3 vini contro la malinconia autunnale

Tre vini per combattere la malinconia d'autunno: Apianae Moscato del Molise DOC Passito 2012 Di majo norante, Greco di Bianco Doc Passito 2012 Cantine Lucà, Passo Nero. Terre Siciliane IGT Passito 2013 Occhipinti

3 vini contro la malinconia autunnale

Novembre. Giornate più brevi, piogge, nebbia, il primo freddo. Chi vive al sud ha ancora un paio di giorni di proroga ma alla fine tocca a tutti.

Sbalzi di umore, sonnolenza e una crescente e irrefrenabile voglia di cioccolato sono i primi sintomi che ci segnalano l’arrivo di un disturbo stagionale ben conosciuto: la malinconia d’autunno.

Gli alberi perdono le foglie, gli animali riducono la loro attività e a noi va giù l’anima.

Per secoli la malinconia ha prodotto grandi opere nel campo della musica, della letteratura e della pittura. Da Vivaldi a Fanny Hensel-Mendelssohn, da Lenau a Rilke, da Caspar David Friedrich a Munch.

Ora viene la scienza a dirci che in certi periodi ci manca semplicemente la luce. Grazie, ci sareste arrivati anche da soli, vero? Va’ be’ qualcosa in più si sa. La diminuzione delle ore di luce naturale aumenta la melatonina nel sangue, una sostanza che fa scatenare il malumore autunnale.

Per combatterlo il vostro medico vi consiglierà di esporvi il più possibile al sole. Ben detto. Una capatina alle Maldive non fa mai male.

E se invece quest’anno Briatore non vi ha invitato ad andare in barca con lui e fuori fa un tempo che il vostro cane chiamerebbe da gatti? Non disperate.

Vi consiglio qualche bottiglia di vino con adeguato abbinamento che vi tirerà su il morale. Lontani dalle latitudini nordiche dove il buio prolungato induce intere popolazioni nell’alcolismo, voi invece non rischiate nulla. Semplicemente godete.

Apianae. Moscato del Molise DOC Passito 2012.

Di Majo Norante

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Apianae. Già il nome di questo vino spazza via ogni pensiero pesante. Columella ed altri autori romani chiamavano apianae tutte le varietà di uva che per la loro naturale dolcezza attraevano le api.

Alessio Di Majo Norante ottiene questo elisir di buon umore da uve di moscato bianco. Dopo un appassimento naturale sulla pianta l’uva viene sottoposta ad una criomacerazione. A differenza della normale vinificazione in bianco la criomacerazione prevede che il mosto, raffreddato ad una temperatura di 5°, rimanga per circa 12 ore a contatto con le bucce.

La presenza delle bucce permette una migliore estrazione delle sostanze aromatiche ivi presenti portando alla massima potenza gli aromi primari o varietali, cioè quelli tipici dell’uva, di cui il moscato bianco è particolarmente ricco. L’effetto di questa tecnica di cantina si nota.

Già alla prima sniffatina il moscato ci saluta. Seguono albicocche secche, miele di tiglio, agrumi e ananas a cui si aggiungono in bocca note di tè verde e noci.

Ma guardate anche come si veste bene questo vino. Non fatevi sfuggire il suo spettacolo di luce. Ci saranno anche meno raggi luminosi in giro in questo periodo ma ora tutti quelli rimasti si danno appuntamento nel vostro calice.

Abbinamento: bocconotti molisani o crostata

Da abbinare a dei bocconotti abruzzesi, molisani o come vi piace chiamarli. L’importante è solo scegliere con criterio il ripieno. Al posto del cioccolato previsto nella ricetta classica che forse sovrasterebbe troppo questo passito, farcite i bocconotti con una crema pasticciera, arricchita di scorza di limone. Potrebbe funzionare.

Altrimenti una bella crostata, di miele, canditi e noci.

Greco di Bianco DOC Passito 2012.

Cantine Lucà

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Sempre più giù, a caccia del sole fuggente. Ora siamo in Calabria dove viene prodotto il Greco di Bianco, uno dei passiti più antichi dell’intera penisola.

In passato molti vini dolci erano chiamati ‘greco’ perché si pensava che i vini dell’antica Grecia avessero tipicamente un alto contenuto di zuccheri. Segue questa tradizione la teoria secondo la quale il Greco di Bianco fu introdotto nell’ VIII secolo a. C. dai coloni greci della Locride.

In realtà però non c’è nessun nesso stringente tra la tipologia di un vino e l’origine del vitigno da cui è ottenuto. Di certo si sa solo che il Greco di Bianco è geneticamente identico con la Malvasia di Lipari, una varietà molto antica ma di origine non ancora chiara.

Coltivato nel comune di Bianco, un piccolo paese nella provincia di Reggio Calabria da cui prende il nome, e in parte minore in quello di Casignana, è il fiore all’occhiello della viticoltura calabra.

Uno dei portabandiera di questo passito è la cantina di Santino Lucà. Dopo la raccolta le uve vengono appassite in modo naturale al sole lasciando i grappoli per circa dieci giorni sui graticci. La disidratazione dell’uva porta ad una concentrazione di zuccheri che va dal 26 al 30%. Segue una fermentazione in acciaio e poi un affinamento in botte di castagno per sedici mesi.

Sullo scafale il Greco di Bianco di Lucà si fa riconoscere facilmente dalla forma della bottiglia a corpo panciuto e schiacciato, la famosa Pulcinella.

Veniamo al dunque, al vino. Lo so, è lo sport preferito dei sommelier ma osservate come si comporta questo liquido. Tenuto contro la luce sembra ambra liquida. Dopo una leggera rotazione del bicchiere scende lentamente come uno sciroppo, indice di una buona carica zuccherina. Ecco, è proprio questo che ci vuole in questo periodo.

Nei passiti di solito si trovano sentori di ficchi secchi, di datteri e di agrumi canditi. Ce ne sono a palate anche qui ma poi questo vino accarezza le narici con profumi di tabacco dolce, di torrefazione, miele di castagno e note iodate che richiamano il mare. Ci sono così tante sfumature che si potrebbe facilmente dimenticare di assaggiarlo.

In bocca una perfetta armonia tra i quattro sapori: pacatamente dolce, un’acidità rinfrescante, un tocco amarognolo e chiusura salina.

Abbinamento: castagnaccio

Un castagnaccio con un po’ di ricotta spalmata sopra lo accompagna meravigliosamente. Una merenda così e qualsiasi malinconia scappa via.

Passo Nero. Terre Siciliane IGT Passito 2013.

Occhipinti

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Con questo passito ottenuto da uve Nero d’Avola mi spingo ancora più a sud, nella provincia di Ragusa. Qui il bel tempo si mantiene a lungo e di conseguenza permette un appassimento al sole, su graticci di canna, per circa quindici giorni.

Il risultato è un passito di un rosso rubino scuro, praticamente impenetrabile. In passato il calabrese, nome con cui questo vitigno è elencato nel registro nazionale delle varietà di vite, fu spesso utilizzato per dare colore ai vini toscani e piemontesi. Una volta scoperte le sue caratteristiche eccellenti ha poi contribuito maggiormente alla rinascita della viticoltura sicula.

Una parte di questa storia l’ha scritta Arianna Occhipinti che da anni porta avanti la sua idea di “enologia di valorizzazione” che punta sulla qualità innata dei vitigni autoctoni a differenza di quella “conferita” dai maghi di cantina. Arianna si fida dei vitigni della sua terra. Non c’è niente da correggere, solo da portare alla luce, al naso e al palato.

Il Passo Nero è il fratello del Siccagno, il suo nero d’Avola secco. Affinato per sedici mesi in tonneau usate mantiene i profumi tipici del Nero d’Avola, in primis confettura di frutta rossa matura, in particolare amarena, ma anche liquirizia, caffè, note pepate e smalto. In bocca si riscontra una moderata dolcezza affiancata da buona acidità che insieme gli donano eleganza.

Abbinamento: cioccolato fondente

Come abbinamento stagionale, nettamente antimalinconico, potreste provare qualche preparazione non troppo dolce a base di cioccolato fondente. Non è un pairing banale, specialmente per chiudere una cena.

Per la merenda pomeridiana preparate invece dei crostini caldi con Blue Stilton e versate il Passo Nero in un calice non troppo piccolo. Vi toglierà ogni traccia di melatonina dal sangue e il vostro umore si alzerà al cielo come uno sciame di rondini a primavera.

[Crediti | Immagini: Punchdrink]