Curcuma: 5 errori da non fare

Curcuma: 5 errori da non fare. Da limitarsi a usarla solo nelle ricette esotiche a non riscaldarla leggermente

Curcuma: 5 errori da non fare

Non staremo qui ad annoiarvi con i soliti ritornelli sui benefici della curcuma per il nostro organismo, considerato che, in buona parte, sono ancora tutti da dimostrare.

Ma agli irriducibili della curcuma, convinti sostenitori delle varie virtù antinfiammatorie, rinfrescanti, antitumorali e potenziartici del sistema immunitario della spezia esotica ancor prima che i ricercatori le dimostrino, vogliamo comunque dire, in questo primo appuntamento del weekend con la serie “5 errori da non fare”, come si usa in cucina, evitando sbagli e inesattezze.

[5 errori da non fare: la serie]

[Gli scienziati ci chiedono scusa per la curcuma: non cura un bel niente]

Se invece siete scettici, sappiate che la curcuma è quantomeno un ottimo colorante naturale, utile per ravvivare pallide creme pasticciere  vegane o pallidi risotti, e a costi oltretutto molto inferiori rispetto allo zafferano.

Almeno questo, alla curcuma, non glielo toglie nessuno.

Ed ora,  i 5 errori da non fare.

1) Limitarsi a usarla nelle ricette esotiche

La curcuma compare spesso nella lista degli ingredienti di ricette più o meno esotiche come couscous di verdure, tajine di agnello o pollo al curry. Giusto, il sapore leggermente pungente e amaro del rizoma, la parte della pianta che si usa in cucina, ben si adatta a questi piatti.

Ma fermarsi qui è un errore.

La curcuma è ottima aggiunta ai sottaceti, alla senape, e a diversi condimenti, salse e creme per condire le insalate o da spalamare sul pane. Come colorante si può utilizzare nelle salse senza uovo, e può arricchire esteticamente i risotti e le nostre preparazioni creative. Il succo della curcuma fresca si usa per insaporire insalate e marinature.

Grazie al suo elevato contenuto di fecola aiuta a legare le salse. Può essere un’idea insolita e divertente aggiungere una punta di curcuma alla frutta cotta, al pesce cotto al vapore o alle vongole.

2) Dimenticarsi di aggiungere un pizzico di pepe nero

Molte tra le presunte virtù della curcuma dipendono dal suo principio attivo, la curcumina. Peccato che abbia un basso livello di biodisponibilità, vale a dire che quasi tutta quella che ingeriamo viene espulsa dal nostro organismo.

Ma ci sono dei rimedi per ovviare a questo inconveniente, uno si chiama pepe nero. Il pepe nero contiene un alcaloide, la piperina, che inibisce il metabolismo delle spezie, aumentandone la biodisponibilità. Un pizzico di pepe nero macinato al momento, per sfruttare al massimo l’azione degli oli essenziali, aumenta la biodisponibilità della curcuma fino al 2000% (sì, avete letto bene, duemilapercento).

[Quante ne sapete voi sulla curcuma, la spezia che sembra curare tutto?]

Non c’è bisogno di grandi quantità: ne basta un 3% rispetto alla quantità di curcuma perché produca il suo effetto. Vale a dire che su un cucchiaino di polvere di curcuma ne basta una puntina.

3) Non riscaldarla leggermente

Tutto fa brodo: anche il calore è un utile alleato per aumentare la scarsa biodisponibilità della curcuma. A patto però che sia moderato e di breve durata: infatti, dopo soli 10-15 minuti di esposizione al calore, quasi l’80% della curcumina viene distrutto.

È questo il motivo per cui quando si aggiunge la curcuma a piatti caldi, sia fresca che in polvere, occorre aggiungerla sempre a fine cottura.

4) Ignorare come si conservano le radici fresche

Avvolgete la radice fresca in un tovagliolo asciutto e mettetela in un sacchetto di plastica aperto nel frigorifero, dove si conserverà per parecchie settimane.

Per farla durare più a lungo, sigillatela in una busta di plastica, congelatela e prendetene un pezzo solo quando vi serve.

Per conservare la curcuma fresca per un tempo indefinito, pelatela, tagliatela a fette e mettetela in un barattolo di vetro coperta con della vodka e del sale, quindi tenetela in frigorifero.

5) Eccedere con la quantità

Il principio attivo della curcuma, se assunto in quantità eccessive, può irritare le mucose gastriche, con conseguenti disturbi intestinali, nausee e diarrea. La dose giornaliera consigliata va da 1 a 3 grammi, che corrispondono, se la usate in polvere, a circa un cucchiaino da caffè.

Deve farne un uso moderato chi soffre di occlusioni alle vie biliari, calcoli, colecisti, disturbi gastrointestinali a anche chi ha disturbi della coagulazione del sangue o sta assumendo fluidificanti sanguigni.

[L’exploit della ricerca di “curcuma” su Google grazie al latte d’oro]

In questi casi, se la mattina proprio non potete rinunciare al vostro rinfrancate latte d’oro,indispensabile. Prima parlatene con il medico.

[Crediti | Immagini: Giulia Antonini]