Il nuovo disciplinare di Barolo e Barbaresco potrebbe fare autogoal in Langa

Le modifiche proposte al disciplinare di Barolo e Barbaresco non vedono tutti i produttori d'accordo: alcuni hanno perplessità sulla tutela della tradizione dei Grandi Rossi piemontesi.

Il nuovo disciplinare di Barolo e Barbaresco potrebbe fare autogoal in Langa

“Nessuna bagarre nel mondo del Barolo e Barbaresco“: così aveva titolato qualche giorno fa il Consorzio di Tutela, in un comunicato stampa il cui titolo rispondeva all’articolo di qualche giorno prima del Sole 24 Ore. L’oggetto del comunicato (che anche noi vi abbiamo raccontato) erano le proposte di modifica dei disciplinari dei due vini più pregiati del Piemonte, già approvate nel Cda e ora nelle mani dei produttori, che dovranno decidere cosa farne. Eppure – e sarebbe strano il contrario – non tutti sono d’accordo con quello che sta succedendo. Basta fare un giro a Grandi Langhe (evento di presentazione delle nuove annate, in questi giorni alle OGR di Torino) per capire che aria tira. In diversi si dichiarano non troppo d’accordo con le modifiche proposte, per le motivazioni più disparate – non in ultimo, il fatto che il mandato dell’ottimo presidente Matteo Ascheri, e con lui tutto il CdA, è in scadenza, e dunque non sembra il momento più opportuno per prendere decisioni così importanti. “Stiamo andando bene, non abbiamo grandi problemi di vendita nel mondo, abbiamo una zona limitata che funziona benissimo: ma che senso ha andare a cambiare le cose in questo momento?“, ci dicono i produttori “scettici” sul tema delle modifiche al disciplinare.

Le modifiche preoccupanti

Rappresento una schiera piuttosto grossa di produttori di Barbaresco e Barolo che sono piuttosto perplessi da alcune delle modifiche proposte“, ci dice un produttore che ci chiede di potersi esprimere in anonimato. “In particolare, a non trovarci d’accordo è la reciprocità tra le zone di Barolo e Barbaresco per vinificazione e imbottigliamento, anche perché non è come viene raccontata“.

Secondo il produttore con cui abbiamo parlato, infatti, quella che viene presentata come la possibilità di “vinificare ed imbottigliare il Barolo nell’area di produzione del Barbaresco e nell’area di produzione del Barbaresco di poter vinificare ed imbottigliare il Barolo, con l’esclusione dei territori siti nella parte sinistra del fiume Tanaro“, è in realtà un allargamento a tutta l’area comunale alla destra del Tanaro.

In ogni caso, su questa possibile reciprocità storce il naso. “In tutto il mondo conoscono l’area del Barolo e quella del Barbaresco. Facendo questa modifica verrebbe una zona “Grande Langa“. È da valutare molto bene questo passo, perché rischia di perdersi l’identità e la tradizionalità di quei due vini, creando confusione non soltanto a livello di produzione, ma anche per l’indotto enoturistico. Il turista oggi viene nell’area del Barbaresco e in quella del Barolo, così stiamo rischiando di creare un gran minestrone dove all’interno ci sono le più grandi denominazione del Piemonte“.

Non solo. Che questa modifica fosse quella che più tirava in ballo gli interessi dei produttori era probabilmente chiaro fin da subito. Ma i motivi che creano resistenza da parte di alcuni sono diversi. “È una modifica che sta facendo un grande favore alle cooperative più grosse, perché loro potrebbero prendere i conferitori da entrambe le zone“, spiegano i non convinti. “E poi c’è il rischio di aprire anche a una parte industriale che può venire a vinificare in zona anche altri vini: stiamo allargando il territorio – dicono, se è vero come sostengono che lo spazio è inteso come tutta l’area comunale alla destra del Tanaro – e mettendoci una concorrenza in casa che stravolgerebbe completamente tutti gli equilibri“.

Un altro punto che non convince del tutto è quello dell’eliminazione del divieto di impiantare vigneti di Nebbiolo atti a Barolo o Barbaresco nei versanti collinari esposti al Nord. Punto dettato dalle necessità sorte con il cambiamento climatico, che pongono nuove problematiche per i vignaioli. “È vero che qualcosa dobbiamo fare, ma è una cosa che andrebbe fatta gradualmente“, ci dicono i produttori che non sono d’accordo. “Non può essere una cosa automatica: i padri fondatori che hanno fatto il disciplinare del Barolo e Barbaresco si rivolterebbero nella tomba. Il vigneto dove fino a ieri si faceva il Langhe Nebbiolo può dare domani un grande Barolo o Barbaresco? Stiamo correndo troppo su cose che meriterebbero gli approfondimenti“.