Come si sta muovendo l’enoturismo del Carso?

Robi Jakomin, responsabile organizzativo dell'associazione Carso Kras, ci parla di come si sta muovendo l'enoturismo del Carso.

Come si sta muovendo l’enoturismo del Carso?

Olio, miele, formaggi, ma soprattutto vino. Il Carso, fazzoletto di terra stretto tra il mar Adriatico e appunto il promontorio Carsico, ha fatto della viticultura un punto focale per il turismo gastronomico sul territorio. Fra le diverse attività agricole è senza dubbio la più rappresentativa, quella più sviluppata e con il maggior numero di produttori.

Gli sforzi per promuovere l’offerta enogastronomica del Carso passano necessariamente attraverso le attività volte a raccontarne l’identità enoica. Ne abbiamo parlato con Robi Jakomin, responsabile organizzativo di Carso Kras, associazione nata per promuovere i vini del territorio: Vitovska, Malvasia, Refosco e Terrano.

Terrano e Refosco: i rossi del Carso

Come si sta muovendo la vostra associazione?

Siamo appunto un’associazione e non un consorzio, nata con l’obbiettivo di raccontare un areale produttivo molto piccolo. Rappresentiamo circa il 4 % della viticultura regionale, che a sua volta è circa il 4% di quella nazionale. Produciamo però vini con una forte impronta indentitaria, accomunati da un approccio in vigna molto rispettoso. Quello che ci interessa davvero comunicare è legato al concetto di sostenibilità. Questo è un messaggio per noi importantissimo da veicolare, prima ancora di scelte stilistiche e risultato nel bicchiere.

Stiamo scommettendo su questo, le attività di promozione sul territorio sono legate principalmente a tre eventi: Mare e Vitovska in Morje, Terranum e Malvasia in Porto, ma non mancano ovviamente eventi di promozione su territorio nazionale

 

Si tratta quindi di un mercato prettamente locale o turismo e consumi si spostando anche oltre i confini dello Stivale?

“Abbiamo subito una flessione del turismo di prossimità a causa del Covid, ma è stato proprio il turismo di prossimità (specialmente quello del nord Italia) e quello proveniente dall’Austria che ci ha permesso di regger l’urto.

I consumi sono legati principalmente al mercato locale e nazionale, ma ci sono però aziende che hanno saputo far conoscere i loro vini ben oltre i confini dello Stivale, e oggi i loro prodotti si trovano nelle più prestigiose carte dei ristoranti in tutto il mondo”

Carso, pietra, muretti a secco

Immagino il traino in tal senso sia stato segnato dai vini macerati

Certamente i vini macerati sono una carta d’identità importante per il Carso e di certo sono stati un volano per raccontare la viticultura locale, ma sul Carso non produciamo solo vini macerati, le iniziative promosse dalla nostra associazione vogliono raccontare tutto il buono di questo territorio.”

 

Cosa consiglierebbe ad un enoturista che sta pensando di organizzare un visita?

Gli suggerirei di farci visita nel periodo estivo, perché le cantine sono più organizzate per accogliere gruppi. È sempre consigliabile consultare i siti aziendali e prenotare per tempo, oppure contattare l’ente turistico per avere informazioni e organizzare il viaggio.

Molti viticoltori si stanno attrezzando per offrire anche il pernotto dato che sul territorio le strutture ricettive non sono sempre vicine alle aziende agricole. La media dei soggiorni si è allungata negli ultimi anni, siamo passati da un turismo che si concentrava prettamente nell’weekend, quini un paio di giorni, a 3-4 giorni di permanenza.

Quello che offriamo non è un turismo di massa, non troverete luoghi affollati e caotici, vivrete piuttosto un’esperienza che invita alla lentezza.

Le attività di pubblicazione fanno parte di un progetto della rete CARSO KRAS per la valorizzazione dei vini autoctoni ad Indicazione Geografica Tipica Vitovska, Malvasia, Refosco e Terrano, finanziato dalla misura 3.2.1 del PSR 2014-2020 della Regione Friuli Venezia Giulia.

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