Il Buonappetito: Sopravvivere a Vinitaly

Tutte le raccomandazioni da parte di chi ci è stato per sopravvivere alla edizione numero 51 del Vinitaly, la fiera del vino di Verona

vinitaly 2017

Ieri sono stato al Vinitaly, la grande fiera veronese dedicata al vino giunta alla cinquantunesima edizione che prosegue fino a mercoledì.

Nelle otto ore di permanenza, ho notato/imparato le seguenti cose.

— Non è proibito ubriacarsi. Ma è sconsigliato presentarsi ubriachi già PRIMA di entrare, come alcuni ragazzi che erano in treno con me. Conosco il concetto di “fare il fondo”, ma non esageriamo;

— Oggi la temperatura massima prevista a Verona è 25 gradi. Al sole significa sui 28/30. In più avrete bevuto. Se soffrite di cuore, portate le pastigliette. Se avete una sudorazione esuberante, niente fresco-lana ma t-shirt;

— La parola più pronunciata al Vinitaly non è, come uno potrebbe immaginare, “vino”. La parola più pronunciata al Vinitaly è “provvigioni”.

— Il momento in cui il Vinitaly si trasforma da paradiso a inferno è l’ora di pranzo, quella in cui tutti –già carichi come otri– hanno un disperato bisogno di mangiare ma ai baretti trovano code più lunghe che agli Uffizi. Due le soluzioni: avere un santo in paradiso da un produttore previdente (io mi son salvato con gli agnolotti dagli amici di Batasiolo) o custodire due belle pagnotte nello zaino. Non venite mai a Vinitaly senza pagnotte nello zaino, MAI;

— Non affidate i vostri incontri a Whatsapp o simili: la rete alla Fiera di Verona prende come nella periferia di Ouagadougou;

— Volete la dritta che vi svolterà la giornata? Stand delle Marche. Al primo piano ci sono praticamente tutti i grandi vini marchigiani in apposite frappeuse e vi servite da soli. Poca gente. Il grande ristorante Andreina (ieri, almeno) che ogni tanto se ne esce con un piatto. Ogni vino con una scheda esaustiva e nessuno che ti attacca un pippone. Da starci un giorno intero. A me è sembrato fin troppo bello per essere vero: che fosse un privé momentaneamente indifeso?

— Ci sono ovviamente un miliardo di cose, ma io mi sono concentrato sul Timorasso: se mischio, rischio di ubriacarmi;

— Dissapore lo sapeva prima, comunque è l’anno del Vermouth, ne berrete fino a svenire, ne sentirete di tutti i colori e scoprirete le botaniche più assurde. Per me la cosa più strana è stata assaggiare l’Aloe Ferox (ma l’ha dato il vermoutista Giustino Ballato), una pianta sudafricana alla base del fernet che è così amara che strizzo gli occhi ininterrottamente da ieri sera;

— I big sono big, ma le aree ViViT e VinitalyBio sono tra le più interessanti;

— Un giorno è troppo poco per viverlo bene; tre giorni son troppi per sopravvivere.

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