virtuali per ordinare da bere ai festival musicali di tutta Europa solleva più di un elemento di perplessità nei confronti dei rapporti con il consumatore.

Bere ai festival in modalità cashless: è più facile restare sobri

Gioiscano i proibizionisti e i salutisti: oggi i giovani hanno un motivo in più per rimanere sobri durante un festival musicale, e non ha nemmeno a che vedere con le (innumerevoli) problematiche legate all’alcol, ma soltanto con la difficoltà di ordinare da bere senza rimetterci dei soldi. A meno che non si possa vantare una laurea in matematica avanzata, requisito che pare essere necessario per riuscire a districarsi nel complesso sistema dei pagamenti cashless tanto diffuso negli eventi di questo tipo.

Di cosa si tratta? Se avete più di trent’anni siete autorizzati a non saperlo, ma è un dato di fatto che ormai sempre più spesso nei grandi eventi, per pagare da bere, non girano soldi, o almeno non soldi veri, bensì solo pagamenti virtuali, effettuati tramite un braccialetto NFC (che sta per “Near Field Communication”, sistema che consente di inviare dati da un dispositivo all’altro) che può essere ricaricato più volte a un’apposita cassa. Il vantaggio di questa operazione, al di là della scomodità di costringere il cliente a fare due code separate (una per caricare il braccialetto e la seconda per ordinare da bere) non è francamente ben chiaro, quantomeno per l’utente. Nell’evento non gireranno contanti, vero, e dunque si ridurranno i furti, forse, anche se comunque per caricare il braccialetto non basta un sorriso, ma servono soldi veri, che quindi comunque devo portare con me. E se il motivo era incentivare i pagamenti virtuali, i sistemi di pagamento cashless non mancano di certo, tra bancomat, carte di credito e app di servizio.

Ma torniamo al braccialetto NFC: in buona sostanza, i festival (dal Lucca Comics al Club To Club, dal Sonar di Barcellona al Kappa Futur Festival) hanno ormai ampiamente adottato questo metodo. Che c’è di male a caricare un braccialetto virtuale per pagare le bevute? Tutto, se questo metodo consente agli organizzatori di recuperare ancora una manciata di euro da ogni partecipante al festival, da sommare al costo del biglietto.

Il caso di Club to Club

braccialetto NFT

Perché questo è quel che succede molto spesso. Prendiamo il caso di Club to Club, uno dei festival di musica elettronica più importanti d’Italia e d’Europa, fiore all’occhiello giovane della settimana dell’arte contemporanea torinese, che è in scena in questi giorni in città. Capiamo come funziona qui il sistema di pagamento con il braccialetto NFC (ma è solo un esempio fra tanti).

All’ingresso al festival viene consegnato a ogni partecipante un braccialetto con un QR code, che consentirà il pagamento tramite Near Field Communication. Quel braccialetto va ricaricato con la cifra desiderata. O meglio, con una cifra desiderata che vada a multipli di dieci euro (10, 20, 30 euro e così via). Perché? A saperlo. Il problema è che il costo di una consumazione non è divisibile per dieci. Nel caso specifico del Club to Club, un cocktail costa 11 euro (anzi, token, come si chiamano i soldi una volta convertiti in sistema virtuale), una birra 7. Va da sé che qualsiasi sia la cifra che ricarico sul mio braccialetto, a fine serata avrò un avanzo.

Che ne sarà di quell’avanzo? Facile, rispondono in cassa: il giorno successivo puoi scaricare l’app ufficiale del festival e chiedere un rimborso. Ma – attenzione – solo se è superiore ai 2 euro, altrimenti i soldi sono andati. “You will be able to claim your remaining credit by filling in the form on the official app and on clubtoclub.it from the 6th to the 9th of November [the minimum refundable amount will be 2€]“, si legge sul sito del festival, sebbene ancora debba trovare queste informazioni sul biglietto che ho acquistato (non sarebbe più trasparente scriverlo lì?). Un meccanismo che consente, nella migliore delle ipotesi, un numero di download quantomeno falsati della app ufficiale del festival (e tutti sappiamo il valore di questi numeri in termini commerciali), e nella peggiore causa a ogni partecipante un costo aggiuntivo di una manciata di euro in più, per non parlare dei tanti che si ritroveranno, dopo una serata in pista da ballo, a non aver la voglia di affrontare il processo di richiesta del reso (ma questo, ovviamente, è affar loro, la possibilità di chiedere il rimborso c’è). E ancora, anche presumendo che tutti i rimborsi vadano a buon fine, è comunque plausibile ipotizzare che decine di migliaia di euro dei clienti rimangano per giorni nelle casse degli organizzatori del festival. Senza contare che qualcuno dovrebbe spiegare perché, per avere un rimborso dovuto, un utente è tenuto a lasciare a terzi dati sensibili quali indirizzo mail, numero di telefono e codice fiscale.

Ma torniamo alla serata. Una volta appreso che le bevute non sono divisibili per l’ammontare della ricarica, e che in generale sarà piuttosto facile rimetterci un euro o due, il clubber di turno può iniziare a fare i suoi conti. Tenendo sempre presente che il bicchiere – questo sì può avere un senso, quantomeno in termini ecologici – ha una cauzione di due euro, che ovviamente vengono conteggiate nei token attribuiti al braccialetto. Ma non è finita: tra le cose da tenere presente c’è anche che l’attivazione di ogni braccialetto (Dio solo sa cosa significhi) ha un costo fisso di due euro. Quindi, a conti fatti, caricando 30 euro su un braccialetto ho diritto a due bevute (22 token), più i 2 token di restituzione del bicchiere, meno i 2 token di attivazione del braccialetto: totale finale 8 token, con cui posso ancora prendere una birra (7 token, avanzerebbe un euro che non potrei più pretendere indietro da Club to Club), se non fosse che sono senza bicchiere, che devo ricomprare a 2 token, e allora non mi bastano più i token per la birra e insomma, tanto vale ricaricare altri 20 euro e ricominciare da capo. Avete mal di testa? Provate a fare questi conti al ritmo di musica elettronica, e poi ne riparliamo.

Anche l’assurda modalità del far pagare “l’attivazione del braccialetto”, come successo al Club to Club, è assolutamente consolidata nei pagamenti tramite NFC. Al Sonar di Barcellona (altro importantissimo festival di musica per clubber) c’è addirittura da pagare una tassa di 1 euro e 20 per la transazione legata al reso di eventuali soldi rimasti sul braccialetto a fine serata.

Dunque, per farla breve e provare a semplificare, dopo aver pagato il mio biglietto per il festival Tal dei Tali, mi troverò a dover pagare una sorta di tassa per bere, che nel caso di Club to Club è di due euro, ma che può essere pure più alta. Nel caso dello Sziget festival di Budapest, per esempio – altro nome gigantesco della musica live europea – per ogni ricarica del braccialetto è prevista una commissione di 500 fiorini ungheresi, pari più o meno a un euro e mezzo.

Come a dire: ragazzi, bevete responsabilmente, che altrimenti vi costa una cifra che di sicuro non sarete mai in grado di calcolare, neanche da sobri.