Vino contro il Coronavirus, cosa abbiamo letto?

Assoenologi e Coronavirus: un comunicato stampa diffuso in queste ore sostiene che il vino igienizza il cavo orale e limita gli effetti del (COVID-19). Non credeteci.

Vino contro il Coronavirus, cosa abbiamo letto?

Gli Italiani sono salvi, l’Associazione Enologi Enotecnici·Italiani ha appena scoperto la cura per il Coronavirus: bere vino. Responsabilmente, si intende, ma comunque in quantità, ché l’alcol igienizza il cavo orale. Cosa abbiamo appena letto?

Un comunicato stampa di Assoenologi circolato ieri ci informa di questa meravigliosa connessione tra il consumo di alcol e – facciamo quasi fatica a riportarlo – “una migliore igienizzazione del cavo orale e della faringe: area, quest’ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni”. Insomma, il vino potrebbe uccidere il Coronavirus, qualora si trovi nel vostro cavo orale. Cin.

Potrebbe, sottolineiamo. È bene usare il condizionale perché, avverte il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, questi consigli sono da prendere “con la dovuta prudenza, per il fatto che si tratta di un virus nuovo”. Però voi bevete un bicchiere, che non si sa mai, magari aiuta.

Per quanto in questi giorni di desolante isolamento casalingo stappare una bottiglia in più possa essere di conforto, strabuzziamo gli occhi di fronte a affermazioni quantomeno bizzarre fatte da un’associazione che rappresenta oltre 4200 professionisti del mondo del vino.

Un comunicato che parte dal presupposto di chiarire alcuni dubbi leciti, tra i quali “la contaminazione del vino e degli imballaggi” e, chissà come, finisce per parlare degli “effetti limitanti del vino sull’azione del virus” (abbiamo già detto che facciamo fatica a riportarlo?).

Al di là della scarsa serietà dimostrata dall’associazione, che forse mirava a un picco d’attenzione, ora che tutti gli occhi sono puntati sul nuovo Coronavirus e gli italiani, fragili e preoccupati, fanno alzare le vendite degli alcolici, informazioni come queste non possono essere divulgate.

Non senza una sonora smentita o, perlomeno, una dissociazione da parte chi decide di condividere dichiarazioni su siti e testate. Ci riferiamo, chiaramente, a chi nelle ultime ore ha deciso di pubblicare il comunicato di Assoenologi in toto o parzialmente, senza metterlo in discussione, porsi domande o almeno evidenziare al lettore la discutibilità della notizia.