Rosso profondo tra i vip del vino, pochi i profitti

Vino e vip, per uno Zonin che incamera di profitti e Bruno Vespa che ha già raggiunto l'utile, molti sono in rosso, per sempio Pirlo, Sting, Cragnotti e Cavalli

Rosso profondo tra i vip del vino, pochi i profitti

Spettacolo, sport, musica: una valle di lacrime.

Quasi tutti i vip che producono vino stanno collezionando perdite invece che pingui profitti.

Incidono le spese per avviare l’attività, ciò non toglie che il vino sia un affare profittevole solo per pochi marpioni, abili nell’attività di condurre imprese, nonostante la caratura dei personaggi permetta di sopportare le perdite senza patemi d’animo.

E se non conosciamo i risultati dei famosi vini di Albano o D’Alema –le cui imprese non essendo società di capitali non hanno l’obbligo di presentare i bilanci–, possiamo dare un’occhiata ai conti di Sting, Pirlo, Cavalli e soci.

Giovanni Zonin

Per Giovanni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza, il business del vino va meglio rispetto alle traversie dell’istituto di credito guidato per anni: con 2000 ettari di superficie agricola è il maggior produttore di vino in Italia, grazie alle tenute dislocate in 11 regioni italiane, oltre a quella di Barboursville, in Virginia, negli USA.

La Zonin 1821, attività iniziata negli anni ‘70 e oggi gestita dai figli per sfuggire a cause e richieste danni, ha chiuso il bilancio 2016 con 192 milioni di fatturato e 5 milioni di utile. Ma si presume migliorerà ancora grazie all’acquisto di altri 200 ettari di terreno da un gruppo cileno.

Sting

Le cose non vanno altrettanto bene per Sting. L’ex leader dei Police con la sua tenuta Il Palagio sulle colline di Figline Valdarno, ha perso nel 2016 quasi un milione e mezzo di euro, perdita di poco inferiore a quella dell’anno precedente, pari a un milione e mezzo netto.

Ma Sting non sembra troppo preoccupato per le perdite sul lato enologico, e assieme ai sei figli e alla moglie Trudie continua a produrre vino, olio e miele, riscuotendo se non profitti almeno la gloria: i suoi vini si sono piazzati tra i 100 migliori d’Italia.

Renzo Rosso

Ancora peggio vanno le cose per Renzo Rosso. Con la Diesel Farm, e i 100 ettari vicino a Marostica, lo stilista ha perso circa un milione di euro, peggio dell’anno scorso, quando il passivo ammontava a 460.000 euro circa.

Ma l’impresa è ancora agli inizi, e i vigneti di sauvignon, chardonnay e pinot nero, insieme alle coltivazioni di olivi e ortaggi, daranno forse i loro frutti in un futuro prossimo.

Bruno Vespa

Oculato e attento, il giornalista televisivo chiude il 2016 con un utile di quasi 700.000 euro. Risultato apprezzabile per un’attività intrapresa solo pochi anni fa, grazie all’acquisto della Masseria Li Reni a Manduria, un ex convento di suore comprato da Vespa per la cifra di 800.000 euro.

Il giornalista ha dato nuovo impulso ai vecchi vitigni di primitivo e aglianico, avviando nuovi impianti e si è lanciato alla conquista dei mercati esteri.

Attualmente, il 60% delle vendite riguarda il mercato nazionale, mentre un 13% è realizzato in Germania, USA e a Bangkok, arrivando anche in Gran Bretagna, sulle tavole di Sua Maestà la Regina.

Jarno Trulli

Utile modesto per Jarno Trulli e i suoi 10.000 euro del 2016. L’ex campione di Formula 1 possiede 30 ettari di terreno sulle colline abruzzesi, nella Tenuta Castorani, dove produce montepulciano, trebbiano, cerasuolo e pure pecorino.

Nemmeno l’aiuto dell’amico Rocco Siffredi, che lo aiuta nell’attività di promozione, è riuscito a fare alzare, per ora, il debole profitto.

Andrea Pirlo

E nemmeno per Pirlo, al momento, gli affari vanno troppo bene. L’ex numero 10 della nazionale ha acquistato nel 2007 una tenuta nei dintorni di Brescia, proprio vicino alla casa del padre. Una scelta che si inserisce nella tradizione familiare, visto che anche il nonno del calciatore era un produttore di vini.

Pirlo ha rimesso in sesto gli antichi vigneti, producendo 25.000 bottiglie l’anno di lugana, cabernet, sauvignon, merlot, barbera e sangiovese. Utile 2016? Soli 120.000 euro, più o meno come l’anno precedente. Si aspettano tempi migliori.

Giorgio Cragnotti

L’ex presidente della Lazio è proprietario di una tenuta, la Corte alla Flora, vicino a Montepulciano, gestita dai figli a causa delle vicissitudini giudiziarie del padre. Trasformata da oasi di relax personale a impresa per la produzione di vino, la tenuta, prima coltivata a kiwi, ospita ora numerosi filari ognuno con il nome dei campioni della Lazio, mentre il simbolo della tenuta è uno scudetto.

Niente scudetto, però, al momento, in gestione aziendale: il 2016 si chiude con una perdita di 750.000 euro, più del doppio di quella dell’anno precedente.

Famiglia Ferragamo

700 ettari di terreno tra Siena, Firenze e Cortona per gli imprenditori della moda, che incassano una sonora perdita, vale a dire 2.300.000 per l’anno 2016 –praticamente pari a quella dell’anno precedente– dovuta anche ai cospicui investimenti stanziati per l’attività di agriturismo, con avviamento di un resort di lusso.

Nei 45 ettari della tenuta la famiglia produce 160.000 bottiglie l’anno, suddivise in 6 tipologie di vini. Inoltre, vicino alla cantina, ci sono strutture in grado di ospitare 200 posti letto e un orto.

Roberto Cavalli

Era nata come tenuta dove dedicarsi con il figlio Tommaso alle passeggiate nei boschi e agli amati equini (quando si dice un nome, un destino), quella acquistata negli anni ’70 da Roberto Cavalli a Greve in Chianti, trasformata nel 2000 in vigneto.

Ora, il figlio dello stilista si dedica alla parte produttiva nei 5 ettari di vigneto, mentre il padre disegna le etichette dei vini e continua a gestire cavalli di razza sia da gara che da riproduzione. Grande soddisfazione, ma nessun utile: il 2016 si è chiuso con una perdita di 320.000 euro, superiore a quella dell’anno precedente pari a 280.000 euro.

[Crediti: Repubblica]