Applicare la creatività delle donne ai 4 salti in padella è un pensiero intellettualmente così ardito da farmi subito abbandonare il dibattito

Confesso così, subito, che mi tolgo il peso. A me piacciono i Quattro Salti in padella. Ecco, l’ho detto, che sollievo. Il fatto è che, obiettivamente, non sono male – le mie preferite sono le tagliatelle ai funghi porcini, e non fate quella faccia. Come a voi, a me piace mangiare bene e mi piace anche cucinare, ma a volte semplicemente non ne ho il tempo [“non ho tempo” è una scusa che non funziona, visto che sembro sempre trovare uno spazietto nella giornata per allestirmi un gin tonic].

RICOMINCIAMO.

Mi piace cucinare ma non sempre, e soprattutto spesso non ho voglia di cucinare per me sola. Oppure, come ieri sera, passo la prima metà della serata a cucinare un dolce elaborato e una volta infornato voglio mangiare qualcosa di assolutamente stress-free.

In sintesi – e mi rivolgo a voi, geniali ideatori dei Quattro Salti in padella: non ho bisogno di una scusa per mangiare i Quattro Salti in Padella. Sono una donna che lavora, sono indipendente e il mio amor proprio non è drammaticamente influenzato dal fatto che io cucini o no. Okay? C’è tutto un mondo non commestibile là fuori di cui mi devo occupare come un membro alla pari della società.

QUINDI!

Quando io mangio i Quattro Salti in Padella (d’ora in avanti QSIP, per brevità), non ho bisogno di essere convinta che in realtà sto cucinando. E allora, curatore dei testi delle confezioni dei QSIP, non scrivere — te ne prego – questo genere di cose sul packaging: “La foglia di prezzemolo fresco è un suggerimento alla tua creatività”, perchè questo, come dire, non è vero.

Perchè tu, QSIP, sai bene che quando io passo in padella una confezione di QSIP, la mia creatività è impegnata da qualche altra parte: a risolvere un problema di lavoro, a inventare un gioco per intrattenere i miei bambini, a trovare un modo per mantenere segreta la mia relazione extraconiugale nata in ufficio (sono solo idee, ovviamente).

Adesso voi penserete che sto facendo una gran polemica per nulla – che in effetti è un altro dei campi a cui applico la mia creatività – ma questa tendenza all’abuso del concetto di creatività per proteggere il ruolo in cucina delle donne ha una storia vagamente sinistra. Quando negli anni ’50 — gli anni d’oro della casalinga americana — i produttori di alimentari iniziariono a proporre sul mercato composti pronti che semplificavano le preparazioni in cucina, furono sempre attenti a insistere sul contributo essenziale che la creatività delle donne doveva dare per la buona riuscita del piatto.

Quindi, voi dei QSIP: lo so che quando mi nutro di QSIP non ho in effetti cucinato un c****o: siamo nel ventunesimo secolo e non ho nessun problema con questo.

Infine, propongo una revisione del testo sulla busta: “Se hai del prezzemolo surgelato, da qualche parte in fondo a quel freezer sovraffollato che ti ritrovi, metticelo. Cielo, dobbiamo dirti proprio tutto”.