L’Etna nel bicchiere con i vini di Palmento Costanzo

Un viaggio enologico alla scoperta dei vini di Palmento Costanzo, per scoprire come il vulcano si manifesta in un bicchiere di vino.

L’Etna nel bicchiere con i vini di Palmento Costanzo

In collaborazione con Sagna.

Ogni centimetro di Sicilia si intreccia con una storia fatta di persone e prodotti unici: il territorio si riflette perfettamente nella lunga relazione isolana tra uomo e vite, che ha dato origine qui ai vini tra i più apprezzati non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Un panorama di ricchezza, cultura e biodiversità che non è replicabile altrove, ma che si ritrova nel bicchiere in tutta la sua unicità.

Palmento costanzo(3)

Tra le architetture che la Sicilia può offrire c’è quella dei palmenti. Quello della famiglia Costanzo è sviluppato in diversi piani: i locali di vinificazioni e affinamento sono all’interno della roccia. Non sono molte le regioni italiane che possono offrire questi scenari di lavorazione del vino. Per questo spingersi fino in Sicilia può rivelare un mondo del tutto nuovo.

Palmento costanzo(3)

Palmento Costanzo, come dichiara il nome, è una cantina che ruota intorno a un’architettura di questo tipo. Qui il palmento originale utilizzato fin dagli inizi del ‘900 dai viticoltori della zona, è costruito in pietra lavica ed è stato ristrutturato proprio per mantenere nel tempo le sue funzionalità. Al suo interno si realizzano le antiche tecniche di vinificazione che si combinano a tecnologie moderne, in un perfetto dialogo fra presente e passato. Ci sono le vasche termoregolate in acciaio inox, le Ovum, botti in rovere francese a forma ovoidale che sfruttano i moti convettivi per favorire il bâtonnage naturale, poi le botti Stockinger e le anfore.

Palmento costanzo(4)

L’azienda, voluta e curata da Mimmo e Valeria Costanzo, vedrà presto il coinvolgimento arrivo anche della figlia Serena, futura enologa. È il 2010 quando parte la ristrutturazione: non solo botti e pietre, ma anche una filosofia, un pensiero sul vino e sul territorio che ne esprimano cura e unicità. Per questo il palmento viene restaurato secondo i principi della bioarchitettura, con l’illuminazione naturale mediata da cinque coni che convogliano all’interno della struttura la luce, limitando la necessità di corrente elettrica soltanto alle ore più buie. L’azienda si estende oggi per 18 ettari, 10 dei quali sono a superficie vitata, sul versante nord dell’Etna, in Contrada Santo Spirito, nella frazione di Passopisciaro. Si vinificano solo uve autoctone: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto.

Palmento costanzo(5)Valeria Costanzo

Per capire questi vini però occorre sapere non solo come vengono realizzati ma anche dove ci troviamo. La Sicilia è grande infatti, ma qui “A’ muntagna” come la chiamano gli isolani, ha creato una regione nella regione, con un suo clima, una sua biodiversità e un suo terroir. Non a caso dove svetta il vulcano attivo più alto d’Europa, con i suoi 3300 metri di imponenza, si è sviluppata la prima Doc siciliana riconosciuta e una delle più antiche d’Italia. Ogni anno qui si realizzano circa 4 milioni di bottiglie, rossi in particolare ma anche bianchi, rosati e spumanti. La Doc dell’Etna comprende parte dei territori di 20 comuni pedemontani, che si appoggiano su un territorio prevalentemente collinare.

Palmento costanzo(2)Tra i versanti etnei, si aggiungono ulteriori specificità. Quello dove si trova Palmento Costanzo è caratterizzato dalla coltivazione a terrazzamenti, oltre 100, con muretti a secco in pietra lavica. I vigneti sono coltivati ad alberello, una tipologia che pur restituendo basse rese, riesce a risalire le pendici del vulcano dai 600 ai 800 metri di altitudine appoggiandosi su pali di castagno. Le vigne mettono radici in suoli ricchi di sabbie vulcaniche nere e brune, sassi e rocce effusive, alcune di loro hanno fino a 120 anni. Come si deduce quindi dall’età anagrafica, alcune sono vigne prefillosseriche, impiantate prima dell’arrivo dell’afide fillossera in Europa.

Serena Costanzo
I vini prodotti nel versante nord sono ben distinguibili: restituiscono grandi strutture e spiccate acidità. Passopisciaro, all’interno della quale si trova Palmento Costanzo, è una delle zone più riconosciute e apprezzate. Oltre vigneti in Contrada Santo Spirito, l’azienda attinge da altre parcelle di proprietà a Feudo di Mezzo (poco più di 1 ettaro), Bragaseggi (1 ettaro), Cavaliere (1 ettaro e mezzo) Zottorinoto, Randazzo e Cavaliere, dalle quali si ricavano sopratutto uve bianche dedicate soprattutto alla produzione di Etna Bianco.

Palmento costanzo(5)L’apprezzamento per questi vini non è dato solo da fattori storici o territoriali, ma anche da elementi, per così dire, antropologici che aggiungono valore al prodotto nelbicchiere. Qui viene infatti praticata un’agricoltura a regime biologico con l’aggiunta di preparati biodinamici grazie al supporto dell’agronomo Adriano Zago.

Vinificazioni parcellari e lieviti naturali, queste le scelte premianti per bottiglie che esprimono al meglio il microclima e del caratteristiche dell’areale all’interno delle quali sono state concepite.

Palmento costanzo(7)

Chiudendo con la produzione, Palmento Costanzo realizza circa 100.000 bottiglie all’anno. Ancora innovazione nel packaging, che riproduce le linee del vulcano con un pigmento materico estratto dalla polvere dell’Etna. Le line di produzione sono tre: Mofete, Di Sei e Contrade. Tra tutta la produzione un posto d’onore spetta a l’Etna Doc Rosso Prefillossera, un vino che nasce proprio da una storia di resistenza, quella delle viti impiantate prima che la fillossera distruggesse gran parte dei vigneti europei. Si presenta come un vino elegante, con tannini vellutati e un sorso di grande profondità. Dopo una macerazione di circa 6 mesi in tonneau rotativi di rovere francese, affina negli stessi tonneau per 24 mesi più 12 mesi in bottiglia.

palmento costanzo

La linea Mofete invece prende il nome dall’ultima manifestazione gassosa dell’attività vulcanica e comprende vini più giovani che esprimono la parte fresca e irruenta del vulcano con un rosso, un bianco ed un rosato che nascono dalle uve delle piante con un’età fino a 30 anni. Ne derivano vini succosi, di buona persistenza, equilibrati, contraddistinti da un finale sapido. La linea Di Sei invece si riferisce alla classificazione geologica dell’Etna e accoglie un vino bianco ed un rosso aromatici ed intensi, realizzati con le uve delle viti che arrivano fino a un secolo di vita. Vini intriganti, saporiti e minerali.

palmento costanzo

Chiudiamo infine questo viaggio enologico con Contrade, una linea di grande qualità che accoglie due proposte: Contrada Cavaliere, che rappresenta piante di 100 anni di età, un Carricante 100% coltivato in Contrada Cavaliere, Santa Maria di Licodia esposta a sud a 950 m s.l.m. e Contrada Santo Spirito che nasce dalla selezione delle viti più vecchie e porta il nome della contrada di appartenenza, secondo quanto consentito dal disciplinare, con 90% di Nerello Mascalese e solo il 10% di Nerello Cappuccio. Il risultato? Un vino di ampia struttura e personalità, con spiccata e vibrante acidità, dal carattere profondamente avvolgente.