Santa Rosalia a Palermo: cosa mangiare se si va al “Festino”

I babbaluci, la pollana, "U muluni", lo scaccio: cosa mangiare se si va alla Festa di Santa Rosalia a Palermo, l'affascinante "festino" pagano del 14 luglio.

Santa Rosalia a Palermo: cosa mangiare se si va al “Festino”

Palermo i primi giorni di luglio si prepara a festeggiare la Patrona: malgrado il caldo asfissiante nell’aria c’è l’attesa del trionfo della Santa, che puntuale, da 393 anni, arriva il 14 luglio. E’ la Festa di Santa Rosalia: il “Festino”, quello pagano, la messa in scena della vita della Santuzza, che nel ‘600 liberò la città dalla peste, (il giorno dopo, il 15 luglio, c’è la processione religiosa). Una festa tradizionalissima che, in quanto tale, è ricca di piatti tipici. Ve ne accorgerete, se ci passate, ma a darvi una mano nel destreggiarvi su cosa mangiare ci pensiamo noi.

Tenete conto che Palermo il 14 luglio cambia volto e si trasforma in un enorme teatro a cielo aperto, da Palazzo Reale fino a Porta Felice, al mare, attraversando tutto il Cassaro con tappe che ripercorrono la vita della Santa alla Cattedrale, ai Quattro Canti fino ai consueti giochi pirotecnici alla Marina che rappresentano il trionfo del bene sul male.

Ovviamente durante il mitico giorno del Festino lo street food la fa da padrone, in Vucciria e in piazza Kalsa abbondano i venditori di pane e panelle, polpo bollito, stigghiola, pane con la milza e via discorrendo, sgranando rosari di interiora.

In questo giorno dell’anno tutti i palermitani si sentono parte di un tutto, il popolo è unito, non ci sono più differenze di ceto sociale, di appartenenza politica, anche chi non è devoto festeggia e grida “Viva Palermo e Santa Rosalia!”. Il tema del 395° Festino è l’inquietudine, per la cronaca, e il carro dell’evento è stato realizzato dai detenuti della casa circondariale Ucciardone: saranno loro a trascinarlo il 14 luglio per le vie di Palermo.

Rappresenta un enorme carretto siciliano, sormontato da un “tipico” sgabello carcerario (quelli che, a quanto pare, costruiscono dentro il carcere e abbelliscono), dipinto con colori e motivi pittorici caratteristici. Sarà uno sgabello, dunque, a reggere la “Santuzza”.

Carro 395° Festino di Santa Rosalia a Palermo

Ovviamente, che ve lo dico a fare, non si perde occasione per gozzovigliare. Il cibo sublima tutto, anche il caldo, l’emergenza rifiuti e il Festino stesso. Così, nonostante il caldo umido che solo questa città riesce a regalare a luglio (grazie), le migliaia di persone che si riversano per strada con strusciamenti di pelli sudate e appiccicose, non si può perdere l’occasione per accostare del buon e sano cibo all’evento.

I Babbaluci

Il piatto tipico del Festino di Santa Rosalia sono i “Babbaluci”, lumache spesso piccole, di terra, che di questi tempi sono delle primizie, vengono serviti cotti in un soffritto ricco di aglio e prezzemolo. Si succhiano direttamente dal guscio: per agevolare l’operazione il palermitano più incallito buca il guscio con il dente canino, quello più altolocato con uno stuzzicadenti. Il sapore è inconfondibile ed è uno dei ricordi che la maggior parte dei palermitani porta con sé durante questa festa. Generalmente si trovano in Vucciria, mercato storico cittadino, e nel quartiere Kalsa, ma durante la Festa di Santa Rosalia alcuni venditori ambulanti espongono la preziosa mercanzia.

Babbaluci

La simpatica parola “Babbaluci”, a quanto pare, deriverebbe dall’arabo “babush” termine che indicava le scarpe da donna con la punta ricurva verso l’alto (come quelle di Aladino), pantofole che in siciliano si chiamano appunto “babusce”. Il loro consumo risale agli antichi Greci e Romani, che già fin dal 49 a.C. inventarono delle tecniche per allevarle.

Carni tenere, con pochi grassi e proteine simili a quelle del pesce; a renderli poco leggeri è l’aglio soffritto nell’olio d’oliva. Del marito tradito si dice: “Si cchiù curnutu run cannistru ri babbaluci” e cioè “Sei più cornuto di un paniere di babbaluci”.  In linea generale, vale la regola di vita “Ziti a vasari e babbaluci a sucari unn’hannu a mancari mai” ovvero, “Fidanzate da baciare e babbaluci da succhiare non devono mancare mai”.

Lo Scaccio

Un’altra tipicità del cibo del Festino, tradizione sacra, è lo “Scaccio”, detto anche “passatempo”: in molti durante il festino si siedono e guardano le persone passare, in attesa del carro trionfale, e il tempo in qualche modo va pur ammazzato.

Lo”Scaccio” è un mix di frutta secca come la “Semenza”, semi di zucca, o la “Calia”, ceci abbrustoliti, ma anche nocciole o arachidi, venduto rigorosamente in un “coppo” di carta. Si trova un po’ ovunque, per le strade.

Scaccio

U Muluni

Un altro posto d’onore nella classifica dei cibi del Festino lo detiene “U Muluni” l’anguria ghiacciata che dà sollievo e refrigerio ai tantissimi avventori; si trova in Vucciria, in piazza Kalsa e anche lungo la Marina, sempre venduta dagli ambulanti.

U Muluni

La Pollanca

Anche la “Pollanca” detiene il suo posto tra i trend topic della tradizione, le pannocchie bollite e mangiate succhiando l’acquetta che solo i calderoni dove sono preparate, da sapienti mani – che neanche Mago Merlino – riescono a regalare (se le fate in casa non vi riuscirà mai come quella che fanno i venditori ambulanti, sappiatelo).

Una simpatica nota di colore che esula dal Festino, è proprio il caso di dirlo, si aggiunge alla tradizionale “pollanca vugghiuta” un’altra tipologia di cottura. A Ballarò, mercato storico famoso per il meltin’pot tra culture diverse, quando tutto è chiuso, le donne di colore vendono la pannocchia arrostita sulla carbonella, al modico prezzo di 1 euro, ed è sempre favolosa. Pollanca