I vini da comprare a Natale 2025, al supermercato, con una decina d’euro

Avete 10 euro e dovete comprare una bottiglia al supermercato, magari per le Feste natalizie. Abbiamo selezionato per voi ciò che si salva, e in qualche caso merita, per portare a casa capre e cavoli.

I vini da comprare a Natale 2025, al supermercato, con una decina d’euro

Parliamoci chiaro fin da ora: per godere di un vino di qualità non si dovrebbe scendere sotto determinate cifre, o almeno sotto i 15 euro, per capirci. . D’altronde, siamo anche consapevoli che non tutti abbiano voglia o interesse di approfondire il tema, ma non per questo vogliono privarsi della compagnia di una bottiglia di vino a tavola, pagandola magari il meno possibile.

Eccoci allora a darvi alcuni consigli su quale bottiglia scegliere quando sarete al supermercato e penserete “però non voglio spenderci più di 10 euro”. Ripeto, a scanso di equivoci: se volete bere bene, anche molto bene, dovete spenderci qualcosa di più (non tantissimo, tra l’altro: basterebbero pochi euro in più), frequentando le enoteche e curiosando tra le migliaia di cantine e denominazioni esistenti. Ribadito il necessario, cominciamo.

Prosecco DOC “Il Fresco” – Villa Sandi

 

Nella GDO si trovano centinaia di bottiglie diverse di Prosecco DOC, alcune delle quali dal costo inopportunamente basso, che finiranno la propria vita in una qualche caraffa già contenente una bevanda dal colore innaturalmente arancione fluo. Con un po’ di fortuna, troverà anche del ghiaccio. Lo chiameranno spritz. Il nostro consiglio è di dirigervi verso un prosecco affidabile come “Il Fresco” di Villa Sandi, utilissimo passe partout in attesa che pranzi o cene comincino (tenetelo in frigo, mi raccomando). Lo trovate un po’ su qualunque e-commerce e con una decina d’euro ve la caverete.

Vermentino di Sardegna DOC – Sella e Mosca

Vermentino di Sardegna DOC - Sella e Mosca

La cantina è un pilastro dell’enologia sarda e l’affidabilità di questo vino è garantita. È come una copertina di lana: nessuno ne fa sfoggio pubblicamente, ma in caso di necessità quanto è comoda. Così è questo vino, che magari può venire guardato con sufficienza dai palati ‘educati’, ma alla fine viene sempre bevuto con piacere anche dai più snob.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC “Luzano” – Marotti Campi

È sorprendente come un’azienda come Marotti Campi, tuttora a conduzione familiare, abbia l’ardire di proporre bottiglie assai meritorie al di sotto dei 10 euro. Su tutti abbiamo virato su questo Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore, dalla prestanza generosa al palato, ma qualora optaste per le altre etichette di Marotti Campi potrete comunque dormire sonni tranquilli.

Falanghina del Sannio DOC – Feudi di San Gregorio

Falanghina del Sannio DOC - Feudi di San Gregorio

Le scure (e pesantucce) bottiglie della campana Feudi di San Gregorio sono delle habitué degli scaffali della GDO, con le loro eleganti etichette frontali dalle dimensioni ridotte, solitamente organizzate in quadrati sovrapposti. L’azienda è assai attiva dal punto di vista artistico, ospitando al suo interno una collezione di opere d’arte e svolgendo un ruolo da mecenate per numerosi artisti. Del vino in questione non possiamo parlarne come un monumento enologico, ma certamente il prezzo non è esoso, la bottiglia non sfigura anche a fronte di apparecchiature eleganti e il vino si affianca in maniera discreta accanto alle pietanze.

Emilia IGT “Otello Nero di Lambrusco” – Ceci

È inutile, potete insistere quanto volete, noi non supereremo mai questa fase: noi adoriamo il Lambrusco. Lo reputiamo uno dei vini migliori dell’intero panorama italiano (quello fatto bene, intendiamoci. Non quello amabile spacciato in bottiglioni da 1,5 litri, che comunque in U.S.A. spadroneggiò illo tempore, chiedete alle Cantine Riunite). E ringraziamo che ci sia ancora una cantina come Ceci, che diffonde etichette di Lambrusco a manciate. Tra le tante proposte ricadiamo su questo 100% Lambrusco Maestri, scuro e ricolmo di calore come la notte della vigilia.

Umbria Rosso IGT “Vipra” – Bigi

La cantina è una nota realtà dell’orvietano. Le sue bottiglie sono visibili a scaffale da decenni. Le uve sono autoctone e internazionali, si vocifera di sangiovese e merlot ma nessuno può saperlo con certezza. A questo punto i dubbi sarebbero tanti. Eppure funziona. In qualche modo il Vipra Rosso a tavola funziona. Basta che non gli chiediate di essere un Tignanello, come non chiedereste a una Fiat Uno di essere una Ferrari.

Grignolino d’Asti DOC “Post dal vin” – Terre del Barbera

Il Grignolino è uno dei tanti vini piemontesi che languono all’ombra dei confratelli a base nebbiolo, diffondendosi con difficoltà sulle tavole italiane. Peccato, perché anch’esso si adatta benissimo a una marea di pietanze. Tipo questo, premiato dal Gambero Rosso come miglior vino del 2026 sotto i 10€. Dategli una chance.

Primitivo del Salento IGP – Notte Rossa

Primitivo del Salento IGP - Notte Rossa

Altro esemplare di vino perennemente presente sugli scaffali della GDO, impossibile non averlo notato. Non vi regalerà mai la ricchezza aromatica e il calore dei grandi Primitivo pugliesi, scordatevelo. Tuttavia, per accompagnare l’agnello al forno a casa di zia Ines e zio Giovanni, mai neanche lontanamente interessati alla sommellerie, va più che bene. Tanto poi si metteranno a parlare di geopolitica (a tal proposito, prendetene di più di bottiglie).

Moscato d’Asti DOCG “Luigi Bosca” – Bosca

Chi scrive è tradizionalista e non riesce a smuoversi dall’abbinamento Moscato d’Asti / Panettone. Ovviamente, se ne trovano di deliziosi ma anche di pessimi, con la componente aromatica pressoché assente (che come fate a perdervi gli aromi dell’uva moscato, disgraziati). Il Luigi Bosca è un più che discreto compromesso a un prezzo altamente accessibile.

Asti Spumante DOCG – Gancia

Restiamo in zona per concludere con lo spumante delle feste per antonomasia. Col tempo siamo diventati snob e l’idea di aprire uno spumante dolce fa sorridere chiunque. Eppure a livello di export l’Asti è uno dei traini dell’enologia italiana, con oltre 20 milioni di bottiglie esportate ogni anno: quando vi vantate del made in Italy, state ringraziando anche lo spumante che tanto bistrattate.

E allora dategli una chance, magari optando per un nome storico del vino, l’azienda fondata da quel Carlo Gancia che si tramanda essere il padre del metodo classico in Italia (anche se ultimamente il consorzio dell’Alta Langa DOCG sta tentando di riscrivere la storia).