Il prosecco è democratico: abbassate quei prezzi

Il Prosecco supera lo champagne nelle vendite ma la differenza di prezzo tra DOC e DOCG è troppo labile. E scoppia la polemica tra produttori sollevata da Gianluigi Bisol

Il prosecco è democratico: abbassate quei prezzi

Gianluigi Bisol è un’autorità in fatto di vini, specialmente di Prosecco. E’ uno dei maggiori produttori di Valdobbiene Cartizze, dal nome della pregiata collina dove viene prodotto. E’ proprio lui che, subito dopo le festività natalizie, fa saltare il tappo delle polemiche.

Il suo allarme è preciso, come riportato dal Corriere del Veneto: sebbene il Prosecco abbia superato lo champagne nelle vendite, la differenza di prezzo tra DOC e DOCG è troppo labile. Pochi centesimi non premiano i viticoltori di collina che producono Prosecco Superiore rispetto a quelli di pianura, produttori del DOC.

La vendita di prosecco DOC e DOCG è quasi paradossale: i prezzi a volte si sovrappongono, nella migliore delle ipotesi la differenza è di venti, trenta centesimi. L’ideale sarebbe distanziare i prodotti di almeno un euro.

Meglio risalire alle uve per tentare di vederci chiaro.

Un chilo di uva Asolo DOCG per produrre il Prosecco Asolo DOCG (minimo di uva Glera 85% e percentuali variabili di Verdisio, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera Lunga), denominazione presa degli omonimi Colli Asolani (quindi con vigneti in collina e resa a ettaro entro i 120 quintali), costa al produttore 1,15 euro; una volta vinificata, un litro sfuso costa 3 euro.

Prendiamo invece un chilo di uva Glera, l’uva del Prosecco DOC per intenderci, la cui produzione è aumentata del 300% nel giro di sei anni.

A fronte di una resa oltre i 180 quintali per ettaro e produzione in pianura, un chilo di uva costa 1 euro; un litro sfuso, 2.40 euro.

Da lì, però, la bolla speculativa è aumentata a dismisura. Soltanto 60 centesimi di differenza per una denominazione, una produzione e due prodotti di fasce diverse.

Sul lungo termine, cosa potrebbe comportare questo assottigliamento continuo dei prezzi? Semplice: sarebbero danneggiati soprattutto la distribuzione nelle catene commerciali dei prodotti DOCG e l’export. Per pochi centesimi l’acquirente, molte volte a digiuno di nozioni enofile, è portato a comprare un prodotto di fascia inferiore.

I maggiori compratori di Prosecco sono Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti, e il rischio concreto che il Prosecco prenda il sopravvento è temuto.

Si è di fronte a una crisi diplomatica tra vignaioli. Se le categorie non sapranno mettersi l’una nei panni dell’altra, tanto a lungo non potrà reggere, conclude Bisol.

[Crediti | Link: Corriere del Veneto, Dissapore]