Se bevo vino quanto sgarro? Ora ce lo dirà l’etichetta

Le etichette dei vini italiani stampate a partire dall'8 marzo 2024 dovranno riportare la lista degli ingredienti e la tabella nutrizionale, con tanto di calorie assunte a bicchiere.

Se bevo vino quanto sgarro? Ora ce lo dirà l’etichetta

Il solitamente stazionario mondo del vino sta per affrontare una più che discreta rivoluzione, perlomeno dal punto di vista legislativo. I produttori dovranno etichettare i propri vini in maniera differente, secondo il regolamento europeo 2021/2117, entrato in vigore lo scorso 8 dicembre 2023, successivamente prorogato fino all’8 marzo 2024, successivamente prorogato fino al 30 giugno 2024 (non le vedremo mai le nuove etichette, vero?). Le informazioni già presenti in etichetta dovranno essere integrate con la tabella dei valori nutrizionali e la lista degli ingredienti, specificando gli eventuali allergeni presenti oltre ai già noti solfiti.

La lista degli ingredienti può essere motivo di risatine, giacché, signora mia, ma con cos’altro si può mai fare il vino se non con la sola uva? Difatti la lista non è pensata per rendere manifesti i fantomatici utilizzatori delle ‘polverine’, quanto per dare indicazione degli additivi usati nel processo di vinificazione. Attenzione: gli additivi, non i coadiuvanti, a meno che questi non rappresentino dei potenziali allergeni (ad esempio derivati del latte o delle uova).

Significa che, se usati, dovranno essere inseriti in etichetta anche gli agenti acidificanti (acido malico o lattico o tartarico o citrico), oppure il tanto recentemente vilipeso mosto concentrato (che sia rettificato o meno), o anche il caramello, se utilizzato nei vini liquorosi; di contro, possono rimanere al di fuori di questa lista i coadiuvanti come tartrato di potassio o carbonato di calcio, utilizzati per ridurre l’acidità fissa del vino, oppure gli agenti chiarificanti come le gelatine alimentari o la bentonite, o anche i lieviti utilizzati, con buona pace di chi i lieviti se li coltiva in cantina e non ricorre all’aiuto delle multinazionali. L’etichetta non prende neanche in considerazione le manipolazioni di natura fisica, come ad esempio la concentrazione del vino, un qualcosa di impatto certamente non trascurabile nella resa organolettica finale.

Beninteso: si sta parlando di pratiche legali, di sostanze previste dai protocolli e regolate nell’uso dai vari disciplinari. In etichetta verrà anche indicato il valore energetico del vino, nonché la sua tabella nutrizionale. Ora, diciamo che il vino è sostanzialmente acqua con una percentuale di alcol e poco altro. Potrebbe anche sembrare inutile informare il consumatore delle poche kilocalorie (o dei kiloJoule) cui esso andrà incontro dopo ogni calice bevuto (tipicamente 125 ml). Però, che piaccia o meno, l’alcol ha comunque un suo valore nutrizionale e, per la gioia di chi ha passato i 30 anni, una volta metabolizzato va a posizionarsi fra le riserve di grasso. Inoltre la tabella nutrizionale fornirà anche informazioni sull’eventuale residuo zuccherino del vino nel calice, informazione che ad oggi si aveva solo con la classificazione dei vini spumanti, secondo dei range storicamente delineati (lo sapevate, bambini, che gli spumanti vengono classificati come ‘brut’ quando la concentrazione di zucchero in bottiglia è al di sotto dei 12 g/l?). E questo diventa ancora più interessante per i vini secchi, che non sono sinonimo di “zero zuccheri”. Sì perché il Codice Internazionale delle Pratiche Enologiche riporta come un vino possa definirsi secco “quando contiene al massimo 4 g/l di zucchero, oppure 9 g/l se l’acidità totale non è inferiore di oltre 2 g/l rispetto al tenore zuccherino”.

Per le cantine che non volessero rovinare la propria etichetta, dove vengono narrate le nobili gesta contadine delle popolazioni avite, scritte in carattere Kunstler, con uno stemma araldico in dissolvenza sullo sfondo, interzato in pergola; nel primo d’azzurro al busto d’hipster di tre quarti con occhiali specchiati rosa; nel secondo di cremisi al maggiociondolo stramazzato al suolo, sovrastato da un paio di Birkenstock a trama pied de poule; nel terzo di rosa Schiaparelli all’agnello d’argento, pascente nella campagna di verde, cucita, accompagnata in capo dalle lettere M, C e R, male ordinate; per le cantine, dicevamo, con un’etichetta simile, c’è la possibilità di limitare le informazioni in etichetta e di rendere fruibile tabella nutrizionale ed elenco ingredienti via internet tramite un QR Code.

Il nuovo sistema di etichettatura sarà applicato a tutti i vini prodotti dall’8 dicembre 2023; per ‘prodotti’ si intende vini che abbiano raggiunto titolo alcolometrico e grado di acidità previsti dal regolamento OCM. I vini prodotti prima di tale data potranno dunque uscire sul mercato senza l’obbligo di applicazione dell’etichetta aggiornata. Penso che userò la curiosità di leggere le nuove etichette come scusa per comprare altro vino.