L’Alta Langa e la peggior pubblicità di sempre: La volpe e l’uva

È serio o faceto il Consorzio dell'Alta Langa DOCG nell'utilizzare "La volpe e l'uva" per pubblicizzare un vino che, da sempre, "non è Champagne?"

L’Alta Langa e la peggior pubblicità di sempre: La volpe e l’uva

Nella Langa del “re dei vitigni” (il nebbiolo, si intende) c’è un vino che s’arrende. Sommessamente lo si ammette, tra le fila, al banco di mescita degli Alta Langa, che il migliore metodo classico piemontese possa tangere lo Champagne solo in termini di confini, e che dopotutto, ad acquistar nostrano, nemmeno si risparmi denaro.

“Meglio il Mumm del volantino”, calca sardonico il maligno, certamente franciacortino, mentre l’amico gastro-fissato giura di aver comprato sei casse di shampoo dal piccolo produttore facendo un affarone, viaggio in Mosella compreso.

Ciarlatani. Maldicenze. L’Alta Langa, in vent’anni soltanto dalla nascita del disciplinare, ha sfidato la regina delle bolle con un’eleganza sopraffina. E lo dimostra il più recente battage del Consorzio, figlio di un marketing sornione contemporaneo e anzi pionieristico, auto-ironico, assai sottile, che i pronipoti dei vignaioli comprenderanno, perdonando.

L’Alta Langa, la volpe e l’uva

alta langa volpe e l'uva

Cacofonico e di farinettiana memoria (“Eataly: Alti cibi”, recita il claim dei non-supermercati fondati dall’altresì piemontese imprenditore) il post Instagram del Consorzio dell’Alta Langa pone in primo piano una volpe e un grappolo d’uva scontornati su sfondo nero, e con essi la matrice di tutte le proverbiali favole.

Novella che nella sua versione più condivisa, quella attribuita ad Esopo, recita così:

Una volpe affamata, come vide dei grappoli d’uva che pendevano da una vite, desiderò afferrarli ma non ne fu in grado. Allontanandosi però disse fra sé: «Sono acerbi». Così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.

Così, con la classe che è solo della classicità, l’Alta Langa palesa un pensiero comune attraverso il sarcasmo. Nondimeno rimanda, attraverso il testo allegato al post, all’antica storia di sé. Una storia che non si consuma certo nella recente origine di una DOCG, dacché “il Metodo Classico più antico d’Italia nasce nelle ottocentesche Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio Unesco.

La domanda a Google urge dunque, inesorabile, e il motore di ricerca lo è ancor di più.

“storia-Alta-Langa”.

“altalangadocg.com”

“Inizio ‘800. Nasce in Piemonte il primo metodo classico italiano. Già dall’inizio dell’800, i conti di Sambuy, influenzati dalla vicinanza geografica e culturale con la Francia e con le sue produzioni vinicole, diedero inizio in Piemonte alla coltivazione di alcuni vitigni francesi – Pinot nero in particolare – per produrre vini spumanti sul modello di quelli della Champagne“.