46° Superbowl: la gastroguida italiana per goderselo al meglio

La verità sui tempi dilatati degli sport americani – il baseball su tutti, ma il football è un onorevole secondo- è che sono così per mangiare. I due istinti viaggianti sul cromosoma Y, sport virili e cibi unti e bisunti, si sposano alla perfezione, le lunghe pause sono perfette per andarsi a prendere un hot dog o qualcosa di più, oppure per portare davanti alla tv un’altra bordata di cibi calorici, mentre le pause brevi permettono di guardare il piatto se necessario.

Sono felici gli spettatori, sono ancora più felici i produttori alimentari: l’unico scontento è il girovita, ma that’s America, baby! E insomma, siamo arrivati al secondo giorno con il maggior consumo di cibo dopo il Ringraziamento, ossia quello del Superbowl XLVI, che vedrà sfidarsi i favoritissimi New England Patriots e gli outsider New York Giants, nel rematch della sfida di quattro anni fa in cui i newyorkesi ebbero clamorosamente la meglio. Fatto strano, si gioca in una città fredda, Indianapolis, dove le temperature previste sono intorno ai 4-5° e potrebbe piovere. Questo significa che gli spettatori avranno bisogno di più calorie. Ma è soprattutto per chi guarda lo spettacolo da casa che l’occasione si fa davvero ghiotta, e i più influenti siti americani non stanno a guardare.

La directory “Super Bowl Food” dell’Huffington Post è abbastanza impressionante, ma forse non così risolutiva: troviamo l’inutile sondaggio tra gli snack preferiti, vinto per la cronaca dalle ali di pollo, un test d’assaggio sulle peggio schifezze surgelate, la solita gallery di cibi estremi da colonnina destra di Repubblica e insomma, l’unico post vagamente interessante è quello sulle ricette più o meno sane, che inizia con delle ali di pollo alla vodka e succo di limone.

Più gradevole e meno caotico il contributo della regina dei fornelli mediatici Martha Stewart, che inanella un’ottantina di ricette per il Game Day. Tutti classici a prova di americano medio, ma raccolta assolutamente ben fatta. Mi è anche piaciuto un articolo della rivista Slate piuttosto gastroavvertito, che sarebbe potuto apparire qui su Dissapore, probabilmente con a titolo “La ricetta perfetta: chili”. Si invoca la presenza dell’umami e riesce nell’intento aggiungendo al chili, a base di fagioli neri e stout, funghi shiitake e tempeh. Se volete copiare una e una sola ricetta americana per immedesimarvi, questa ha il mio voto.

Ma c’è una cosa da tenere presente: oltreoceano il Super Bowl inizia fra le tre e mezza e le sei e mezza del pomeriggio a seconda del fuso orario, mentre in Italia il kick off sarà a mezzanotte e mezza. Se vi ingozzate nel pregame come se non ci fosse un domani, il rischio di abbiocco è elevatissimo. Il fatto è uno: I CARBOIDRATI INDUCONO SONNOLENZA. Il chili va benissimo, ali di pollo non troppo pasticciate idem, verdure come se piovesse. Se volete fare gli hipster, andateci giù di tempura; se volete remixare rituali americani tramite la vostra identità mediterranea, azzardate una riedizione della cena della Vigilia con verdure in pastella, olive all’ascolana e baccalà fritto, peraltro tutti cibi che si possono mangiare senza guardare.

Cosa bere? Niente chiama birra quanto il Superbowl, BE GONZO! In onore dei due team che si disputeranno il titolo, la sfida non può che essere tra la Brooklyn Lager per i Giants e la Samuel Adams Boston Lager per i Patriots. I più raffinati e irrimediabilmente fighetti possono liberamente pescare tra altre birre più complesse, magari degli stessi birrifici (Brooklyn Brewery e Boston Beer Company), oppure decidere di rimanere in campo neutro e omaggiare lo stato dell’Indiana che ospita la partita aprendo alcune birre tra le più cult al mondo, quelle di Three Floyds. In ogni caso lunedì sarete in hangover, oltre che deprivati di sonno.

E il midtime show? Madonna! L’icona pop per antonomasia ha dichiarato di voler “portare il gay al Super Bowl”. Beh, semmai parliamo di riportare: se è vero che negli ultimi anni c’è stata tantissima virilità straight, da Paul McCartney agli Who passando per il Boss, nella performance di Gloria Estefan del 1992, per dirne una a caso, di eterosessualità non v’è traccia nemmeno guardando il video fotogramma per fotogramma in alta definizione. A proposito, quest’anno ESPN America (canale 214 di Sky) trasmette l’evento in HD, con pregame a partire dalle 20.30 italiane; per i non abbonati ci sono Sportitalia oppure lo streaming sul sito della NBC. Purtroppo nessuna di queste opzioni ci permetterà di vedere gli spot pubblicitari più costosi del mondo (nuovo record quest’anno: tre milioni e mezzo di dollari per trenta secondi), ed è un vero peccato, perché alcuni hanno fatto epoca. Su tutti quello della Apple nel 1984, e vennendo al cibo come scordare Michael Jordan e Larry Bird che si sfidano per un Big Mac con patatine?

Ma torniamo al midtime show di Madonna, con le coreografie del Cirque du Soleil (©) e l’incursione della cantate alt M.I.A., che potrebbe essere la guastafeste della situazione, portando messaggi sovversivi e/o antiamericani. Quando l’aria si colora di rosa e lo zucchero entra nelle narici, ogni resistenza ai cupcakes, magari assaporati sculettando durante l’esibizione, è futile. Unica digressione concessa, i cakepops (che sono 2012 quanto i cupcakes erano 2011) a forma di pallone da football, come suggerito dall’ottimo sito Cake Pop Crush.

Insomma, il più calorico spettacolo dopo il Big Bang offre infinite occasioni per ubriacarsi, ingozzarsi, inzuccherarsi e inzaccherarsi come un vero americano, cosa che non saremo mai, anzi: bravi se durante la partita avrete esattamente chiaro cosa succede ad ogni azione. Saltiamo quindi sul carro, godiamoci il Super Bowl come se non fosse un domani terribilmente lavorativo a partire da poche ore dopo la fine del match.

Proprio quando stavate iniziando a digerire la salsina delle ali di pollo.

[Crediti | Link: Huffington Post, Martha Stewart, Slate, Brooklyn Brewery, Boston Beer Company, Three Floyds, VH1, YouTube, Cake Pop Crush, immagine: ShutterStock]