Slow Wine 2018: 10 vini da provare dei 1000 premiati da Slow Food

Ricca degustazione a Montalcino per Slow Wine 2018, la guida ai vini di Slow Food, con oltre 1000 vini. Ne abbiamo scelti 10 che vi consigliamo caldamente di provare

Slow Wine 2018: 10 vini da provare dei 1000 premiati da Slow Food

Ottobre è il mese delle guide ai vini –che no, non sono morte e nemmeno agonizzano– degli assaggi a rotta di collo, degli abusi e delle sofferenze gastriche.

In grande spolvero la degustazione di Slow Wine a Montecatini: 1000 vini premiati dalla guida ai vini di Slow Food (troppi!), tanta folla, sudore, sputacchiere ricolme, percorsi regionali, saluti fugaci, antagonismi alcolici, street food a prezzi triplicati, potenziali coma etilici a basso costo.


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10 vini che mettono d’accordo tutte le guide 2017


E una domanda irrisolta: ma farne una giornata intera, o perfino due, no?

Risposta probabile: non abbiamo bottiglie a sufficienza e dopo quattro ore avremmo metà delle referenze. Ci sta, ma impostata così rimane un massacro. A meno che non sposiate la mia logica: lasciate perdere i mostri sacri del vino italiano e le tipologie più iconiche e cercate qualche chicca.

Eccone 10. I prezzi sono orientativi, il mercato del vino è una giungla complessa, fidatevi.

Valle d´Aosta Gamay 2016 – Grosjean

La Valle d’Aosta è piccola solo territorialmente (e forse gastronomicamente, se non vi offendete), ma è terra di vini freschi e piacevoli, molto moderni. Se vi piacciono i rossi speziati e fragranti siete nella regione giusta.

Se poi amata la leggerezza di un Gamay tutto frutta rossa e bevibilità imbarazzante provate quello di Grosjean. Da soli, altrimenti cercate una magnum.

Sui 10 euro.

Alto Adige Schiava “Fass Nr. 9” 2016 – Girlan

Siete pronti al rilancio della Schiava, rosso schietto, tutta freschezza e (solo) apparente semplicità? La 2016 è un’annata fantastica per il vitigno, che ha espresso le sue doti di finezza e grande bevibilità.

Girlan, colosso altoatesino, capace di vette interessante e premiato da slow per la Schiava Gschleier Alte Reben 2015, ha azzeccato un bellissimo vino da pizza, goloso e scorrevole.

Sotto, o intorno ai 10 euro.

Valle Isarco Riesling 2016 Strasserhof – Hannes Baumgartner

Seconda segnalazione altoatesina (sto decisamente invecchiando) per un Riesling davvero sorprendente. Lontano anno luce dallo stereotipo regionale molto fruttato e alcolico, un bianco agrumato, rigoroso e molto teso, dalla chiusura sapidissima.

Oltre i 15 euro.

Rossese di Dolceacqua “Galeae” 2016 – Kà Manciné

Esploderà mai il Rossese di Dolceacqua lontano dalle cantine dei maniaci del vino? Forse. Intanto registro la grande qualità dei nomi più noti (Maccario, Terre Bianche, Roberto Rondelli) e la bontà della versione di Kà Manciné, che ha frutto, spezia, allungo ed eleganza. E mi fa star bene.

Intorno ai 15 euro.

Carema 2014 – Produttori Nebbiolo di Carema

Sono tutti buoni a bere Barolo e Barbaresco. Parliamo del fantastico nebbiolo di Carema. Alto Piemonte, cantina cooperativa, prezzi salutari per un vino che non fa prigionieri anche in un’annata di cui troppi parlano male a priori.

Gustoso, solare, vivo, con un grande allungo e una longevità su cui scommettere. Un mostro da tavola.

Sui 15 euro.

Brunello di Montalcino Fornace 2012 – Le Ragnaie

Lo so, avevo detto nessun mostro sacro, ma la peculiarità olfattiva del Brunello di Le Ragnaie andava raccontata in una giornata in cui sono andato alla ricerca di qualche spunto eccentrico.

Al naso infatti arrivano nitide e inequivocabili le note di anguria e melone maturo, ottime da segnalare in una serata speciale per bullarvi nel convivio (o farvi insultare). Grande progressione. Buono, molto buono.

Oltre i 50 euro.

Verdicchio di Matelica 2016 – Bisci

Non sono programmato per non citare un Verdicchio. Facciamo allora un salto a Matelica dove si beve sempre meglio (i soliti Collestefano e La Monacesca, ma anche Gatti, Gagliardi, Cavalieri).

Bisci è un altro approdo sicuro e la 2016 si conferma annata di grande equilibrio tra struttura, energia e bevibilità.

Sotto i 10 euro.

Grechetto 109 2016 – Tenuta La Pazzaglia

Il Lazio enologicamente arranca anche se le chicche non mancano. Se cercate un vino divertente e spensierato, questo grechetto del viterbese può fare al caso vostro.

Odora di buccia di limone, ha le ruvidità della gioventù e chiude salato costringendovi al secondo bicchiere.

Sotto i 10 euro.

Trebbiano spoletino superiore “Poggio del Vescovo” 2016 – Cantina Ninni

Il Trebbiano spoletino vive un grande periodo, soprattutto grazie alle scelte di un pugno di azienda che hanno trovato il modo per esprimerne il potenziale, specialmente attraverso la pratica della macerazione sulle bucce.

Tra questi Cantina Ninni, che produce questo bellissimo bianco artigianale dalla grande ricchezza e complessità, bilanciata da un’acidità importante. In vigna hanno sorpassato a sinistra il biologico: niente zolfo e rame, ma aglio e ortica!

Sotto i 15 euro.

Campi Flegrei Falanghina 2015 – Contrada Salandra

C’è la falanghina da pizzeria vecchia scuola, o da bar se preferite, poi c’è quella di Contrada Salandra (ma provate anche quella di Raffaele Moccia): intensa, espressiva, complessa.

Sempre un grande bere, come anche il loro Piedirosso.

Intorno ai 15 euro.