L’Ue tratterà il vino come le sigarette?

Il Beca, il piano europeo per battere il cancro, sembra non dare pace al mondo del vino: l'atteggiamento dell'UE verso l'alcol ha molto in comune con quello riservato al fumo.

L’Ue tratterà il vino come le sigarette?

C’è un nuovo nemico pubblico numero uno: l’alcol. Presto nell’Unione Europea il vino potrebbe essere trattato come si trattano le sigarette, e per lo stesso motivo: provoca il cancro. Magari non si arriverà all’apposizione obbligatoria in etichetta della frase “nuoce gravemente alla salute” e simili; probabilmente non vedremo, di fianco a poetiche descrizioni di flavour e terroir, crude immagini di fegati spappolati; ma insomma il rischio è serio. Potremmo trovarci davvero alle soglie di una nuova era, non è una di quelle bufale allarmistiche, quelle esagerazioni in malafede sulla falsariga “la Ue vuole toglierci questo e quell’altro”. E proprio tra qualche giorno, il 14 febbraio, al Parlamento europeo è previsto un passaggio decisivo.

La parola chiave è Beca, che sta per Beating Cancer, battere il cancro: il piano europeo è stato presentato giusto un anno fa, a inizio febbraio 2021. È stata istituita un’apposita commissione parlamentare che, dopo lavori preparatori e revisioni, ha votato a larghissima maggioranza un testo, che ora passerà al vaglio dell’assemblea tutta. Come si può immaginare dalla vastità dell’argomento, e come abbiamo già scritto in occasione del precedente step, si tratta di un testo programmatico, teso a dare impulso a una quantità di iniziative e provvedimenti diversi, in cui l’aspetto alimentare è solo uno dei tanti presi in considerazione, anche se ovviamente assume un ruolo notevole.

Beca, il piano europeo per battere il cancro

unione europea

Leggiamo per esempio dal sito del Parlamento europeo: “Il piano europeo per combattere il cancro definisce azioni per sostenere, coordinare o integrare gli sforzi degli Stati membri in ogni fase della malattia: prevenzione; individuazione precoce; diagnosi e trattamento; miglioramento della qualità della vita dei malati di cancro e dei sopravvissuti. I temi trasversali includono ricerca e innovazione; medicina digitale e personalizzata; riduzione delle disuguaglianze in materia di cancro nell’UE. Un focus particolare sarà sui tumori infantili. Sotto le sue 7 rubriche tematiche, il piano comprende 10 iniziative faro e 32 azioni di supporto, da attuare nei prossimi anni. Le azioni trasversali riguarderanno fattori di rischio chiave come tabacco, consumo dannoso di alcol, inquinamento ambientale e sostanze pericolose. Il piano mira anche a promuovere diete sane e attività fisica. Inoltre, il suo obiettivo è eliminare i tumori cervicali e di altro tipo causati dai papillomavirus umani attraverso la vaccinazione“. In campo ci sono 4 miliardi di euro.

In tutto questo, però, l’atteggiamento nei confronti dell’alcol, e non solo del suo consumo eccessivo, resta quello che si diceva. E anche se un anno fa il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas ha detto che “di sicuro l’Ue non vieterà il vino e non etichetterà il vino come qualcosa di tossico”, nero su bianco sul sito della commissione si legge:

“Il rafforzamento delle politiche di controllo dell’alcol è necessario per prevenire casi di cancro e decessi attribuibili all’alcol. La Commissione sosterrà pertanto gli Stati membri nell’attuazione di un’ampia gamma di politiche quali la riduzione dell’accessibilità e della disponibilità di alcol, i limiti alla pubblicità e alla promozione e la sensibilizzazione sul rischio del consumo di alcol e del cancro. Inoltre, la Commissione riesaminerà la legislazione dell’UE sulla tassazione dell’alcol. Esaminerà inoltre la legislazione fiscale dell’UE sull’acquisto transfrontaliero di prodotti alcolici”.

Quindi, a partire dalla fine, saranno possibili: aumento di dazi e accise (come quelle sulle sigarette, delle quali attualmente costituiscono la maggior parte del prezzo) a scopo di disincentivo; divieti di spot e sponsorizzazioni; campagne informative sui rischi; misure volte a rendere più difficile la reperibilità degli alcolici.

Il mondo del vino in allarme

Vino

Il tutto poi potrebbe incidere anche sui finanziamenti e il sostegno all’agricoltura vitivinicola: le politiche agricole costituiscono una grande parte del bilancio Ue e dell’impegno politico dell’Unione. È la preoccupazione dei produttori, espressa da ultimo da Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del Comité Européen des Enterprises Vins (CEEV) in un’intervista a The Drinks Business. Il timore è quello di un mondo un mondo “completamente diverso” perché l’attenzione in Europa si è spostata dal prendere di mira i danni causati dall’alcol al tentativo di ridurre il consumo per tutti.

L’atteggiamento del Beca in materia di alcol è quello del cosiddetto “nessun livello sicuro“, ribaltando la visione comune – e i molti studi – secondo cui un bicchiere di vino al giorno fa più bene che male, per dirla terra terra. La base è una ricerca scientifica pubblicata da Lancet nel 2018 (Global Burden of Diseases), ricerca che Recarte giudica “imperfetta”: “la conclusione che assumere anche piccole quantità di alcol è dannoso per l’uomo“contraddice oltre un secolo di prove scientifiche sul fatto che che un consumo moderato ha benefici per la salute”.

“Esiste il rischio di convertire le bevande alcoliche nell’equivalente di un prodotto da tabacco, suggerendo che a un produttore di vino potrebbe essere vietato pubblicizzare il proprio prodotto, essere costretto a riportare avvertenze sanitarie sulle etichette e adottare imballaggi semplici, oltre a una presenza ristretta nei negozi (…) Se le bevande alcoliche fossero trattate in questo modo, le renderebbe quasi un prodotto illegale, portando a una stigmatizzazione del nostro settore, che metterà fine al sostegno o aiuto alle aziende vinicole”.

“Il settore del vino riceve denaro per l’innovazione, la promozione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, ma tutto questo potrebbe scomparire da un giorno all’altro (…) Il settore vitivinicolo è uno dei pilastri della sostenibilità socio-economica delle aree rurali”. E conclude con un appello agli operatori del settore: “I nostri enologi e viticoltori guardano alle loro piante, ai loro vini e ai loro consumatori, e non si rendono conto del mondo che sta arrivando loro; sono concentrati sulla loro bolla – che è fantastica – ma il problema è quello che sta succedendo fuori che farà esplodere il loro piccolo mondo. Che si tratti di un CEO o di un coltivatore, non si rendono conto di cosa sta succedendo… abbiamo bisogno che difendano il loro settore”.