L’offerta supera la domanda, e il prezzo del vino rischia di scendere. Una buona notizia? Non per tutti. Il mercato del vino italiano sta andando incontro a una strana crisi: quella della sovrapproduzione e conseguente deflazione. In parole semplici: si produce più vino di quanto se ne riesce a vendere, e questo potrebbe portare a un crollo dei prezzi. Beh, prima di fregarvi le mani, cerchiamo di capire chi l’ha detto e perché.
I dati sono riportati da Unione Italiana Vini, una delle più potenti associazioni di settore, con 800 soci che rappresentano l’85% dell’export italiano. E sono sostanzialmente due, di segno opposto ma che convergono in un mix esplosivo: da un lato il calo delle vendite, con i primi 5 mesi del 2025 in discesa sui principali mercati (Italia -1,8%, Stati Uniti -4,7%, Uk -3%, Germania a -9,6%).
Dall’altro, una stagione che si prevede eccezionalmente buona, con una vendemmia da 50 milioni di ettolitri, a differenza degli ultimi due anni che per problemi climatici avevano portato a raccolti scarsi. Quindi a ottobre ci potrebbero essere circa 90 milioni di ettolitri in cantina, e chi se li compra? Si prevede una diminuzione dei valori del 5,3%. “Non possiamo più permettercelo”, dichiara il presidente di Uiv Lamberto Frescobaldi, che invoca un piano di revisione del Testo unico del vino.
Legge della domanda e dell’offerta, nuove interpretazioni
Ora, mi verrebbe da dire, siamo alle solite. Quando le cose girano bene, viva il libero mercato. Quando butta male, ci deve aiutare lo Stato. Ovvero, con una terminologia vetusta ma sempre efficace, privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite. Dov’erano le lamentazioni dei produttori di vino quando la domanda in crescita e la produzione in difficoltà portavano a schizzare in alto i prezzi? La legge della domanda e dell’offerta è quella. Ok, ma allora vale anche il contrario: invece quanto scommettiamo che, in un modo o nell’altro, i prezzi delle bottiglie a scaffale resteranno quelli?
D’altra parte, non è manco necessario andare a scavare nel passato, per sgamare i liberali alle vongole di scalfariana memoria: contestualmente, cioè all’interno dello stesso convegno, l’Uiv lancia l’allarme sui dazi USA invocando un’Europa forte che tuteli il “libero scambio”. Ma insomma sto libero mercato va bene o no?
E qualche giorno prima sempre il presidente Frescobaldi, commentando la proposta francese di istituire un prezzo consigliato per il vino: “A fare il prezzo sono domanda e offerta”. Quindi? A onor del vero, le soluzioni che Uiv propone non sono solo l’intervento pubblico, ma anche e soprattutto un controllo della produzione in senso restrittivo: diminuire le rese, e questa è una cosa che possono decidere di fare i produttori, e fermare per un anno l’autorizzazione a nuovi impianti, e già intravedo di nuovo lo zampino statale. Insomma, qui lato consumatori non si vorrebbe dire banalità, ma com’era quella della bicicletta e del pedalare?